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Dal buio alla luce... le Fontanelle

 

Avviso: La mostra rimane aperta fino al 5 giugno

Dal buio alla luce... le Fontanelle
Dal buio alla luce...
le Fontanelle

la non gravità del tempo

una mostra fotografica di
Miguel Ángel Invarato

Biblioteca Nazionale di Napoli
Dal 29 aprile al 29 maggio 2004
lunedì-venerdi 8.30-19.30
sabato 8.30-13-30

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La luce e il buio di Miguel Angel InvaratoDal buio alla luce... le Fontanelle
Se una città ha un' anima, come molti scrittori ci hanno abituato a credere, un'anima che impronta
di sé il corpo urbano, il paesaggio che la circonda e il carattere di chi la abita e la vive, quella di Napoli è fatta di luce. Non la statica luce solare e meridiana che tutto avvolge e intontisce di certa letteratura canora, ma quella mobile, dinamica e duttile che penetra negli stretti anfratti dei quartieri più strozzati di case, che disegna ombre lunghissime, che cerca passaggi impossibili tra muro e muro, che si infila con prepotenza in angusti cortili, che assedia spavalda le mille porte di accesso ad un mondo plutonico defluente in labirinti sotterranei, in cunicoli tortuosi, in caverne profonde, in anfratti ipogei. Non c'è luce sulla quale non incomba l'insidia dell'oscurità, non c'è buio che non vibri dell'attesa di una improvvisa sonorità luminosa. Non c'è luogo gioioso che non abbia la cicatrice di un dolore o l'impronta di una malinconia; non c'è cimitero assolutamente doloroso che non sia in bilico sulla possibilità di un sorriso.
Miguel Angel Invarato ha recepito l'ambivalenza della nostra città, scovandola in uno dei luoghi deputati alla tristezza, in un cimitero senza sepolture, nel quale la pietà popolare ha scoperto la possibilità di convivere, in raccolta serenità e in colloquio silenzioso, con i segni e i resti di morti ormai lontani nel tempo, senza individualità e senza nomi. E nel buio ha suscitato, col suo obiettivo, colori insospettati e insospettabili che hanno preso consistenza da teschi e da ossa non appena Invarato stesso li ha abbinati ad un tenue catalizzatore cromatico: una foglia fragile e ingiallita, un fiore dai petali carnosi ed esausti, la tinta di un fondale provocata dagli imprevedibili effetti consuntivi del tempo. E' proprio il tempo, l'inesorabile e infaticabile pittore che ha giocato con umidità e muschio, con gessose pareti ingiallite, con screpolature di affaticate pareti tufacee.
Invarato scova con la sua lente fotografica quella luce apparentemente invisibile che attraversa l'ombra delle Fontanelle e, rimbalzando di ossa in ossa, compone con le degradanti tonalità dei chiaroscuro forme fantastiche e avvincenti: città sommerse, ruderi sonnolenti di antichissime civiltà, paesaggi lunari, mostri marini, creature nate e vissute in fiabe, in racconti mitologici o solo nei nostri sogni.
La morte diventa percorso onirico permeato di suggestioni e di fragranze che richiamano quelle pungenti di vecchie madie e di cassapanche chiuse per decenni, odorosissime di ricordi: un percorso di sogno protetto appena da un sonno leggerissimo, quasi di dormiveglia per attraversare l'estremo limite oscuro al termine della notte, con la consapevolezza dell'imminente risveglio... nella luce.

Mauro Giancaspro
Direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli


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Tempo di tutti
Dal buio alla luce... le FontanelleNel 1656 una terribile epidemia di peste colpì Napoli e centinaia di corpi furono depositati in antiche cave di tufo vicino alla collina di Materdei. Un cimitero per poveri e diseredati di vaste dimensioni, che nei secoli seguenti è cresciuto come ossario con i resti provenienti dalle terre sante delle chiese della città. Quel luogo è conosciuto come Il cimitero delle Fontanelle.
Fin qui una storia civile e umana di normale amministrazione. Ma a Napoli niente può sembrare normale: mito, magia e sogno impregnano tutti e ciascuno dei gesti, degli sguardi di quella città. Il caso vuole che il cimitero si trovi nella zona dei Vergini, dove ai tempi dei Greci si seppellivano in ipogei i maschi casti della fratria degli Eunostidi, seguaci dei dio Eunosto. Alla fine dei XIX secolo, mentre viene costruita a ridosso delle cave la piccola chiesa di Maria Santissima dei Carmine, il padre Gaetano Barbati e alcuni devoti mettono in ordine le migliaia di ossa umane accumulatesi negli anni.
Ha inizio, allora, la magia come forma di devozione per questi morti anonimi, le cui anime vagano eternamente nel Purgatorio, secondo l'immaginario popolare. I napoletani accorrono numerosi in quel luogo per adottare qualcuno di questi morti; credono di ritrovare in quei teschi, in quei resti, le orme di qualche antenato; le identificano, mettono loro un nome, le pongono in teche di legno, portano fiori e pregano per le loro anime con il fine di alleviare loro le pene del Purgatorio. A loro volta, i morti rivelano ai vivi attraverso il sonno storie che parlano del futuro, di amori, di numeri da giocare alla lotteria e ogni classe di pronostici per rendere più sopportabile l'altro Purgatorio, la nostra condizione umana e terrena.
Un culto personale e intrasferibile che la Chiesa ufficiale ha emarginato e che, ciò nonostante, è ancora vivo nelle tradizioni e nelle credenze popolari. Non si ritrova in esso nulla di macabro o morboso. Non è un culto alla morte ma alla vita in cui l'uomo è qualcosa di più che Ragione o Progresso. Morti e vivi dialogano nell'unico territorio che condividono: il sonno.
Miguel Angel Invarato svela questo dialogo con delicatezza e rispetto. La sua macchina fotografica si è introdotta nelle grotte di Le Fontanelle per dare luce a un mondo che non è mai stato di ombre e lutto, le sue istantanee lo dimostrano. In esse non c'è paura, solo una delicata forza, un velo di malinconia che ci avvolge e ci accarezza con la nostra stessa fugacità. Fotografie che, in definitiva, ci parlano di quel non stare soli che tante volte materializziamo nell'oblio.
Il lavoro di Miguel Angel Invarato si deve leggere anche come memoria ancestrale di un luogo che non esiste più. Un luogo che, in qualche modo, le fotografie riescono a fermare in un tempo indefinito come quello dei Purgatorio. Dove tutti, assolutamente tutti, siamo e facciamo parte della stessa essenza.

