Gennaio - Febbraio
Arts and Humanities Full Text. Ann Arbor,
Pro Quest / CSA
Una nuova risorsa online è accessibile anche dalle nostre
postazioni a seguito dell'accordo per la sottoscrizione di una licenza
metropolitana concluso tra diversi istituti cittadini – Biblioteca Nazionale,
Università Federico II, Società Napoletana di Storia Patria, Istituto Italiano
per gli Studi Storici – da una parte e il distributore italiano della Pro Quest
dall’altra. Per la prima volta la Biblioteca mette in atto, a seguito di un
lungo percorso tenacemente perseguito, una concreta cooperazione tra
amministrazioni diverse in tema di acquisti. Non si può naturalmente in nessun
modo attribuire ad eventi come questo una portata risolutiva dei gravi problemi
che affliggono le biblioteche. È auspicabile però che alla sacrosanta denuncia
delle conseguenze dei tagli in atto, tali da minacciare in certi casi la stessa
sopravvivenza di servizi essenziali, si affianchi la consapevolezza dei
responsabili e degli stessi editori della necessità di reagire anche stimolando
e introducendo politiche sempre più mirate, in grado di intercettare le
esigenze dell'utenza tradizionale e di quella da conquistare, difendere livelli
decenti di incremento e aggiornamento del patrimonio bibliografico.
La banca dati in questione ha una storia recente, risale
infatti al 2008, e offre lo spoglio degli articoli di più di 400 titoli,
destinati a diventare 500 nel 2009, di periodici di arte, architettura, design,
fotografia, filosofia, storia, geografia, religione, letteratura, musica,
teatro, cinema, tutti indicizzati nei principali database di scienze umane (ArtBibliographies
Modern, Design and Applied Art Index, MLA International Bibliography, British Humanities Index, Philosopher's Index). La copertura
risale al 1973.
Il vocabolario Treccani. Neologismi. Parole nuove dai
giornali. Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2008
Hanno fatto in un certo senso da autorevolissimi battistrada
in epoca recente, raccogliendo una sfida impossibile – la registrazione
puntuale delle novità lessicali - le Nuove parole italiane dell'uso, VIII
volume del Grande dizionario italiano dell'uso di Tullio De Mauro e il Supplemento
2004 diretto da Edoardo Sanguineti al Grande dizionario della lingua
italiana. Pur nella diversità delle grandi opere di cui costituiscono un
ideale complemento, sembrano anch'essi rispettare il principio finora seguito
per analoghe compilazioni, l'assenza dei termini censiti nei dizionari storici
o della lingua d'uso.
L'allarme suscitato dall'ingresso più o meno prepotente
sulla scena della comunicazione di parole, lemmi di diversa provenienza e di
diverso indice di creatività è all'origine da sempre di arroventate polemiche.
Arricchimento o degrado della lingua? Contaminazioni positive, meticciato
culturale leggibile nelle provenienze, nelle interferenze, segno di vitalità,
curiosità, feconda apertura? Oppure annacquamento di un rigoroso, coerente e
consolidato patrimonio, non sufficientemente e autorevolmente difeso da
infiltrazioni spurie, consacrate con troppa faciloneria? Hanno faticato, i
neologismi, a farsi accettare dall'ufficialità, dal mondo dei linguisti, dei
lessicografi, una certa volatilità, la permeabilità agli influssi corrivi di
mode disinvolte ai limiti del kitsch li ha reso invisi a chi voleva fissare una
volta per tutte le tavole della legge della comunicazione verbale o scritta.
L'impegno profuso nel consolidamento degli apparati linguistici, legato in
molti casi a complesse motivazioni storiche, non consentiva neanche la registrazione
di eccentricità giudicate inammissibili (anche quando si trattava di necessità
dettate da terminologie specialistiche, bandite drasticamente, come tutti i
“forestierismi, dialettalismi, neologismi” emarginati dal Vocabolario degli
Accademici della Crusca edito a Venezia, appresso Giovanni Alberti nel
1612). Bisogna arrivare al 1726 per rintracciare la prima attestazione della
parola “neologismo”, quando viene pubblicato il Dictionnaire néologique à
l'usage des beaux esprits du siècle dell'abate Pierre-François Guyot
Desfontaines, direttore del celebre “Journal des Savants”. Il secolo dei lumi
può vantare tra i suoi meriti l'introduzione di un nuovo clima, attento a
decifrare il sangue vivo che pulsa nelle arterie di un sistema circolatorio
profondamente modificato prima di tutto nelle strutture e nei rapporti
economico-sociali. L'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert, a partire dal
1751, provvederà a classificare, catalogare con cura i nuovi linguaggi con
tutte le loro articolazioni, elaborandone una mappa minuziosa e spregiudicata.
Il volume diretto da Valeria Della Valle e Giovanni Adamo prova a fare il punto
di un clima più ispirato a una filosofia dell'accoglienza: “gli ultimi decenni
del XX secolo ... sono stati segnati dall'irrompere sulla scena mondiale di un
articolato processo di globalizzazione, che ha determinato, tra l'altro
l'affermarsi della società del plurilinguismo”, favorevole alla considerazione
delle formazioni neologiche come elementi “di ricchezza, di scambio e di
collaborazione”. Non manca la considerazione della vitalità della lingua
italiana, capace di recepire influenze prevalentemente anglosassoni, ma anche
di reagire alle richieste della modernità con il ricorso a prefissi, suffissi (derivazione),
o semplicemente attribuendo nuovi significati a lemmi già esistenti
reinterpretandoli o legandoli insieme (composizione). L'ambito di
rilevazione prescelto, con particolare riferimento al decennio 1998-2008, è
quello della stampa quotidiana, luogo privilegiato e necessario dell'invenzione
linguistica, come già aveva intuito Alfredo Panzini nel suo Dizionario
moderno del 1905. Il materiale utilizzato proviene dall’archivio
documentario dell’Osservatorio neologico della lingua italiana nato nel
1991 all’interno dell’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e storia
delle Idee del CNR.
Nella foto, Valeria della Valle, curatrice dell'opera con Giovanni Adamo
La Piccola Treccani. Dizionario enciclopedico. Roma,
Istituto della Enciclopedia Italiana
In Biblioteca l'aggiornamento 2001-2008 in due volumi (A-IND e INFO-Z), diretto da Tullio Gregory, con la finalità di offrire “un
ampio e dettagliato panorama di questi ultimi anni di storia mondiale”, ad
integrazione della VII Appendice XXI Secolo della Enciclopedia
Italiana.
Atlante storico Treccani. Roma, Istituto
della Enciclopedia Italiana
Sotto la direzione scientifica di Piergiorgio Landini, con
il supporto della cartografia del Touring Club Italiano, due volumi, coordinati
per la parte antica da Ignazio Tantillo, per la parte medievale, moderna e
contemporanea, nell'ordine da Giuliano Milani, Antonio Menniti Ippolito e da
Andrea Graziosi. Storici e geocartografi hanno collaborato alla realizzazione
di un Atlante che mira ad essere insieme generale e tematico, collegando
testi e cartografia in un'ottica di world history, evitando la
giustapposizione di gerarchie tra aree geostoriografiche diverse. La cronologia
e l'indice dei nomi corredato da un efficace sistema di rimandi tra le varie
denominazioni dei luoghi alla fine del secondo volume contribuiscono ad
affrontare e risolvere complessi problemi di inquadramento generale e di
identificazione dei toponimi, essi stessi soggetti a variazioni legate a
mutamenti di temperie politiche.
Antoine de Baecque, L'histoire-caméra. Paris,
Gallimard, 2008
L'autore è noto soprattutto come storico del cinema,
redattore capo dei mitici “Cahiers du cinéma” dal 1996 al 1998, ma le sue
ricerche hanno anche affrontato ripetutamente la cultura politica dei Lumi e
della Rivoluzione francese. In un certo senso, è naturale per lui occuparsi del
rapporto tra cinema e storia, particolarmente evidente quando la settima arte
ricostruisce la storia replicandone eventi, personaggi, la archivia e la
restituisce in momenti rivelatori, vere e proprie icone visive, la interpreta
attraverso le tecniche del montaggio. De Baecque seleziona momenti e registi
particolari (“emersione dello sterminio nelle immagini della fiction, effetti
dello stile Nouvelle Vague, immagini del logoramento postmoderno a Est,
immagini dell'autopunizione masochista a Ovest”, la Versailles filmata come
nessun altro nel 1953 da Sacha Guitry, l'immaginario postnucleare in The war
game di Peter Watkins, le Histoire(s) du cinéma di Jean-Luc Godard),
nei quali è evidente quanto il cinema sia diventato, soprattutto nella seconda
metà del XX secolo, “la forma moderna della rappresentazione storica”, il
cineasta uno storico privilegiato.
