Biblioteca Nazionale di Napoli - Sezione Brancaccio
Università degli Studi di Napoli Federico II
L'EUROPA
DEI POETI
Versi e musica del Novecento
11 marzo - 2 aprile 2003
Biblioteca Brancaccio, complesso monumentale di Sant'Angelo
a Nilo, Vico Donnaromita 15
Biblioteca
Nazionale di Napoli - Sezione distaccata Brancaccio
Calendario
della rassegna
11
marzo, ore 16.30
Versi di Eugenio Montale, Thomas Stearns Eliot
Musiche
di Claude Debussy, Paolo Conte, Andrew Lloyd Weber
19 marzo, ore 16.30
Versi di Bertolt Brecht, Wislawa Szymborska
Musiche di Hanns Eisler, Kurt Weill, Grzergorz Turnau,
Manaam
26 marzo, ore 16.30
Versi di Wlliam Butler Yeats, Jacques Prévert
Musiche di Angelo Branduardi, The Clannad, The Waterboys,
Jacques Prévert-Joseph Kosma
2 aprile, ore 16.30
Versi di Federico García Lorca, Konstantinos Kavafis
Musiche di Federico García Lorca-Ricardo Pachón,
Alexandros Karozas
«Ai
poeti non è concesso di essere mediocri: non lo permettono
né gli uomini né gli dei». Più
che attuali, le parole di Orazio (Ars poetica, 372-73)
sono ineccepibili. Parlando di letteratura, si può
discutere all'infinito su ciò che dà forma al
cosiddetto canone occidentale, ma non vi è dubbio che
solo i grandi resistono all'esame del tempo e ai mutamenti
del gusto. Per sua ventura, il nostro continente, che non
a caso si chiama "antico", può vantare vere
e proprie schiere di poeti la cui opera, nel proporsi come
monumento al linguaggio umano, dispensa a piene mani conoscenza
e piacere a chi vi si voglia accostare. I protagonisti di
questo ciclo di letture ne offrono la più chiara dimostrazione.
Sceglierli non è stato agevole, perché non vi
è paese europeo che non possa fregiarsi di numerose
voci illustri. La selezione, compresi gli abbinamenti, asseconda
quindi una traccia sostanzialmente soggettiva, ma non vi è
dubbio che ad udirsi saranno le voci di otto altissimi poeti.
Ecco
quindi Eugenio Montale (1896-1981; Premio Nobel 1975), la
cui "poetica del negativo" sa recare in superficie
le più nascoste inquietudini del secolo, e con lui
T. S. Eliot (1888-1965; Premio Nobel 1948) che, nel mentre
smaschera tutti i miti del Novecento, addita nella letteratura
e nell'arte i soli baluardi contro una barbarie sicura dei
suoi fini. Seguono il tedesco Bertolt Brecht (1898-1956),
nelle cui liriche si addensa «il secco lessico dell'economia
dialettica», e la polacca Wislawa Szymborska (1923;
Premio Nobel 1996), alla quale va il merito di aver mostrato
quanti significati possano scaturire dagli oggetti più
semplici se ad osservarli è una mente acuminata come
un bisturi. Di Yeats (1865-1939), l'insigne poeta irlandese,
si ammireranno i versi governati da una parola possente, indirizzati
al suo Paese e al mondo, del francese Prévert (1900-1977)
si coglieranno le suggestioni legate ad un lirismo arguto,
che rende le sue poesie a un tempo familiari e nuove. Nel
quarto ed ultimo incontro, il canto libero dello spagnolo
Federico García Lorca (1898-1936), in cui natura, uomo
e storia vibrano, per così dire, nell'intera gamma
dei loro colori, e il greco Constantinos Kavafis (1863-1933),
scelto a chiudere il ciclo perché in lui, più
che in altri, si attesta tutto quanto ci lega ad una civiltà
che fu madre di tutto il continente.