lñaki Abad
Direttore di Cultura Instituto Cervantes


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Le anime "pezzentelle"
La Biblioteca Nazionale di Napoli, luogo privilegiato della città dove si conserva la memoria scritta, offre ai suoi visitatori la mostra fotografica di Miguel Angel Invarato: "Dal buio alla luce... le Fontanelle: la non gravità del tempo".
Nella cultura popolare dei Napoletani il culto dei morti rappresenta un dato storico antropologico costante: lungo il percorso dei cerchio dell'esistenza, tra la dimensione della vita e quella della morte, tra la luce ed il buio, corre ininterrotto il dialogo.
Il viaggio delle anime purganti inizia attraverso il sogno: dall'altra dimensione viene richiesto a colui che sogna di prendersi cura dei resti di coloro che, anonimi e perciò "pezzentelli", riposano all'interno delle caverne tufacee dei Cimitero delle Fontanelle nel quartiere della Sanità.
Comincia, così, una pietosa scambievole adozione che prevede il rituale suffragio delle preghiere, il profumo dei fiori unito alla luce tremula ed al calore inebriante dei ceri.

Quelle figlie quelle spose
che son tanto tormentate
Gesù mio voi che le amate
consolatele per pietà.

Ricevetele o Signore
nella vostra santa gloria
acciocché in essa vi lodino
vi ringrazino vi benedicano
per tutta l'etemità.

Requiem
Requiern
Requiem
Requiescant in pace. Amen
Dal buio alla luce... le Fontanelle


La mostra fotografica di Miguel Angel Invarato - tappa νόστος (ritorno) simbolico alla ricerca delle sue radici - appare tutta permeata da pietas, insieme al pregio artistico contiene intrinseco il valore di aver attribuito alle anime pezzentelle la possibilità di uscire definitivamente dal buio dell'oblio per entrare nella memoria collettiva e, quindi, nel ricordo perpetuo.

Rosa Rossi
Responsabile della sezione Napoletana della Biblioteca Nazionale di Napoli


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Napoli è una città verticale. C'è un sopra e un sotto, un su e un giù. Anzi ce ne sono moltiDal buio alla luce... le Fontanelle
Dai Camaldoli fino al mare di via Partenope è tutto uno scivolare verso il giù o un salire verso il su. E' la sua forma visibile a essere verticale, il suo modo di esistere nello spazio.
Il mezzo di trasporto più intrisecamente napoletano è la funicolare. In pochi minuti si parte dal Vomero e si arriva al largo Augusteo: due universi. O si parte da Montesanto e si arriva a San Martino: altri due universi.
Ma la verticalità di Napoli non è solo quella spaziale. Ce n'è anche una temporale, inestricabilmente connessa alla prima, sì, ma anche solitaria e autonoma.
Chi vuoi avere un'idea di cosa sia davvero Napoli deve visitare il Museo Nazionale. Dopo essersi familiarizzati con quel Museo, sarà difficile dimenticarsi della vertigine temporale che vive in questa città così vicina a Pompei.
Miguel Angel Invarato vive a Madrid con il corpo e a Napoli con il cuore e la mente. Da anni il suo obiettivo fotografico insegue le esistenze napoletane: facce e luoghi, gesti e sentimenti. Adesso si è imbattuto in un luogo sotterraneo; un luogo che imprigiona il tempo e l
o essicca, attende che diventi polvere e ossa.
E' il cimitero delle Fontanelle. Gli scatti di Invarato travalicano la morte e cercano immagini ossee: teschi dalle orbite vuote, spazi bui, volte alte, luci disperse.
In queste "nature morte' è forse nascosto il segreto della verticalità di Napoli. E forse solo uno straniero fraterno, come può essere uno spagnolo, può provare a coglierlo.

Silvio Perrella
Critico letterario


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Il fotografo spagnolo Miguel Angel Invarato (Madrid, 1956) ha forti legami affettivi e culturali con Napoli, città in cui vissuto dal 1990 al 1993, e dove nel settembre 2000 ha presentato, presso la Casina Pompeiana, una grande mostra di ritratti intitolata Esistenze, napoletani. Laureato presso la facoltà madrilena di Scienze dell'Informazione, Invarato ha una solida formazione giornalistica e una esperienza ventennale di fotografo "sul campo", avendo lavorato per numerosi quotidiani e periodici oltre che nell'editoria fotografica.
Dal 1999 si fa in lui più intesa l'esigenza di presentare i propri lavori e la propria visione del mondo attraverso l' impegno appassionato e rigoroso in attività espositive, a partire dalla mostra La Porta del Silenzio realizzata in Spagna.


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Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni Librari e le Istituzioni culturali
Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli

Comune di Napoli - Assessorato allo Sport e ai Grandi Eventi
Instituto Cervantes, Nápoles
Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Calcografia Nacional
Epson
Somerset Enhanced
Lavis Papers

Per informazioni:
URP-Ufficio per le Relazioni con il Pubblico
tel: 081-7819-231
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