Gli italiani in guerra. Conflitti, identità, memorie
dal Risorgimento ai nostri giorni. Torino, UTET
Il quinto volume (Le armi della Repubblica: dalla
Liberazione ad oggi), curato da Nicola Labanca, ora pubblicato, destinato a
chiudere l'opera diretta da Mario Isnenghi, è un apparente paradosso, dal
momento che i governi della Repubblica instaurata sulle macerie della monarchia
sabauda non hanno dichiarato alcuna guerra, almeno nel senso tradizionale del
termine, perché non sono mancati eventi bellici cui l’esercito italiano ha
preso parte nella veste di peacekeeper. Eppure il volume ritiene di
poter dimostrare, pur con l’obiettiva più volte lamentata carenza di fonti
disponibili, l'esistenza di una prospettiva di guerra e una dimensione
militare, nell'epoca prima della guerra fredda e poi del bipolarismo. La prima
sezione, Scenari, mette in ampia luce la collocazione internazionale
dell'Italia e il ruolo e la fisionomia delle sue forze armate, la seconda, Pace
armata, guerra fredda, postbipolarismo, mette in scena, come già avvenuto
negli altri volumi, anche attraverso saggi iconografici, gli Attori –
forze economiche, corpi militari, servizi segreti, soldati, magistrati
militari, antimilitaristi – presenti dentro, ai margini e contro il vasto mondo
del mondo degli armamenti, i Personaggi – Pacciardi , Andreotti, De
Lorenzo, Craxi tra gli altri – destinati, per collocazione politica
istituzionale o vocazione ideologica a giocare un ruolo decisivo in alcune
vicende in cui sono stati impegnati settori importanti delle forze armate
italiane, i Luoghi – Trieste, Kindu, Gorizia, Somalia, Afghanistan –
teatro di intervento militare italiano, le Immagini, rappresentazioni,
percorsi sullo stesso tema, tratti dal repertorio cinematografico,
fotografico, della fiction televisiva.
La cultura italiana. Torino, UTET
Altri quattro volumi si aggiungono a quelli già pubblicati
(II, VIII e IX) dell'opera diretta da Luigi Luca Cavalli Sforza.
Il quarto (Economia e Comunicazione), a cura di Aldo
Bonomi e Alberto Abruzzese, ha l'obiettivo di descrivere in una prima parte la
complessità produttiva e distributiva italiana dai riflessi sociali spesso
devastanti, origine di ulteriori laceranti squilibri, mentre nella seconda la
“storia materiale delle tecnologie di trasporto e comunicazione nel territorio
del nostro paese” (dall'Introduzione di Alberto Abruzzese) è disegnata
attraverso le trasformazioni di reti stradali, ferroviarie, telefoniche, di media tradizionali come stampa, radio, televisione, cinema o innovativi come
Internet.
Il quinto (Struttura della società, valori e politica)
a cura di Aldo Bonomi, Nicola Pasini, Simone Bertolino, si interroga,
analizzando successivamente Etica, valori, stili di vita, Istituzioni,
politica, società, Dimensione domestica e internazionale, sulla
vitalità del localismo delle élites italiane, sulla loro capacità di gestire
nuovi processi di trasformazione, in grado di saldare “lo iato storico tra
nazione e istituzioni”.
Il sesto volume (Cibo, gioco, festa, moda) a cura di
Carlo Petrini e Ugo Volli, nella prima sezione (Agricoltura e cultura del
cibo) cerca di rispondere, utilizzando discipline diverse – diritto,
economia, sociologia - agli interrogativi posti dalla ricerca di vecchie e nuove
identità culturali italiane, relative all'agricoltura e all'alimentazione,
nella seconda (Gioco, festa, turismo e moda) mette in scena una storia
dei costumi italiana, disegnando una mappa della ricchissima, anche per i
risvolti strettamente economici, offerta di settori come l'abbigliamento, la
moda, il gioco e lo sport, viaggi e turismo, le feste, le cerimonie e i
rituali.
Il settimo (La cultura. Una vocazione umanistica) a
cura di Carlo Ossola, prevede una prima parte intitolata ai Luoghi del
sapere e la loro memoria, dove alla consolidata fisica
riconoscibilità di archivi, biblioteche, musei, case editrici, descritta dai
saggi di Andrea A. Robiglio (Gli Scriptoria, le università, la scolastica), Isabella
Massabò Ricci (Gli archivi italiani tra XVII e XXI secolo), Maria
Cristina Terzaghi (Nascita e funzioni dei musei), Edoardo Barbieri (Il
libro a stampa in Italia: quattro secoli di storia) si affianca la
rievocazione del dibattito, l'elaborazione teorica con gli interventi di
Angelo D'orsi (Le riviste di cultura militante dal “Caffè” ai “Quaderni
piacentini”) e Fulvio Tessitore (La tradizione dello storicismo in
Italia). La seconda parte del volume (La letteratura italiana: un
dialogo europeo) allinea in sequenza cronologica momenti essenziali di
quel motore di “coscienza collettiva” che è stata la letteratura nazionale fino
a porsi la questione dell'”opera emblema” della cultura italiana, secondo
Francesca Salvadori (Dante emblema dell'arte europea) da individuare in
Dante, “poeta del Novecento”, “miglior viatico per affrontare il secolo XXI”
(dall'Introduzione di Carlo Ossola).
Le bibliografie dei saggi sono raccolte nello stesso ordine
alla fine di ogni volume.
Nella foto, una ricostruzione del torchio a stampa, dall'apparato illustrativo del settimo volume (La cultura. Una vocazione umanistica
Marzo - Aprile
Manuel Castells, Comunicazione e Potere. Milano, Università Bocconi, 2009
“Avevo diciotto anni ... Quando volevo leggere Freud, dovevo raggiungere l'unica biblioteca di Barcellona che avesse accesso alla sua opera, riempire un modulo che spiegava il motivo della mia richiesta. Quanto a Marx o Sartre o Bakunin, nemmeno a pensarci ...”.
Suggestivi ricordi personali introducono le riflessioni e le analisi dell'autore del classico L'età dell'informazione, di Galassia Internet, La città delle reti, tutti in Biblioteca, sul tema dei controlli del potere sulle reti della comunicazione e dell'informazione. Gli attori, a volte collegati tra loro, a volte in conflitto, portatori di interessi non sempre coincidenti, sono i detentori del potere politico istituzionale, i gestori dei network radiotelevisivi, i nuovi padroni della rete da una parte, ma dall'altra anche una proliferazione di soggetti che cercano di imporre un'espressione autonoma, una circolazione delle idee, delle interpretazioni della realtà indipendente dai frames precostituiti. Il saggio acquista particolare vivacità quando affronta casi di studio come la disinformazione prima, mistificazione poi, organizzata intorno alla guerra in Iraq, le politiche scandalistiche, le battaglie ambientaliste nella rete, la campagna elettorale di Obama. Una conclusione, che può anche costituire un programma minimo: “la costruzione autonoma di significato può avvenire solo difendendo i beni comuni nelle reti di comunicazione rese possibili da Internet”, compito non facile “perché i detentori del potere della società in rete non possono fare a meno di cercare di recintare la comunicazione libera in reti commercializzate e controllate, per inscatolare la mente pubblica e sigillare la connessione tra comunicazione e potere”. Le Appendici offrono tabelle aggiornate – l'edizione originale è del 2009, Oxford University Press - sui case studies affrontati e un'ampia bibliografia.
Ned Rossiter, Reti organizzate. Teorie dei
media, lavoro creativo e nuove istituzioni. Roma, Manifestolibri,
2009
Geert Lowink, Zero comments. Teoria critica di
Internet. Milano, Bruno Mondadori, 2008
Pierre Musso, L'ideologia delle reti.
Milano, Apogeo, 2007
Lawrence Lessig, Remix. Il futuro del copyright
(e delle nuove generazioni). Milano, ETAS, 2009
Nicholas Carr, Il lato oscuro della rete.
Libertà, sicurezza, privacy. Milano, ETAS, 2008
Carlo Formenti, Cybersoviet. Utopie
postdemocratiche e nuovi media. Milano, Raffaello Cortina, 2008
Ancora sulla rete, ancora sulle opportunità o sui rischi,
opere più o meno recenti di riflessione, analisi, costruzione di un impianto
teorico. La più ambiziosa forse quella di Musso, si propone di delineare i
contorni di una nuova ideologia, la “retiologia”, nelle sue premesse
filosofiche e nei suoi possibili sviluppi e applicazioni, partendo dal
cervello-rete di Galeno per arrivare, attraversando Saint Simon, Proudhon, alla
“società in rete” di Castells. Lowink – autore anche di Internet non è il
paradiso, Milano, Apogeo, 2004 - prova a porre alcune semplici,
provocatorie domande sul mondo del cosiddetto Web 2.0, contrassegnato dal
protagonismo dilagante di social network come Facebook, Wikipedia,
Flickr, che aveva fatto sognare un nuovo mondo sottratto al dominio e al
controllo dei poteri, regno della libera espressione, della comunicazione
incondizionata, brodo di cultura di potenziali irriducibili e irredimibili
coscienze critiche: “gli utenti non devono pagare i servizi online per la
semplice ragione che sono spiati, e i profili di milioni di giovani ingenui cui
piace divertirsi vengono analizzati e confrontati con il loro comportamento in
rete ... Ma se perdete il vostro lavoro a causa di qualche foto compromettente
su Flickr?”. A quanto pare, è difficile tirarsene fuori: nell'estate 2009 sir
John Sawers, nuovo capo dei servizi segreti britannici, prima ancora di aver
preso possesso delle sue funzioni, scopriva che tutti i più riservati dettagli
della sua vita privata erano di pubblico dominio in seguito alla entusiasta e
disinibita adesione da parte della moglie a Facebook. In effetti, continua
Lowink, “le società si adattano alle tecnologie dell'informazione ma non
cambiano in modo profondo, anzi si dimostrano straordinariamente flessibili e
quindi capaci di restare quelle che sono ... sinora il Web 2.0 ha portato benefici
soltanto ai ricchi, che sono diventati ancora più ricchi”. Nicholas Carr
paventa, a seguito dello smantellamento dei servizi informatici da parte delle
imprese, una concentrazione delle funzioni in un unico grande WWC, World Wide
Computer, oltre agli effetti nefasti sulle nostre capacità di lettura e di
assimilazione di un'eccessiva frequentazione di Internet. In un certo senso più
ottimista Rossiter, che, sulla scorta delle analisi di Negri e Hardt – Impero,
Milano, Rizzoli, 2002 - cerca di prefigurare la forma politica delle “reti
organizzate, una tecnica concettuale in cui le reti, piuttosto che
l'organizzazione o l'istituzione di per sé, siano la condizione di possibilità
per il lavoro articolato nel terreno dei nuovi media”. Lessig, uno specialista degli
aspetti legali del copyright, tema di estremo interesse per il mondo delle
biblioteche, di fronte alla diffusa “illegalità di massa” praticata dal
pubblico giovanile, lo scarico generalizzato di contenuti musicali o visivi e
alle reazioni scomposte da parte delle major sostenute spesso da legislazioni
liberticide, ispirate da un misto di ottusità egoistiche e incomprensione del nuovo,
affaccia la possibilità di un modello “ibrido”. Il remix amatoriale, la
possibilità di creare un nuovo prodotto con una sorta di collage di opere
preesistenti, dovrebbe essere gratuito, sottratto alle limitazioni della
legislazione in materia di copyright. Per ulteriori approfondimenti, si rinvia
ai blog degli autori dei saggi citati:
http://www.nicholasgcarr.com/bigswitch/index.shtml
http://laudanum.net/geert/
http://nedrossiter.org/
http://pazlab.com/formenti/
Pierre Sorlin, Gli italiani al cinema. Immaginario e identità sociale di una nazione. Mantova,
Tre Lune Edizioni, 2009
Una ricerca di un grande storico del cinema – in
Biblioteca, Sociologia del cinema, La storia nei film, Cinema e
identità europea, I figli di Nadar – sulla storia del cinema italiano dalle
sue origini, in cui, a partire dalla scoperta dei “suoi pubblici”, dal numero
di spettatori analizzato il più possibile nelle sue stratificazioni sociali e
regionali, nelle reazioni emotive, culturali, si può leggere l'influenza o la
contrapposizione con altre cinematografie nazionali, gli aspetti
dell'organizzazione produttiva.
