settembre-novembre
2007, Sala Rari
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Diotima
- l’alt(r)o teatro
Lectura
Dantis: Inferno
dizione e commento
di Giovanni Gallo
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25 settembre, ore 17.00,
Sala Rari: V
Canto
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25 ottobre, ore 17.00,
Sala Rari: XXVI
Canto
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29 novembre, ore 17.00,
Sala Rari: XXXIII
Canto
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V
canto
Amor,
ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui della bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona. |
Il
secondo cerchio (V Canto dell’Inferno),
ove son dannati i “peccator carnali che la ragion sommettono
al talento”. Quivi, lo spettatore incontrerà Paolo
e Francesca con la loro vicenda d’amore che ha commosso
intere generazioni nelle varie epoche della nostra cultura. La
condanna all’eterna unione e ad esser percossi dal vento(
per la legge del “contrappasso”) dei due cognati
peccatori, amanti, si esprime attraverso la preghiera e il pianto
di Francesca che, con i più elevati versi d’amore
della letteratura occidentale, coinvolgerà ed emozionerà lo
spettatore vivo. |
XXVI
canto
Tre
volte il fé girar con tutte l’acque:
alla quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
infin. che il mar fu sopra noi richiuso. |
L’ottavo cerchio,
l’ottava Bolgia (Canto
XXVI dell’Inferno),
ove son dannati i consiglieri fraudolenti. Qui la metafora è assolutamente
attuale per la “fraudolenza” in cui mena il mondo
moderno. Ma è anche un’incitazione ad ex-sistere
(andare oltre, uscir fuori dalla condizione in cui si vive) e
non in-sistere (stare fermi, inerti): “Chi inerte esita,
non ha più tempo”, dirà l’’attore
rivolgendosi ad un pubblico coinvolto in una suggestione che
lo ha trascinato con incanto nello straordinario Universo dantesco.Quivi,
lo spettatore vivrà il “folle viaggio” di
Ulisse oltre le Colonna d’Ercole, la sfida |
XXXIII
canto
La bocca
sollevò dal fiero pasto
quel peccator forbendola ai capelli
del capo ch’egli avea di retro guasto |
Il nono Cerchio (XXXIII
Canto dell’Inferno)
ove son dannati i traditori della patria e della propria parte,
l’allusione è alle
vicende politiche e alle infamie dell’epoca. Quivi, si
assisterà alla triste vicenda del conte Ugolino: “La
bocca sollevò dal
fiero pasto”.
Anche qui, lo spettatore si sentirà co-involto e chiamato
in causa.Infine, la fuoriuscita di Dante dall’Inferno
sempre guidato “da lo suomaestro” a ritornar a
veder le stelle
Dante l’italiano Dante, come straordinario narratore,
non solo del suo tempo, ma precursore dell’epoca moderna
e contemporanea, è,a ragione, considerato “come
l’ultimo poeta del Medio-evo e il primo dell’”Epoca
Moderna”: un’epoca che volge ormai al tramonto.
sara’, di nuovo, l’Italia a darci un nuovo Dante
che preannuncera’ l’alba di un nuova era?”
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Assolutamente
attuale è ri-proporre,oggi, la Commedia di Dante
Alighieri: il viaggio che conduce verso la Verità eterna,
passando attraverso la selva oscura del peccato. La metafora
della Commedia, la purificazione della vita e del mondo
che“volger si devono verso la Luce Etterna, verso uno
stato di felicità”, come inizialmente recita l’attore,
non solo è attuale, ma rispecchia l’universalità delle
debolezze umane presenti trasversalmente in tutta la storia
della cultura occidentale.
Attraverso alcuni luoghi della prima Cantica della “Commedia”,
Giovanni Gallo, con il piacere e l’emozione per una sfida personale, ci
porta a vivere i versi classici tra i più belli della storia letteraria
italiana in un incontro che va a ritrovare le motivazioni della pagina letteraria
al di fuori di essa, nel diretto ed immediato rapporto comunicativo tra interprete
e spettatore. La storicizzazione, poi, pur necessaria, è lasciata alla
libera interpretazione dello spettatore che si troverà avvolto suggestivamente
e co-involto in alcuni momenti del viaggio nell’Inferno
dantesco.
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