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Alza gli occhi e guarda

 
Copertina del volume Alza gli occhi e guarda

Ministero per i Beni e le Attività Culturali
VII settimana della cultura / 16-22 maggio 2005

10 maggio-30 giugno 2005, Sala Leopardi
orari di visita: dal lunedì al venerdì 10.00/13.00-15.30/18.30; sabato: 10.00/13.00

Alza gli occhi e guarda
Immagini di due quartieri di Napoli tra contrasti sociali e nascoste potenzialità:
Sanità e Forcella

Fotografie di
Elisabetta Valentini e Simona Filippini

Per informazioni:URP-Ufficio per le Relazioni con il Pubblico, tel: 081-7819-231,
e-mail:
Apri la pagina collegata urp@bnnonline.it


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Presentazione:
martedì 10 maggio, ore 17, Sala Rari

Interventi:
Rosa Russo Jervolino, Teresa Armato, Enrico Guglielmo, Don Antonio Loffredo, Peppe Lanzetta, Mauro Giancaspro

Foto di Elisabetta Valentini
Foto di Elisabetta Valentini

La mostra fotografica Alza gli occhi e guarda è l’evento di chiusura di una serie di iniziative - ideate nell'ambito del progetto "Sanità-Forcella 2005" (che ha tra i suoi promotori la Biblioteca Nazionale di Napoli) - finalizzate al recupero e alla valorizzazione sociale e culturale dei quartieri Sanità e Forcella. Le foto in bianco e nero - scattate da Simona Filippini ed Elisabetta Valentini - sono esposte “come lenzuola” nelle strade dei due quartieri, e in contemporanea in quattro allestimenti interni, tra cui questo presso la Sala Leopardi della Biblioteca Nazionale di Napoli. Nel catalogo, edito da Intra Moenia, testi di Mauro Giancaspro, Antonio Ghirelli, Vittorio Dini, Padre Carmine e Padre Antonio, Claudia Origoni. L'intero ricavato della vendita contribuirà alla realizzazione di due ludoteche.


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Foto di Simona Filippini
Foto di Simona Filippini

Dal testo introduttivo al catalogo di Mauro Giancaspro, direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli

Imparare a guardare

[...] Sanità e Forcella vanno, probabilmente, vissute dall'interno, come fanno due preti coraggiosi e sognatori che, come missionari in terre d'oltremare, non si occupano solo delle anime del loro gregge, ma anche della loro quotidianità, delle difficoltà di esistenza, del loro umore, a volte della sopravvivenza, se volete dello svago, assecondando una naturale voglia di vivere, di fare e, perché no, di sorridere, che brilla ad ognuno degli screpolati angoli di due complessi labirinti urbani. Antonio Loffredo e Carmine Nappo sono parroci che hanno saputo entrare nelle viscere di Forcella e della Sanità e in quel sistema nervoso e arterioso che alimenta l'uno e l'altra perché sono riusciti diventare due di loro, due della loro gente: “la nostra gente ci è penetrata dentro”, confessano in queste stesse pagine. Così hanno imparato - loro che hanno studiato e che di latino, di teologia e di cose difficili ne hanno masticato - a leggere il quotidiano dei loro quartieri, i paradossi, le contraddizioni, la malia, il fascino, la bellezza, il dolore. Due parroci che hanno spiegato tanto catechismo, che hanno commentato nelle omelie domenicali le Scritture, che hanno ascoltato confessioni, che hanno portato l'ultimo conforto dell'olio santo, per una volta non hanno insegnato: hanno appreso dalla loro gente o guardare, a scoprire e soprattutto a sentire Forcella e la Sanità. Sono diventati capaci, per parafrasare il titolo di un indimenticabile libro di Alberto Savinio Ascolto il tuo cuore, città ad ascoltare il cuore delle pietre: quello dei tormentati fondi stradali, degli imponenti palazzi monumentali, delle sbrecciate scalinate ancora volenterosamente inerpicate fin su vecchi terrazzi, delle sontuose e solenni chiese, delle abitazioni allestite con disperata inventiva; a sentire, insomma, i battiti di un cuore, affaticato dai tempo e ferito dallo fatica, ma sempre pulsante, di due quartieri dove tutto è sempre stato precario, provvisorio, instabile. Si tratto di precarietà scaturita da due contrapposte condizioni; l'una discesa dalla storica e irreversibile centralità di decumano, l'altra derivata dalla vocazione di perifericità di un'area da sempre "fuori porta" che conduce ai reconditi accessi e al profondo raccoglimento del più inquietante cimitero che sia mai esistito al mondo.
Don Antonio e don Carmine decidono, allora, che quanto hanno imparato a vedere e a sentire, deve essere comunicato anche a chi non è di Forcella e dello Sanità, perché sappia ascoltarne il cuore.
Nasce il progetto Sanità-Forcella 2005. Nasce il progetto di un calendario, di una mostra e di un catalogo e, soprattutto, di due ludoteche: Antonio e Carmine coinvolgono, per spiegare e comunicare agli altri, a noi che non siamo né di Forcella né dello Sanità, le fotografe Elisabetta Valentini e Simona Filippini, e la poetessa Claudia Origoni.
Attraverso lo poesia e le foto ecco che si apre un nuovo e accesso e un nuovo percorso, in due organismi vitalissimi, in due vere e proprie “enclavi", dotate di uno sorta di appena percettibile extra-territoriolità col tessuto urbano che le divide; due "enclavi" che sviluppano tra loro un'attrazione di poli magnetici contrapposti: di segno maschile, quello di Forcella; di segno femminile, quello dello Sanità. L'una enclave - suggerisce Claudia - ha una connotazione urbana maschile, con la suo struttura morfologica innestata sulla 'Y' dei bivio forcellense; l'altra con la sua conformazione avvolgente e femminile, dipanata nell'antica conca di origine vulcanica. Anche Elisabetta e Simona, come i due parroci, hanno imparato a vivere Sanità e Forcella sentendone l'anima, percorrendole palmo a palmo, sottoponendosi ad una continua trasfusione culturale e umana, che dal sistema sanguigno delle due enclavi cittadine si è irrorata nelle loro vene. Hanno compreso e sono diventate "gente" di don Antonio e don Carmine. Hanno cercato e trovato lo spirito dei luogo negli spazi monumentali, negli archi, nei muri da sempre puntellati, negli affollati cortili, nella luce meridiana della piazza, nello penombra del basso, nell'oscurità degli angoli più acuti e angusti, nelle violente stilettate di luce che il sole riesce od infilare con la sua prepotenza nei vicoli più stretti. Lo hanno ritrovato nel sorriso di bambini insensibili al degrado edilizio, nella tenacia incrollabile che ancora si scorge negli occhi delle donne, nella troppo precoce guardata guappesca di un bambino, nella cura commerciale di un ambulante, nella dedizione appassionata della fede popolare, nella disinvolta convivenza del sacro e del profano.
Le immagini muovono dallo luminosità della navata di una chiesa e di una piazza all'oscurità dei cortili più isolati e scoprono il più naturale abbinamento tra ricorrenti modelli di vita, tra un vecchio pinnacolo di pietra e una nuova antenna parabolica. Una grossa motocicletta che suggerisce velocità, potenza e prepotenza, è accanto ad un vecchio altare con un crocefisso presso il quale non si officia più, ma probabilmente ci si segna con frettolosa devozione. Antiche pietre sembrano accettare con rassegnata sopportazione la superfetazione della brutta funzionalità di una saracinesca, di una porta di ferro, di un garage per custodire l’automobile, unico bene economico. Nel gioco di chiaro e di scuro, di bianco e di nero, dall’aperto al chiuso, collegati dalle linee disegnate dall'ombra di un vecchio cancello, brulicano i sorrisi dei bambini. Bambini giocano a fare i grandi mimandone i gesti e stanno volentieri in posa davanti all’obiettivo. Per loro i due parroci hanno immaginato e programmato due ludoteche.
Guardate, allora, queste foto; guardate poi da vicino (dal vivo direbbe un uomo di televisione) le strade, gli angoli, i cortili mo soprattutto la gente di don Antonio e don Carmine.
Allora sì che potrete leggere e cercare nei libri lo spirito dello Sanità e di Forcella, rivisitandone la storia, ricostruendo l'antico stato dei luoghi, trovando radici, apprendendo, approfondendo e comprendendo senza il pericolo di incepparvi nel sussiego dell'erudizione, nello banalità del folclorico, nella trappola della napoletanità. E’ per questo che la Biblioteca Nazionale di Napoli ha accettato il coinvolgimento diretto in questo iniziativa, al di là dei suoi fini istituzionali di informazione e documentazione, all'interno dei quali la fotografia ha, da quando è nata, un posto di pari rilievo a quello dei libri, e in sintonia con i suoi naturali impegni di promozione culturale e sociale, nei quali certo rientra il patrocinio di un'iniziativa come quello promossa dai parroci Antonio Loffredo e Carmine Nappo.
Ma non si può disconoscere che questa rassegna fotografica giova anche alla vita della Biblioteca Nazionale di Napoli; essa è sicuramente propedeutica ad uno lettura più partecipata e consapevole delle opere custodite nelle collezioni librarie, anche particolarmente antiche, nelle quali la presenza di Forcella e della Sanità è considerevole.

Mauro Giancaspro


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