Il secolo dei manifesti. Programmi delle riviste del
Novecento. Torino, Nino Aragno, 2006
La storia del ventesimo secolo letta attraverso i documenti
programmatici di 120 riviste letterarie, da “Convito” (1895) a “Concertino”
(1992). Sono state escluse dal curatore le testate di critica, filologia,
erudizione, mentre figurano soprattutto le “riviste militanti”, con un notevole
spazio anche per le riviste politico-letterarie (ad esempio, nel secondo
dopoguerra “Il ponte”, “Humanitas”, “Comunità”, “Il mondo”, “Il mulino”). Una
possibilità di mettere a confronto, soprattutto sull'arco dei primi decenni del
secolo, più o meno nobili, roboanti, retoriche, iniziali dichiarazioni di
intenti con quelle che avrebbero dovuto essere le realizzazioni concrete, i
nuovi corsi annunciati della creazione artistica. Al confronto invece suonano
ancora di drammatica attualità i bilanci e gli appelli di “Comunità”,
“Società”, “Politecnico”: “non più una cultura che consoli nelle sofferenze, ma
una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini. Per un
pezzo sarà difficile dire se qualcuno o qualcosa abbia vinto in questa guerra.
Ma certo vi è tanto che ha perduto, e che si vede come abbia perduto. I morti,
se li contiamo, sono più di bambini che di soldati; le macerie sono di città
che avevano venticinque secoli di vita; di cattedrali, di tutte le forme per le
quali è passato il progresso civile dell'uomo; e i campi su cui si è sparso
più sangue si chiamano Mauthausen, Maidaneck, Buchenwald, Dachau”.
Encyclopédie de l'Islam. Leiden, Brill
In biblioteca l'ultimo tomo, il tredicesimo della nuova
edizione, diviso in tre parti (Indice delle Materie, Glossario e Indice dei
Termini, Indice dei Nomi Propri). L'opera, iniziata nel 1960, diretta da
Peri J. Bearman, Thierry Bianquis, Clifford Edmund Bosworth, Emeri van Donzel e
Wolfhart Heinrichs, si propone di offrire tutte le informazioni disponibili sui
musulmani illustri di ogni epoca e località, sulle tribù e le dinastie,
sull'artigianato e le scienze, sulle istituzioni politiche e religiose, sulla
geografia, l'etnologia, la flora, la fauna dei diversi paesi e la storia, la
topografia e i monumenti delle principali città.
Encyclopedia of the Bible and its reception.
Berlin-New York, De Gruyter
In biblioteca i primi due volumi (Aaron-Aniconism e Anim-Atheism)
sui trenta previsti di una nuova grande enciclopedia progettata subito dopo
l'uscita dell'ultimo volume, il trentaseiesimo, della Theologische
Realenzyklopädie (De Gruyter, 1977-2007). Oggetto della nuova opera
saranno in primo luogo le origini e lo sviluppo della Bibbia in relazione alle
sue forme canoniche nel mondo ebraico e in quello cristiano, poi la storia
della sua ricezione, non solo nelle chiese cristiane e nella diaspora ebraica,
ma anche nella letteratura, nella musica, nell'arte, nel cinema, nel mondo islamico
e in altri movimenti religiosi contemporanei. I curatori dell'opera, per cui è
prevista anche una versione online, sono Hans-Joseph Klauck, Bernard Mc
Ginn, Choon-Leong Seow, Hermann Spieckermann, Barry Dov Valfish, Erich J.
Ziolkowski.
Allgemeines Künstler-Lexikon. München-Leipzig,
Saur
Disponibili in Biblioteca i volumi 64, dal pittore polacco
Aloyzy Gryt (1937-) al fotografo francese Remi Guerrin (1962-) e 65, dall'orafo
lussemburghese Alexander Guerring (1740 c.a-1796) al diacono copista e
miniaturista Guntbaldus, attivo in Germania nell'undicesimo secolo.
Dizionario biografico degli italiani. Roma,
Istituto della Enciclopedia Italiana
Pubblicato il vol. 73, da Felicia Meda (1378-1444) a Luigi
Messamedaglia (1874-1956).
Maggio - Giugno
I due Scheiwiller. Editoria e cultura nella Milano del Novecento. Milano, Università degli Studi di Milano – Skira, 2009
Gian Carlo Ferretti, Vanni Scheiwiller. Uomo, intellettuale, editore. Milano, Libri Scheiwiller, 2009
Nel 2005 il Centro Apice (Archivi della Parola, dell'Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell'Università di Milano ha acquisito l'Archivio della casa editrice Scheiwiller, composto da due fondi, uno relativo al fondatore Giovanni, l'altro al figlio e successore, dal 1951, Vanni. Al termine delle operazioni di ordinamento e catalogazione dei materiali, un convegno tenutosi a Milano presso l'Università degli Studi il 10 e 11 novembre 2008 ha affrontato il tema “Testi, forme e usi del libro. I due Scheiwiller”. Un bel volume pubblicato da Skira in coedizione con l'Università di Milano, curato da Alberto Cadioli, Andrea Kerbaker, Antonello Cadioli, raccoglie e riproduce molti di quei documenti (corrispondenza, fotografie, copertine, disegni di artisti), insieme con testi di Bignami, Cesana, Colombo, Ferretti, Ghidinelli, Gibellini, Giovannetti, Lucini, Negri, Rusconi, Zanchetti su vari aspetti dell'attività di un editore unico nel panorama culturale italiano.
Le edizioni “All'insegna del pesce d'oro” (dal nome della trattoria milanese dove Giovanni incontrava gli amici artisti) inaugurano la loro attività con 200 esemplari delle 18 poesie di Leonardo Sinisgalli stampati a cura e spese di Giovanni nel 1936. Precedentemente, a partire dal 1925, Giovanni aveva curato, ancora per le edizioni Hoepli, di cui era dipendente, la pubblicazione della serie “Arte moderna italiana” (monografie su Tosi, Salietti, Andreotti, Funi, Casorati, Severini, Sironi, Carena), poi affiancata, a partire dal 1931, da “Arte moderna straniera” (Haller, Matisse, Van Gogh, Utrillo, Gauguin tra gli altri). Questi editori “inutili” (così Vanni, con una certa dose di snobismo, definiva la propria attività nel 1983) pubblicheranno Montale, Pound, Eliot, Kavafis, Rebora, Yeats, Luzi, Pizzuto, Sbarbaro, Noventa, Sereni, Giudici, Ungaretti. I loro saranno libri progettati da editori appassionati, presenti in ogni dettaglio della loro attività: “Vanni preparava il menabò con righello e forbici, gomma e matita, che si portava appresso, come pure campioni di carta per il testo, e la copertina ...” (Mary de Rachewiltz, Vanni Scheiwiller, editore eternamente giovane, Udine, Catalogo Martincigh, 2000).
Inizialmente il formato particolarmente ridotto - 7,5 x 9,5 cm. - dei piccoli libri della serie “All'insegna del pesce d'oro” e le basse tirature furono una scelta obbligata: “Erano gli anni dell'impero e delle 'inique sanzioni' per cui la carta era razionata e si doveva fare economia: di qui la ragione 'estetico-economica' del piccolo formato … e la moda dei libricini non solo da tasca, ma addirittura da taschino”, ricorda Vanni Scheiwiller, “Il Sole 24 ore”, 24 luglio1988. Ma due anni dopo, in un'intervista a “Librinovità” lo stesso Vanni, con un certo orgoglio, rivendicherà motivazioni meno occasionali, parlando di “una reazione a tutta la retorica che negli anni Trenta si era dovuta subire. Nella visione monumentale di quei tempi, dominavano certi volumi enormi sul genere dannunziano che servivano più che altro, come diceva Montale, a mettere in piega i pantaloni”.
