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News | Notizie e avvisi | La scrittura e il volto

La scrittura e il volto

 
J. Vermeer, Ragazza con turbante, 1666

11-12 aprile 2005

Biblioteca Nazionale, Sezione Brancaccio (Complesso Monumentale di Sant'Angelo a Nilo, Vico Donnaromita 15)

La scrittura e il volto

Biblioteca Nazionale di Napoli "Vittorio Emanuele III"

Università degli Studi di Napoli "Federico II"
Dipartimento di Filologia Moderna
Polo delle Scienze Umane e Sociali

Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
Dipartimento di Filosofia e Politica

Per informazioni:
URP-Ufficio per le Relazioni con il Pubblico, tel: 081-7819-231
e-mail:
Apri la pagina collegata urp@bnnonline.it

(J. Vermeer, Ragazza con turbante, 1666)


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Lunedì 11, ore 10.30

Mauro Giancaspro: I graffi della caricatura
Antonio Gargano: Quevedo e il canone breve
Flavia Gherardi: La "similitud en rostro": volti somiglianti e identità alterate ne La Diana di Montemayor
Massimo Scotti: Sulla tua bocca lo dirò: il divino e i misteri delle labbra fra Walter Pater e Vernon Lee
Stefania Esposito: Figure della crisi: dai volti sottratti di F. Bacon al volto-icona di J. G. Ballard

Lunedì 11, ore 15.30

Massimo Fusillo: Il volto di Dioniso, il volto di Tadzio
Giuseppe Episcopo: Incredibile visu: freak-skows e zoo umani
Elvira Godono: Postcolonial Surfaces. Volti e superfici postcoloniali
Franco Buffoni: Il volto e la maschera: L’ipocrita felice di Max Beerbohm

Martedì 12, ore 10.00

Maria Teresa Giaveri: Il viso, il naso: fra Marcel Proust e Murasaki Shikibu
Claudia Marulo: La natura liminare del volto: tre metamorfosi e due specchi (Savinio, Cortázar, Angela Carter)
Vincenzo Salerno: " ... e sempre nella jaccia malinconico e pensoso". Sei rappresentazioni di Dante nella letteratura contemporanea
Francesco de Cristofaro: Grottesche da salotto. Sul ritratto animato nella narrativa dell'Ottocento
Stefano Manferlotti: Col tempo. Volti allo specchio nei sonetti di Skakespeare


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Da Aristotele a Bacone, da Della Porta a Le Brun, da Lavater a Lombroso, la cultura non ha mai smesso di mettere a punto raffinati modelli conoscitivi per coltivare l'ambizione, innata negli esseri umani, di risalire dai lineamenti dei volti ai caratteri stessi degli individui. A quell'antica illusione dell'intelligenza intuítiva - la metis dei Greci - bisogna ricondurre la formazione secolare di una «scienza del volto» che finisce per negare il libero arbitrio dell'individuo e per divenire, soprattutto nei tempi a noi più vicini, non solo strumento di controllo sociale ma anche paradigma per la letteratura. Retorica o pratica esoterica o enciclopedia condivisa o senso comune che sia, la fisiognomica abita da sempre l'immaginario degli scrittori, innerva e motiva le loro rappresentazioni, offre leggi e schemi - non sempre plausibili - ai quali uniformarsi o da cui trarre ispirazione.
Ha scritto Hans Blumenberg che «la fisiognomíca è quel pregiudizio coagulato in forma di libro del quale peraltro l'arte della vita pratica continuamente si serve». Verrebbe così a configurarsi il paradosso di una scrittura come «prodotto della copiatura di libri da libri». è una formulazione estrema, che rischia di oscurare l'originalità, il divertimento e l'attenzione che i romanzieri di ogni epoca ostentano quando devono disegnare i tratti di un viso, tanto nel momento topico e funzionalmente cruciale della presentazione del personaggio, quanto nei più minuti interstizi del racconto. E se in qualche modo la narrativa ha consolidato nel tempo una strategia semiotica di distribuzione significativa e pertinente dei dettagli somatici, delle espressioni «patognomiche» e delle pose gestuali, in poesia la figurazione del volto sembra oscillare capricciosamente fra l'assoluta singolarità di una descríttività 'pura', rapsodica, fine a se stessa, e la replica di un «canone del bello» già dato e magari stereotipo, suscettibile di infinite rimodulazioni per via metaforica o, per dirla con Barthes, «catacretica». Di uno scenario così mosso e stratificato, situato al crocevia fra suggestioni e saperi diversissimi, le letture proposte in questo convegno intendono offrire una prima mappa comparativa, nella direttrice di quella definizione teorica, morfologica e metodologica della quale si avverte sempre più fortemente la necessità.


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