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Percorsi bibliografici | Un libro al mese | Jacques Boileau, Sulle eccessive scollature delle donne
Un libro al mese
Percorsi bibliografici


Jacques Boileau, Sulle eccessive scollature delle donne

Sulle eccessive scollature delle donne / Jacques Boileau
di
Domenico D. De Falco
(Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montevergine)


Si può condividere il tono lievemente compiaciuto usato da Romano Costa nella sua breve recensione, apparsa su Alias, supplemento settimanale de «il manifesto» del 1° ottobre 2005, di questo opuscolo tradotto in italiano con il malizioso titolo Sulle eccessive scollature delle donne, che bene rende l’originale De l’abus des nudités de gorge, un trattatello in forma di aforismi pubblicato anonimo in Francia nel 1675, ma unanimemente attribuito all’abate Jacques Boileau. Dalla terza di copertina apprendiamo che  Boileau, nato nel 1634, fu per venticinque anni il gran vicario della diocesi di Sens, nonché uno spirito caustico, noto inoltre più per il suo gusto «per la buona compagnia» che per «l’ortodossia delle sue opere teologiche»: insomma, un osservatore dei costumi, non solo delle donne, da un punto di vista privilegiato che, nel mentre lo metteva (forse) a riparo da quelle tentazioni in cui continuano ad inciampare gli uomini, gli consentì di mantenere, nei confronti della questione che avrebbe poi trattato in questo libello, un atteggiamento distaccato e coerente, dunque simpaticamente condivisibile.incisione di Giovanni Giacomo De Rossi, Dama in veste di estate, 1688-9
Se siano le donne troppo provocanti, o invece gli uomini facilmente inclini alla tentazione: non solo di questo si tratta, ché la questione viene da Boileau sviluppata in maniera dotta, s’intende, e molto seriamente, e questo lo fa apprezzare a noi che crediamo che le donne abbiano il diritto di esibire ciò che vogliono e gli uomini il dovere di non cedere ad alcuna facile tentazione.
Se è una questione oggi attuale, se abbia rilevanza nelle aule dei tribunali o presso sociologi e psicanalisti, francamente non lo sappiamo; ma è certo che ancora fino al XVII secolo, quando scrive Boileau, era molto “sentita”, perché continuava ad aver corso nella sfera generale dell’etica, tanto da impegnare le energie intellettuali soprattutto degli autori classici della cristianità. È quanto emerge dalla bella introduzione di Riccardo Campi, che fa un piccolo capolavoro di sintesi della letteratura sull’argomento, spaziando con perfetta padronanza da Tertulliano a Molière, da Sant’Agostino a Kant.
L’opuscolo è diviso in due parti, Che la nudità del petto e delle spalle è riprovevole e nociva e Sulle inutili scuse delle donne che stanno con il petto e le spalle nude; specie in  questa seconda parte sembra prevalere un bonario atteggiamento da paterno rimprovero, che finisce per svelare la vera idea dell’abate Boileau rispetto alla questione che pure finora egli ha trattato come si conviene ad uno degli archetipi fondamentali del vivere civile. Così, ciò che Boileau proprio non fa è fingere un’indifferenza altrimenti ipocrita nei confronti del seno nudo, oggetto di scandalo: Boileau sembra cioè in grado di percepire quello che Riccardo Campi definisce il «pensiero dominante», ovvero «un’intuizione maliziosa che resta non detta, e forse indicibile», sia da parte delle donne che ostentano nudità di braccia, spalle e seno forti dell’assunto secondo cui «la nudità del corpo umano sarebbe pura e innocente perché ‘naturale’», sia da parte degli uomini che fingono imbarazzo esortando le donne a coprirsi.
«Gli uomini sanno quanto sia pericoloso guardare un bel seno – scrive Boileau - le donne vanitose sanno quanto sia per loro vantaggioso mostrarlo; gli uomini dicono e ripetono alle fanciulle e alle donne quanto siano rimasti turbati alla vista del loro petto e della loro figura; le donne e le fanciulle conoscono il pernicioso effetto prodotto nello spirito degli uomini dalla bellezza della loro figura e del loro petto …» (II.17). Alla fine della prima parte Boileau ha addirittura lanciato un anatema: «Ecco quale sarà l’effetto della nudità che ostentate, oh donne di mondo! Ecco ciò che questa preannuncia per voi. Ora essa vi rende criminali, un giorno vi renderà infelici; ora vi procura amanti, un giorno vi procurerà nemici; e proprio coloro che vi vezzeggiano e vi lodano, vi rinfacceranno con ingiurie e bestemmie di essere state la causa della loro dannazione; diventeranno i vostri accusatori e i vostri giustizieri, e forse, per colmo della sventura, quelle braccia, quelle spalle, quel petto che voi e loro idolatrate, diventeranno gli strumenti del vostro supplizio e saranno eterno oggetto della vostra ira e della vostra disperazione» (I.43). A giudicare da ciò che si può innocentemente osservare per le strade delle nostre città soprattutto nella sempre più breve stagione estiva, questo funesto vaticinio dell’abate Boileau non ha avuto seguito. Per fortuna, verrebbe da aggiungere. In ogni caso, il lettore non si lasci intimorire dal tono a tratti forte usato da Boileau, ché il libro si rivela alla fine una gustosa lettura e l’introduzione non lo è di meno. Sorvoliamo qui sulle numerose citazioni dalle opere di Terenzio, Tertulliano, San Cipriano, J. J. Rousseau, Fenelon, Sant’Agostino, Platone, Hegel, Kant ed altri che Campi utilizza a corredo del suo breve ma denso saggio e che puntualmente specifica nelle note all’introduzione. In chiusura, chiediamo scusa se siamo caduti nella trappola di una recensione pretenziosa ad un libro che non lo è affatto, e volendo invece recuperare un tono se non proprio leggero perlomeno lieve, possiamo chiudere dicendo che forse la questione può essere ricondotta al buon senso da una parte e alle abilità di osservazione con l’occhio del perfetto gentiluomo dall’altra.

Copertina del volume: Jean-Auguste-Dominique-Ingres, Madame Moitessier, 1851 (Washington, National Gallery)
Illustrazione: incisione di Giovanni Giacomo De Rossi, Dama in veste di estate, 1688-9


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Jacques Boileau
Sulle eccessive scollature delle donne
Cura e introduzione Riccardo Campi
Milano, Medusa, 2005
(Le porte regali ; 25)

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© Biblioteca Nazionale di Napoli (febbraio 2006)
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