Il volume di Gian Franco Ferretti aggiunge la notizia della matrice francese, l'ispirazione offerta dalla collana di volumetti d'arte in sedicesimo iniziata da Gallimard nel 1919 in cui, oltre al formato, si realizzava quel connubio tra letteratura, arte e saggistica che sarà un carattere distintivo delle iniziative degli Scheiwiller. Coppie di letterati e artisti (letterati che presentano artisti, artisti illustrano letterati) come De Pisis-Solmi, Sinisgalli-Degas, Mallarmé-Matisse, fino a Leopardi accompagnato da tavole a colori di Cézanne, Picasso, Morandi. Un editore raffinato, anticonformista, anticipatore, orgoglioso della sua marginalità, disinteressato economicamente, ma capace di adattarsi al nuovo corso dettato dalla svolta 'industriale' del 1977, quando nasceranno i Libri Scheiwiller. Ferretti pubblica, in annesso al suo saggio un repertorio di testi editi e inediti raccolti presso gli archivi Apice – lettere polemiche su vari temi, ma anche un saggio giovanile del 1954 su Papini.
Nel 2002 la Biblioteca, aderendo con entusiasmo all'offerta dell'artista Alina Kalczyńska, vedova di Vanni Scheiwiller, ha acquistato tutto il pubblicato della prestigiosa serie editoriale “All'insegna del pesce d'oro”.
Informazioni sul Centro Apice, sui fondi catalogati o digitalizzati, sono disponibili all'indirizzo web http://www.unimi.it/ateneo/14890.htm
Italian music during the fascist period. Turnhout, Brepols, 2004
Per la collana “Speculum Musicae”, a cura di Roberto Illiano, un volume in cui appaiono contributi di studiosi di diverse nazionalità in italiano, inglese, tedesco, diviso in quattro parti, la prima dedicata alla ricezione della musica italiana all'estero (Gran Bretagna, Germania, Spagna), la seconda sui rapporti tra musica popolare e per il cinema con il fascismo, la terza sui compositori (Puccini, Busoni, Finzi, Respighi, Casella, Malipiero, Lualdi) attivi nel periodo preso in esame, la quarta sezione è praticamente tutta dedicata a Luigi Dallapiccola (1904-1975). La Prefazione del curatore segnala gli ulteriori elementi di interesse del volume: 40 lettere inedite di Giulio Bas, Alfredo Casella, Adriano Lualdi e Gian Francesco Malipiero, il primo saggio – di Eleonora Carapella - sulla musica dell'ebreo Aldo Finzi, con un catalogo completo della sua produzione, alcuni documenti inediti sull'iniziativa di grande successo popolare avviata nel 1928 dal regime, la costruzione di un Teatro ambulante denominato Carro di Tespi, inaugurato per quanto riguarda la lirica con l'allestimento nel 1930 dalla Bohème di Puccini a Torre del Lago.
The Oxford companion to the book. Oxford, Oxford University Press, 2009
“Ci siamo sforzati di produrre un libro che riflettesse la passione per l'oggetto materiale, la seduzione esercitata da tanti aspetti della bibliografia e della storia del libro, e un'approfondita panoramica sugli archivi” (dall'Introduzione dei due curatori Michael F.Suarez e H.R. Woudhuysen). 398 studiosi di 27 paesi hanno contribuito ad un Companion diviso in due sezioni, la prima, che occupa larga parte del primo volume, popolata da 51 brevi saggi su temi comunque legati al mondo del libro (il libro antico, il libro in epoca medievale, il libro a Bisanzio, gli aspetti materiali della produzione e dell'economia, la carta, la rilegatura, l'illustrazione, il libro sacro, il libro elettronico, le storie del libro in differenti paesi di tutte le aree del mondo). La seconda sezione, di carattere enciclopedico, introdotta dal libraio e editore olandese del XVII secolo Peter van Aa e chiusa, al termine del secondo volume, dallo scrittore e bibliofilo austriaco Stefan Zweig, ospita più di 5.000 voci ordinate alfabeticamente. Sfilano editori, biblioteche (c’è anche una breve scheda sulla Biblioteca Nazionale di Napoli), librai, libri famosi (il classico dell’erotismo My secret life ad esempio), caratteri tipografici. L'indice tematico che introduce l'opera è illuminante, anche se non corredato dei rinvii alle pagine.
I libri da leggere a vent'anni. Una bibliografia selettiva. Roma, Edizioni dell'Asino, 2009
Una rilevazione, non proprio recentissima ma comunque significativa, dell'ISTAT, sul tema “La lettura di libri in Italia”, informa che, in un quadro generale che rimane desolante, leggono di più donne e giovani: “la quota dei lettori è superiore al 70% dagli 11 ai 24 anni, con un picco tra i 15-17enni (76,3 %)”. Più in particolare, la fascia tra i 20 e i 24 anni fa registrare un tasso del 42% di lettori, il più elevato tra tutte quelle prese in considerazione. Sono gli anni dei grandi entusiasmi, delle scoperte, di una voglia inesauribile di andare avanti nella lettura, quando si vede con odio tutto quello che si frappone al nostro affannoso, febbrile, percorso di formazione. È ancora così che maturano le coscienze, le visioni del mondo?
Giulio Vannucci e Nicola Villa, giovani collaboratori della rivista “Lo straniero”, diretta da Goffredo Fofi, provano a rivolgersi ad altri giovani, ad avere fiducia nella loro volontà di acquisire strumenti interpretativi, ad immaginarne la richiesta di un filo da seguire, facendosi a loro volta aiutare da “pochi adulti fidati o da giovani appena un po' più vecchi”. Il risultato di questa “impresa spericolata”, una bibliografia selettiva che non tiene tanto conto dei generi – spesso libri di narrativa compaiono nelle diverse aree tematiche, mescolati con opere di saggistica – quanto degli apporti che ogni libro può dare alla conoscenza di sé e del mondo esterno. Al di là delle obiezioni possibili - l'inefficacia o l'inopportunità delle costrizioni inevitabilmente connesse all'emanazione di canoni culturali, il riferimento prevalente nelle segnalazioni offerte ad un'area, quella della rivista e del suo retroterra politico culturale – questa “impresa spericolata” ha l'innegabile merito di proporre bussole per l’orientamento dei giovani, antidoti efficaci al dilagare di effimere mode correnti, che potrebbero facilmente imporsi se ci si affidasse unicamente a scelte assolutamente casuali, istintive, dal sapore libertario. “Ognuno ha i suoi libri di riferimento, ma ce ne sono alcuni che devono servire di riferimento a tutti, soprattutto quando si entra nell’’età della ragione’ e ci si deve preparare alle difficoltà e complessità dell’età adulta, dove è sempre più difficile trovare punti di riferimento socialmente moralmente politicamente validi, nel presente casino” (Goffredo Fofi, I libri e i film da leggere a venti anni, in: http://www.unita.it/news/96773/i_libri_e_i_film_da_leggere_a_ventanni). Schede di lettura agili ed efficaci accompagnano, all'interno di sezioni tematiche di carattere molto generale (da “Maestri. I testi fondamentali” a “Sport”), i titoli che possono aiutare i ventenni – ma non soltanto loro – a dotarsi di un'adeguata attrezzatura ermeneutica per decifrare le grandi trasformazioni recenti e quelle ancora in atto.
Un'ultima, sommessa, annotazione, d'obbligo in questa sede: le biblioteche, nella loro difficile ricerca di un ruolo, una ragion d'essere, possono almeno risultare decisive nel reperimento di molte di queste opere, per scelte più o meno sciagurate del mercato editoriale, assolutamente irrecuperabili in libreria.
Luisa Miglio, Governare l'alfabeto. Donne, scrittura e libri nel Medioevo. Roma, Viella, 2008
I saggi raccolti nel volume, già pubblicati in varie sedi – riviste o atti di convegni - a partire dal 1989, sono confluiti nel progetto di ricerca e banca dati Donne e cultura scritta nel Medio evo, un archivio delle donne che hanno lasciato memoria di sé nelle testimonianze grafiche fino a tutto il secolo XV, ideato e condotto dall'autrice con Marco Palma, accessibile all'indirizzo web http://edu.let.unicas.it/womediev/framintit.html. Come nota Armando Petrucci nella sua Premessa in forma di postilla, l'autrice non utilizza, come di solito avviene, fonti indirette, ma esamina codici trascritti da donne copiste, lettere e documenti privati dettati o materialmente vergati da donne, nobildonne, borghesi, monache. Più che i contenuti, necessariamente subalterni, imprigionati nella insormontabile fissità dei ruoli, spesso dalle indagini della Miglio emergono, in un lavoro quasi da paleografo, i tratteggi, le volute, le linee irregolari della scrittura. In una commovente lettera al marito lontano, la nobildonna fiorentina Lena Acciaioli, pur cosciente della propria ignoranza (“ti scrivo il meglo che so sì che no ti far befe di me!”) proprio nella scrittura materiale rivela significati sotterranei, supera ignoranza e paura: “nascono così, dalla fantasia e dalla volontà, le sue strane g con la coda del tratteggio invertito, le piccole t con la corta traversa a metà dell'asta e che fuoriesce solo a destra, le buffe s intozzate il cui cappello invece di innalzarsi poggia sul rigo e soprattutto le strambe z e x per cui è difficile anche tentare una descrizione”. Le lettere riprodotte nel corredo illustrativo degli articoli sono pubblicate nell'Appendice, seguite dall'elenco delle Opere citate, dagli indici dei nomi di persona e di famiglia, dei manoscritti e delle tavole, comprese nel testo e fuori testo.
Luglio - Agosto
Ranuccio Bianchi Bandinelli – Cesare Brandi, Lettere
1927-1967. Pistoia, Gli Ori, 2009
Il dialogo tra due grandi vicini di casa (la villa di
Geggiano dei Bianchi Bandinelli e la residenza di campagna a Vignano dei
Brandi, ambedue nel senese, distavano circa tre chilometri tra loro),
protrattosi tra alterne vicende, influenzate tra l'altro da differenti scelte
politiche (soprattutto l'adesione nel 1944, dopo un arresto conseguente all'attentato
a Giovanni Gentile, di Bianchi Bandinelli al Partito comunista) e culturali,
circa quarant'anni. In realtà la lettera particolarmente polemica che può
considerarsi conclusiva dello scambio epistolare è datata 8 dicembre 1960. Più
anziano Bianchi Bandinelli (1900-1975) di Brandi (1906-1988), l'uno di famiglia
aristocratica decaduta economicamente, l'altro di estrazione borghese, i due
hanno mantenuto un sodalizio contratto negli anni della gioventù per i comuni
interessi nel campo dell'arte. Il volume, curato da Roberto Barzanti, collegato
alle iniziative promosse dall'esposizione “L'occhio dell'archeologo. Ranuccio
Bianchi Bandinelli nella Siena di primo '900”, tenutasi nella città toscana dal
4 aprile al 5 luglio 2009, è accompagnato da un Album fotografico e
dalla Cronologia delle vite dei due studiosi.
I documenti epistolari pubblicati sono estratti
dall'Archivio personale di Ranuccio Bianchi Bandinelli di proprietà della
Fondazione Monte dei Paschi di Siena, in corso di ordinamento, e dal Fondo
Cesare Brandi, conservato presso la Soprintendenza per il patrimonio storico,
artistico ed etnoantropologico per le Province di Siena e Grosseto.
Nelle foto: Ranuccio Bianchi Bandinelli (a sinistra) e Cesare Brandi
Atlante della letteratura tedesca. A cura
di Francesco Fiorentino e Giovanni Sampaolo. Macerata, Quodlibet, 2009
I luoghi dell'attività letteraria di lingua tedesca
esplorati nei paesi d’origine e nelle aree geografiche in cui si è irradiata la
presenza e l'attività di scrittori, intellettuali di provenienza germanica. La
principale sorpresa è l'estensione della mappa prodotta dai 73 brevi saggi di
studiosi italiani e tedeschi – tra cui autorevoli germanisti come Manacorda,
Magris, Forte - in cui si articola il volume. Ne viene fuori una mappa
complessa e articolata, molto più composita di quanto ci si poteva aspettare,
solcata dai due Fiumi simbolo – Reno e Danubio - punteggiata dalle Piccole
capitali – da Tubinga a Amburgo - degli staterelli preunitari, mentre si
stagliano sullo sfondo le Metropoli – Parigi, Londra, Vienna, Roma –
interessate, come i Miti del sud – Grecia, Italia e Sicilia – e Gli
Orienti asiatici dall'incessante nomadismo di una diaspora culturale
germanofona dettata da stili di vita, ricerca di ispirazione, curiosità
scientifiche per nuovi mondi, inquietudini o inconciliabilità politiche. Gli Spazi
di confine – Königsberg, Strasburgo, Zurigo, Bucovina, Transilvania,
Südtirol - sono i più significativi territori, con l'eterogenea Mitteleuropa all'origine di tante fortune letterarie, di mescolanza, intersezione di realtà
diverse, da esaminare anche alla luce della frammentazione, della continua
variabilità delle frontiere, segno dell'interferenza politica con le relazioni
linguistico-culturali.
Daniele Baroni, Un oggetto chiamato libro. Breve trattato di cultura del progetto. Milano, Edizioni Sylvestre
Bonnard, 2009
Il libro considerato sotto l'aspetto materiale, nella sua
fisicità, in tutte le sue componenti (frontespizio, carta, rilegatura,
copertina, paratesto). Pensare ad un oggetto materialmente definito conduce
dal punto di vista dell'autore, docente presso la Facoltà del design del
Politecnico di Milano e titolare di uno studio di progettazione,
all'individuazione, sia pure con connotazioni diverse a seconda delle diverse
epoche e strutture editoriali prese in esame, di un disegno coerente, cui
concorrono differenti contributi, di carattere artistico e/o industriale.
Vengono affrontate “le tesi sostenute dai tanti progettisti del settore;
l'articolazione fra il testo dell'autore e il supporto comunicativo (il
paratesto) da parte dello staff editoriale; l'analisi dell'apparato
visivo-percettivo della pagina di testo; i significati dell'iconografia della
produzione delle immagini; la ricerca emozionale nella presentazione
dell'oggetto stesso”.
Comitato Dizionario Sanscrito-Italiano, Dizionario
Sanscrito-Italiano. Pisa, ETS, 2009
Sarà più facile forse adesso, destreggiandosi comunque con
l'ordine alfabetico devanagarico, l'alfabeto più usato in India, arrivare alla
corretta etimologia di parole di uso comune come avatar, guru, yoga.
Viene finalmente colmata una lacuna grave per gli studiosi, soprattutto in
considerazione del prestigio della scuola italiana di indianistica, attiva
dalla metà del XIX secolo, tale da costringere finora a ricorrere ad analoghi
strumenti in lingua inglese, tedesca, francese. L'opera, diretta da Saverio Sani,
realizza un progetto varato negli anni '80 del 900 dal professor Oscar Botto ed
è a lui dedicata. Il numero definitivo di lemmi raccolti e traslitterati nel Dizionario,
che ha avuto come base il Sanskrit-English Dictionary di M. Monier
Williams (presente in Biblioteca, Racc. de Gasparis D.456, nella edizione del
1899), ammonta a 179.655.
Adam Ledgeway, Grammatica diacronica del
napoletano. Tübingen, Max Niemeyer, 2009
Ledgeway è docente dell'Università di Cambridge, dove è
titolare del Dipartimento d'Italiano, direttore della rivista The Italianist
e autore di numerosi studi sul tema della lingua italiana e dei dialetti.
L'interesse della comunità linguistica nazionale e internazionale verso il
dialetto napoletano è ampiamente documentato da iniziative scientifiche avviate
da tempo e non ancora concluse, condotte da diversi gruppi di ricerca, come l'ALCam, Atlante linguistico della Campania, l' Archivio dei testi dialettali parlati
dell'area flegrea (progetto maturato all'interno del Dipartimento di
Filologia Moderna dell'Università di Napoli),
l'Atlante sintattico dell'Italia meridionale dell'Università di Padova e
il SAVI, Sintassi degli antichi volgari italiani, gestito dai
Dipartimenti di Linguistica e Italianistica dell’Università di Manchester e dal
Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bristol.
C'è un vuoto importante da colmare, secondo l’autore, e
l'opera mira al raggiungimento di questo obiettivo attraverso il ricorso “ad
una ricca documentazione e un'approfondita descrizione storica della fonologia
e, in particolare, della morfologia e della sintassi del napoletano”, in
pratica “una semplice, ma ricca ed esauriente, documentazione descrittiva della
varie strutture attestate in un vasto corpus, certo sotto molti aspetti
eterogeneo, composto di più di 165 testi prodotti nell'arco di sette secoli e
comprendenti un'ampia selezione di tipologie testuali quali atti notarili,
commedie (in prosa, in versi, musicali), epistolari, farse, fiabe, poesia,
prosa (cancelleresca, diaristica, narrativa), ricettari, statuti, trattati e
volgarizzamenti (in prosa e in versi)” (dall'Introduzione).
La trattazione storica di tutti gli aspetti della fonologia,
morfologia e sintassi del dialetto ha preso in considerazione anche le varietà
di paesi limitrofi. All'interno dell'Introduzione sono elencate le 165
fonti testuali utilizzate. Per quanto riguarda i dati orali, essi sono desunti
da studi del secolo scorso o di quello attuale o dalle indagini personali
condotte dall'autore con 24 informatori di diversi strati sociali e
professionali, competenze linguistiche e culturali.
Stefano Masi, Dizionario mondiale dei direttori della fotografia.
Recco (GE), Le Mani
A distanza di due anni dal primo (A-K), uscito nel 2007, il
secondo e conclusivo tomo del prezioso repertorio si apre con il profilo
biografico dello statunitense Edward Lachman (collaboratore di Wenders,
Soderbergh, Byrne, Sofia Coppola, Altman) e si conclude degnamente con quello
dell'ungherese naturalizzato americano Vilmos Zsigmond, che ha illuminato film
di Altman, Boorman, Siegel, De Palma, Spielberg. Al termine un’appendice sui
premi attribuiti ai “maghi della luce” nei film.
Pierre Conlon, Le siècle des Lumières.
Bibliographie chronologique. Genève, Droz
In Biblioteca i 5 volumi, da 28 a 32, tutti pubblicati nel
2009, sul periodo 1761-1789. I tomi 28 e 29 (A-K e L-Z) indicizzano circa
61.000 titoli e quelli da 30 a 32 (A-E, F-M e N-Z) i relativi autori . L'opera,
avviata nel 1983 con un primo tomo sull'arco cronologico 1716-1722, è stata
preceduta negli anni dal 1970 al 1975 dal repertorio cronologico in sei volumi Prélude
au siècle des Lumières en France sul periodo 1680-1715.
Le fonti per la storia antica. Bologna, il
Mulino, 2008
Gabriella Poma è la curatrice di un manuale in cui sono
presentati in capitoli firmati da specialisti corredati da relative
bibliografie aggiornate, gli strumenti indispensabili – geografia storica,
archeologia, topografia, fonti letterarie, del diritto greco e romano,
epigrafia romana e greca, papirologia, numismatica, sistemi cronologici e
metrologia – per un approccio qualificato alla ricerca storica nell'ambito
dell'antichistica.
Salvatore Battaglia, Grande dizionario della
lingua italiana. Supplemento 2009. Torino, UTET, 2008
decima rima
detti & dizioni, con attestazioni,
in abbiccí schierati & etimizzati,
zeta con zzz vi impone conclusioni,
indi ingrassa, però supplementati:
o voi che i verbicosmi in volumoni,
nomi su nomi nomenclaturati,
avidi neoadamitici a legioni
rodete, tarme & tarli acculturati,
impinguate di addenda qui le menti,
occhiuti & occhialuti, acuti & attenti:
Così, con questa dedica “Agli Amici della UTET”, il curatore
Edoardo Sanguineti, introduce l'aggiornamento del GDLI alla sua ineguagliabile
maniera. A differenza del Supplemento 2004, sempre affidato al grande
poeta recentemente scomparso, questo volume ospita, oltre ai neologismi
subentrati da quella data, le retrodatazioni, circa 4.500, le nuove accezioni e
le nuove locuzioni.
Nella foto: Salvatore Battaglia, Carlo Verde (pres.Utet) e
Mario Soldati all'uscita del 1° vol. del Grande
Dizionario della Lingua Italiana nel 1961 (da: Utet Cultura)
Settembre - Ottobre
Luigi Balsamini, Fragili carte. Il movimento anarchico nelle
biblioteche, archivi e centri di documentazione. Manziana, Vecchiarelli,
2009
Ogni attività
finalizzata al reperimento e alla conservazione di memorie e documenti di movimenti
politici, soprattutto di quelli che hanno come prospettiva il rovesciamento dell'ordine esistente, deve scontrarsi con legittime resistenze
da parte dei protagonisti, concreti o potenziali attori della trasformazione
sociale. Non a caso è uno studioso, sia
pure intellettualmente partecipe come Max Nettlau,
l'”Erodoto dell'anarchia” secondo la definizione di Rudolf Rocker, ad aderire con entusiasmo all'invito Inviamo le nostre pubblicazioni alle biblioteche, apparso nel 1928 nella rivista “Eresia di oggi
e domani”. Ma le procedure per forza di cose quasi maniacali di raccolta, classificazione,
dei materiali così eterogenei, volatili, transeunti dell'agitazione e della
propaganda (a parte i libri, opuscoli, volantini, manifesti, circolari o
documenti interni di dibattito) continuano ad emanare un vago “sentore di museificazione”. La stessa semplice trasmissione di questa
massa di documenti a biblioteche o archivi è complicata frequentemente dal miope ostracismo di gestori di istituti
archivistici e bibliotecari poco
illuminati, preoccupati solo di non compromettersi rendendole disponibili per i
propri lettori. Non è facile insomma congelare un magma ribollente di tensioni,
conflitti, pervaso dallo
spirito dell'azione, dall'immediatismo della lotta,
in documentazione di archivio da trasmettere a futura memoria. Contraddizioni
ancora vive in epoca recente, se Toni Negri nel 1981 nel n. 5 di “Metropoli”,
nutrendo un totale disprezzo per qualsiasi forma di conservazione, considerata
“ridicola”, afferma: “ma ora, nel bel mezzo della
transizione comunista, a che diavolo serve la memoria? Non c'è spazio per essa” (citato da Balsamini, Introduzione, p. 28n). Un possibile antidoto? Concepire
la conservazione stessa come un atto militante, che sottrae all'irreparabile,
definitiva scomparsa “fragili carte” altrimenti destinare ad essere vittima di
sequestri, censure, dalla damnatio memoriae messa in atto, per stato di necessità, in
tempi difficili, dagli stessi militanti, come riflette malinconicamente il
personaggio del romanzo di Balestrini, Gli invisibili (Roma, DeriveApprodi,
2005, p. 109) : “la storia scritta del movimento e la sua memoria scaricata
negli immondezzai data alla fiamme per paura della repressione” (ancora in Balsamini, Introduzione, p. 28).
La ricerca di Balsamini fa
emergere, a fianco di istituti
di respiro internazionale come l'«Internationaal instituut voor sociale geschiedenis» di Amsterdam, già ampiamente noto per
la sua inestimabile collezione di documenti sulla storia e le attività teoriche
e militanti del movimento operaio socialista e comunista, il «Centre international de recherches sur l'anarchisme» di
Ginevra, la «Féderation internationale des centres d'étude et documentation libertaires» di Marsiglia, archivi misconosciuti,
quasi di carattere privato, come, tra gli altri, l'Archivio «Berneri-Chessa» confluito presso
la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, la Biblioteca
libertaria «Armando Borghi» di Castel Bolognese, l'Archivio «Giuseppe Pinelli»
di Milano, l'Archivio storico della Federazione Anarchica Italiana, l'Archivio-Biblioteca «Enrico Travaglini»,
spesso legati a figure di appassionati combattenti
politici, ostinati nel difendere, anche a costo di pesanti rischi, il
patrimonio di testimonianze accumulato. All'interno di un'opera difficilmente
classificabile come un arido repertorio per gli studiosi, emergono biografie
divise, in mezzo a mille vicissitudini, tra tensione politica e convinta opera
di sistematica archiviazione come quelle di Luigi Fabbri, morto esule a Montevideo nel 1935 , Pier Carlo Masini con la sua Biblioteca «Max Nettlau»,
Ugo Fedeli, educatore popolare, bibliotecario e animatore del Centro culturale
“Olivetti” di Ivrea (la sua
raccolta, come quella di Fabbri, è ora conservata ad Amsterdam).
Andrea Alciato, Il libro degli emblemi secondo le edizioni del 1531 e del 1534. Milano, Adelphi,
2009
A cura di Mino
Gabriele, è possibile adesso confrontare le prime due edizioni (la princeps, un volumetto in 16º di sole 44 carte con 104
emblemi, Augustae Vindelicorum, Heinrich Steiner, 1531, non
controllato dall'autore, la seconda, in 8º, con 113 emblemi, Parisiis, ChristianusWechelus,
1534) di un classico della letteratura umanistica del XVI secolo. L'autore, nato a Milano l'8 maggio 1492 e morto a Pavia il 12
gennaio 1550, scrisse il libretto di epigrammi,
destinato a diventare un vero e proprio bestseller per
l'epoca, nelle ore libere dai suoi impegni di insigne studioso di diritto
romano. L'Emblematum liber, anche con le sue immagini, descrive
“qualcosa, tale che significhi con eleganza un qualche cosa tratto dalla storia
e dal mondo naturale, donde pittori, orefici, fonditori possano realizzare quel
genere di oggetti che chiamiamo scudi [stemmi o
distintivi] e attacchiamo ai cappelli o portiamo quali insegne”. Il testo, in
latino e inglese, tratto dall'edizione del 1621 (Patavii, apud Petrum Paulum Tozzium), con l'aggiunta
di materiali iconografici (fonti di ispirazione per l'Alciato o da lui ispirati) provenienti dall'Antologia palatina planudeana e dalla Choice of emblems di Geoffrey Whitney, è accessibile in linea, a cura della canadese Memorial University of Newfoundland,
all'indirizzo: http://www.mun.ca/alciato/index.html. Altra edizione disponibile online è quella di Anversa del 1577 (Antuerpiae, Christophori Plantinii),
grazie al progetto CAMENA (Corpus Automatum Multiplex Electorum Neolatinitatis Autorum), sezione
ITALI, Renascentium Libri Rariores,
promosso dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli in
cooperazione con l’Università di Mannheim:
http://www.uni-mannheim.de/mateo/itali/autoren/alciati_itali.html
http://www.uni-mannheim.de/mateo/camenahtdocs/itali.html
Lo spazio letterario di Roma antica. Roma, Salerno
Ai cinque volumi sul tema della letteratura latina
pubblicati tra 1989 e 1991 si aggiungono due volumi antologici, il primo –
edito nel 2009 e ora in Biblioteca – destinato alla poesia, l'altro, di
prossima uscita, alla prosa. Direttore Piergiorgio Parroni (responsabile anche della sezione sulla poesia didascalica), curatori
Alessandro Fusi (Tibullo, Properzio, Ovidio, satira,
epigramma, favola, Angelo Luceri (poesia bucolica,
epica post-virgiliana, poesia di tarda età
imperiale), Giorgio Piras (revisione generale, Ennio, Virgilio, il teatro, Catullo, Orazio lirico). Il volume si
chiude con le Schede bio-bibliografiche degli
autori e con un Indice dei nomi e delle cose notevoli.
Paolo Morello, La fotografia in Italia 1945-1975. Roma, Contrasto, 2010
Uno studio in due
volumi sulla produzione fotografica italiana nel corso dei trenta anni in cui
la fortuna del mezzo fotografico coincide con la disponibilità di nuove carte
di stampa che consentono sfumature di colore fino allora inedite, l'arrivo di
una nuova generazione di fotografi, in cui si fondono, sulle pagine della
stampa periodica, con risultati proficui i caratteri dell'amatorialità e della professione. Dei due tomi, il primo è riservato al saggio di Morello,
il secondo propone una selezione inedita di 221 fotografie, considerate tra le
più rappresentative di quegli anni.
Sullo stesso tema –
la storia della fotografia italiana – sono previsti altri due volumi.
Fabio Fabbri, Le origini della guerra civile. L'Italia dalla Grande Guerra al fascismo, 1918-1921.
Torino, UTET Libreria, 2009
All'interno dell'ampia riflessione
storiografica suscitata da Claudio Pavone del 1991 (Una guerra civile:
saggio sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, presente in Biblioteca), una ricerca sui
quattro anni decisivi del primo dopoguerra, contrassegnati dal cosiddetto
“biennio rosso” cui una consolidata convenzione fa seguire l'ineluttabile
risposta di un meno formalizzato “biennio nero”, preludio alla resistibile
ascesa del fascismo. Fabbri mostra, con un'accurata
ricostruzione, quanto la repressione sistematica dei movimenti operai e
contadini fosse, subito dopo l'armistizio, preoccupazione e linea d'azione ben
presente nei programmi della classe dirigente al governo.
A sostegno delle tesi avanzate nel saggio, il volume fa
precedere all'ampia bibliografia due Appendici, una dedicata a “Le
statistiche della violenza”, in cui sono presenti in
tutta la loro evidenza “le vittime del piombo borghese”, come titolava l'Avanti! del 1 maggio 1920, l'altra alla “Cronologia delle violenze” sempre negli anni dal 1918 al
1921, quando, il 13 giugno, si inaugura la XXVI legislatura.
Storia d'Europa e del Mediterraneo. Roma, Salerno
All'interno della I parte - Il
mondo antico - dell'opera diretta da Alessandro Barbero è stato pubblicato
nel 2009 il volume VI (Da Augusto a Diocleziano) della III sezione (L'ecumene
romana). I temi della “romanizzazione”, i
reciproci influssi tra etnie profondamente diverse, spesso conflittuali, i
riflessi dell'espansione continentale già sancita dalla conquista dell'Egitto,
ultimo regno mediterraneo, da parte di Ottaviano nel
30 a.C., sul piano militare, economico, giuridico,
politico e culturale, sono introdotti dal curatore della sezione, Giusto
Traina, e affrontati nei saggi distribuiti nelle tre parti del volume (Dalla
“pax augusta” alla tetrarchia, I contesti mediterranei, Società,
economie e culture).
Antonio Colomberti, Dizionario
biografico degli attori italiani. Bologna, Bulzoni, 2009
Sotto il titolo generale di questa prima edizione in due
volumi sono raccolti in realtà, a cura di Alberto Bentoglio, due inediti del Colomberti (1806-1892), attore e autore teatrale figlio di attori, diventato alla fine di
una prestigiosa carriera sulle scene di tutta Italia storico del teatro: Cenni
artistici dei comici italiani dal 1550 al 1780, compilati dall'artista
comico Francesco Bartoli e dall'attore Antonio Colomberti continuati fino all'anno 1880, conservato presso la Biblioteca dell'Istituto nazionale di archeologia e storia
dell'arte di Roma e Notizie storiche dei più distinti comici e comiche,
custodito presso l'Archivio privato del marchese Aldo Pezzana Capranica del Grillo. L'opera del Bartoli (1745-1806), anch'egli attore e autore teatrale, Notizie storiche de' comici italiani che fiorirono intorno all'anno MDL fino a giorni presenti era stata pubblicata nel 1782 a
Padova da Conzatti a S. Lorenzo. Colomberti aggiunge alle 456 voci compilate da Bartoli altre 478 composte ex novo. Le fonti, tutte
di prima mano: “principalmente il rapporto diretto
intrattenuto con gli attori, a cui egli affianca il giudizio del pubblico, le
testimonianze, scritte e orali, raccolte dai 'vecchi comici',
gli aneddoti tramandati dai suoi familiari (il padre, soprattutto), dagli
amici, dai colleghi e dai conoscenti e, infine, le non numerose osservazioni di
critici e storici suoi contemporanei” (dall'Introduzione di Bentoglio).
Novembre - Dicembre
Gian Carlo Ferretti - Stefano Guerriero, Storia
dell'informazione letteraria in Italia dalla terza pagina a Internet. Milano, Feltrinelli, 2010
Una Storia da interpretare, come chiariscono gli
autori in un'Introduzione che rinuncia esplicitamente a finalità
teoriche o programmatiche, “nel suo significato più esteso, dalla notizia alla
critica” ad altre forme di intervento sulla produzione letteraria, sfociando
necessariamente in “una storia della politica, della società e della cultura,
del giornalismo, dell'editoria libraria e della letteratura stessa”. Lo spoglio
diretto delle fonti di informazione ha interessato le testate che prevedono al
loro interno spazi informativi sul tema letterario e quelle che costituiscono
“sedi più elitarie”, riservate, puntando all'individuazione sia degli oggetti
dell'informazione sia della variegata categoria dei critici-informatori tra i
quali sono stati privilegiati quelli che manifestano in maniera prevalente “la
professionalità, la funzionalità, la fisionomia del recensore”. L'opera
è scandita cronologicamente in sei capitoli (1920-1945, 1945-1956, 1956-1968,
1968-1980, 1980-1992, 1992-2009), cui seguono gli Indici di testate,
programmi, siti, delle opere, delle case editrici, dei nomi.
La Revue des Deux Mondes par elle-même. Paris, Le Mercure de France, 2010
«Souci
de modération, de prudence, rejet des postures extrêmes, esprit de pragmatisme», sono stati incontestabilmente i principi ispiratori
di una rivista tra le più antiche ancora in attività (fondata nel 1829, ha
raggiunto il suo 180° anno di vita). Fedele ai principi liberali, ostile alle “follie
rivoluzionarie” come alle “dottrine assolutiste”, la “Revue” non esita a
dissociarsi, dopo aver manifestato qualche iniziale simpatia, dalle idee della
rivoluzione del febbraio 1848 e, molto più prevedibilmente, dalla Comune o a
commentare pilatescamente che “l’affare Dreyfus non avrebbe dovuto aver luogo”.
Il suo ruolo è stato fondamentale in un’epoca d’oro da collocare a cavallo
della metà del XIX secolo per lo spazio riservato agli scritti dell’élite
letteraria francese: Hugo, Vigny, De Musset, Sand, Balzac, Dumas, Baudelaire.
Le vicende interne alla redazione, gli intrecci con l’ambiente letterario
parigino tra romanticismo e belle-époque sono
ricostruiti nel volume curato da Thomas Loué attraverso gli editoriali e i
manifesti del fondatore François Buloz, di Charles-Augustin Sainte-Beuve e
Joseph Bertrand e i ricordi di due redattori, Henri Blaze de Bury e Victor du
Bled (i primi apparsi a puntate nella “Revue internationale” nel 1888, i
secondi pubblicati con il titolo Le salon de la Revue des Deux Mondes da Paris, Bloud et Gay, 1930).
Gli archivi della
rivista dal 1829 al 1930 sono disponibili nella base dati della Bibliothèque
Nationale de France Gallica all’indirizzo:
http://gallica.bnf.fr/
Altre notizie sulla rivista e la sua storia
all'indirizzo:
http://www.revuedesdeuxmondes.fr
Hannah Arendt, Quaderni e diari 1950-1973 .
Vicenza, Neri Pozza, 2007
29 quaderni manoscritti di vario formato, per la maggior parte
con la copertina rigida e rilegati a spirale, di cui 28 numerati forse
dall'autrice stessa con numeri romani sulla prima pagina. La collana “La quarta
prosa” diretta da Giorgio Agamben porta alla luce il laboratorio, il “luogo del
pensiero” dell’allieva di Jaspers e Heidegger (da lei incontrato in Europa
proprio due mesi prima di iniziare la stesura del primo diario di pensiero).
La Arendt aveva abbandonato la Germania nel 1933 e intrapreso nelle università
americane quella carriera accademica che le origini ebraiche le avevano nel suo
paese. I quaderni danno la possibilità di seguire negli anni il retroterra
della sua riflessione di carattere più strettamente filosofico, animata da un
intenso e serrato confronto con Platone, Aristotele, Hegel, Kant, Marx,
Jaspers, ma anche con gli scrittori William Faulkner, Franz Kafka, Mary
McCarthy, con cui coltivò un'intensa amicizia, il marito poeta Heinrich
Blucher.
Per un approccio online al pensiero della Arendt, largamente
rappresentato in Biblioteca dalle sue opere e da un notevole numero di saggi a
lei dedicati:
http://www.filosofico.net
http://www.emsf.rai.it
Fotografia tratta dal sito:
http://hannaharendt.org.br
Antiquariato
Luigi Settembrini, Due lettere (Santo
Stefano 11 agosto 1852 e Napoli 28 luglio 1873)
“Giulietta mia, figliuola carissima e benedetta. Nel dì
della tua nascita voglio scriverti due altre parole ...”.
Quando inizia a scrivere, l'11 agosto 1852, questa lettera
alla figlia, Settembrini è rinchiuso da un anno nel carcere di S. Stefano.
Giulia compie 13 anni, e il padre recluso rievoca i loro incontri, le parentesi
tra i lunghi periodi di detenzione nelle prigioni napoletane di S. Maria
Apparente (1839-1841) e della Vicaria (1841-1842 e 1849-1851). Ha atteso con
ansia questo compleanno: due giorni prima, il 9 agosto, le aveva scritto, in
preda allo sconforto: “vorrei, Giulia mia, farti un dono: ma non ho nulla;
scriverò a tua madre che te lo faccia ella per me, e credo che lo faccia senza
aspettare che io gliene scriva.” Settembrini non ha potuto neanche assistere alla
sua nascita, avvenuta l'11 agosto 1839, e continua a tormentarsi per
l'impossibilità di inviare, oltre un alto e impegnativo messaggio morale (“studia, impara di molte cose, e
ricordati sempre che sei figliuola mia”), un dono: “Vorrei mandarti qualche cosa, mi tormento per trovar
qualche cosa da mandarti e non trovo nulla. Eccoti un ventaglio rozzo di
ferula, col quale in questi giorni di caldo io mi ha fatto alquanto aiuto ed ho
cacciato le mosche. È una cosa rozza, un arnese cattivo anche per cucina, ma è
un segno dei dolori di tuo padre”.
Nella seconda lettera, più di venti anni dopo, Settembrini,
professore di letteratura italiana all'Università di Napoli, rivolgendosi a un
destinatario non identificato, un parlamentare che gli chiede un appoggio per
il suo “pubblico insegnamento”, proclama la sua estraneità a gruppi o centri di
potere, ostenta la sua personale irrilevanza accademica e politica (“Ella deve
sapere che io non appartengo a nessuna chiesuola, e i miei amici se non mi
tengono per un minchione, mi tengono per un che non può né giovare né
nuocere”). In realtà traspare anche una certa preoccupazione per la
collocazione politica del deputato, messo all'indice, in pratica scomunicato
dagli uomini d'ordine perché rosso (“Chi sa quali principii insegnerebbe, quali
impacci creerebbe al Governo!”).
Le due lettere non sono comprese nelle principali raccolte
sulla corrispondenza di Settembrini (Epistolario, a cura di Francesco
Fiorentino, Napoli, Morano, 1898, le Lettere dall'ergastolo, a cura di Mario
Themelly già citate, Lettere e scritti familiari, a cura di Anna
Pessina, Napoli, L'Officina tipografica, 1993).
La Biblioteca Nazionale di Napoli custodisce, ed ha alimentato negli anni, uno
dei più importanti nuclei di testimonianze sulla vita e l'attività di S. Oltre
agli autografi delle Ricordanze, dei Neoplatonici, un
considerevole numero di lettere di e a Settembrini è pervenuto con le Carte
Pessina, acquistate dalla famiglia Pessina nell'ottobre 1937 (il giurista Enrico Pessina, a sua volta perseguitato dai Borbone per
le sue idee liberali, dopo l'Unità chiamato alle cariche di parlamentare e
ministro, divenne nel 1856 marito di Giulia Settembrini. In quell'occasione il
dono di nozze di S., ancora una volta indirizzato alla figlia dal carcere, è il
saggio Sulla donna ). Successivamente è stato acquistato nel 1996 un significativo corpus di circa 90 documenti (lettere di S. e di amici e familiari,
materiali relativi alla carriera universitaria, contratti editoriali,
onorificenze).
Opere in continuazione
La Cina. Torino, Einaudi
In tre volumi, curati da Maurizio Scarpari, la storia della
civiltà cinese, dalla preistoria all'epoca attuale. Il terzo volume, Verso
la modernità, primo ad essere pubblicato, in cui a Scarpari si affianca
Guido Samarani, prende le mosse dalla metà del XIX secolo e affronta quelli che
secondo la storiografia cinese costituiscono i periodi moderno (jindai) e
contemporaneo (xiandai), aperto nel 1949 dalla fondazione della
Repubblica popolare cinese. Studiosi e specialisti di varie nazionalità
descrivono gli aspetti storico-sociali, economici, culturali, giuridici in cui
si articolano i processi di trasformazione tuttora in corso.
ACOLIT. Autori cattolici e opere liturgiche.
Milano, Bibliografica
Pubblicato il quarto volume, curato da Paola Pieri,
riservato ai Padri della Chiesa e scrittori ecclesiastici occidentali dei
secoli II-XIII. Un successivo quinto volume, secondo il piano descritto alcuni
anni fa da Fausto Ruggeri
( http://www.sba.unifi.it), dovrebbe occuparsi di Autori
enti (conferenze episcopali, diocesi, università, seminari, collegi, gruppi,
movimenti, associazioni, confraternite).
Il primo volume, apparso nel 1988, era riservato a Bibbia,
Chiesa cattolica, Papi, il secondo, del 2000, agli Ordini religiosi,
il terzo, del 2004, alle Opere liturgiche. L'opera, diretta da Mauro
Guerrini, promossa dall'ABEI, Associazione dei Bibliotecari Ecclesiastici
Italiani, si propone di costituire e offrire prima di tutto ai bibliotecari una
lista di autorità, uno “strumento per il controllo dei punti di accesso del
catalogo, agevolando l'individuazione e, dunque, la formulazione del nome di un
autore espresso in modo differente in manifestazioni diverse della stessa opera
e nei repertori” (dalla Prefazione al Volume I di Mauro Guerrini).
Neue deutsche Biographie. Berlin, Duncker
& Humblot
In Biblioteca il volume 24, da Schwarz a Stader, del
repertorio biografico, nuova edizione dell’Allgemeine deutsche Biographie curato, come la precedente, dalla Historische Kommission della Bayerische
Akademie der Wissenschaften. Il volume è accompagnato da un indice generale
cumulativo in cdrom delle due edizioni.
La NDB, iniziata nel 1951, fa registrare un passo
nettamente più lento nei confronti della serie precedente, iniziata nel 1875 e
conclusasi con il 55° volume nel 1910. Per dare qualche elemento di confronto
internazionale, tenendo ferma la necessità di tener conto le diverse linee
guida adottate, il nostro Dizionario biografico curato dall'Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, iniziato nel 1960, ed è approdato solo quest'anno
alla voce “Miraglia”. La Biblioteca dispone anche di un altro repertorio
biografico di area germanica, la Deutsche biographische Enzyklopädie in
13 volumi della Saur curata da Walther Killy.
Dizionario biografico degli italiani.
Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana
Pubblicato il vol. 74, dal musicista Francesco Antonio Messi (1680-1753?) al
banchiere Nicola Miraglia (1835-1928).
Scandinavian Biographical Archive. München-Leipzig, De Gruyter
Con il completamento della II serie degli Archivi
biografici dedicata all'area linguistico culturale scandinava, la
Biblioteca può offrire praticamente la totalità dell'opera su supporto
microfiche. Tutto il pubblicato dell'Archivio biografico italiano (aggiornamenti al 2001) a testo completo e gli indici delle altre serie sono
accessibili dalle postazioni in sede attraverso il portale della De Gruyter
WBIS, World Biographical Information System.
Allgemeines Künstler-Lexikon. München-Leipzig, De Gruyter
Disponibili in Biblioteca i volumi 64, dalla pittrice e grafica italo-svizzera
Marcella von Gunten (1923-) allo scultore olandese Henri Haare (1917-) e 67,
dalla pittrice, grafica, creatrice di allestimenti tedesca Elke Haarer ( 1969-)
al pittore e grafico statunitense Philip B. Hahs
(1853-1882).
Constitutions of the World from
the late 18th Century to the Middle of the 19th Century / Verfassungen der Welt
vom späten 18. Jahrhundert bis
Mitte des 19. Jahrhunderts. München-Leipzig, De Gruyter
Un progetto della Deutsche Forschungsgemeinschaft ha
originato una collezione, curata da Horst Dippel, docente di storia inglese e
nordamericana presso l'Università di Kassel, destinata a raccogliere i circa 1.600
documenti costituzionali – costituzioni, emendamenti, dichiarazioni dei diritti
umani, disegni costituzionali mai entrati in vigore - di 50 paesi del mondo
redatti dal 1776 al 1849.
L'opera dovrebbe, secondo il piano annunciato dall'editore,
completarsi nel 2011, e costituisce un'integrazione dell'opera in microfiche Constitutions of the World 1850 to the present.
Ultimi volumi
pervenuti:
per la serie Europe / Europa
Vol. 3: German Constitutional Documents 1806–1849
Part V: Nassau – Saxe-Hildburghausen
Part VI: Saxe-Meiningen – Württemberg / Addenda
Vol. 5: Polish Constitutional Documents 1790–1848
Vol. 6: Constitutional Documents of Denmark, Norway and
Sweden 1809–1849
Vol. 7: Constitutional Documents of Belgium,
Luxembourg and the Netherlands 1789–1848
Vol. 9: Croatian, Slovenian and Czech
Constitutional Documents 1818–1849
Vol. 10: Constitutional
Documents of Italy and Malta 1787–1850
Part I: National Constitutions / Constitutions
of the Italian States (Ancona – Lucca)
Vol. 11: Constitutional Documents of France, Corsica and Monaco 1789–1848
per la
serie The
Americas / Amerika
Vol. 1: Constitutional Documents of the United
States of America 1776–1860
Part
VII: Vermont – Wisconsin
Supplement: Hawai'i
and Liberia
Vol. 3: Constitutional Documents of Colombia and
Panama 1793–1853
Vol. 9: Constitutional Documents of Mexico 1814–1849
Part I: National Constitutions