Senti
la corrente
di Lucia
Marinelli
Gabriele
Frasca – Luca Dalisi Il fermo volere : una nuova avventura
dell’ingegnoso Spirit postfazione di Gino Frezza.
Napoli: Edizioni d’if, 2004 + Cd Steven Brown
Gabriele
Frasca Merrie melodies
Parte
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Se le
mie annotazioni al
margine del libro-fumetto-Cd di Frasca-Dalisi-Brown-Frezza risultano
desultorie, disgregate, me ne scuso fin d’ora con i lettori,
ma Il fermo volere è concepito consapevolmente per
essere un labirinto per un “lettore strabico” - come
dice Frasca in un’intervista - per un “videolettore” se
preferite - secondo la definizione di Gino Frezza nella bella post-fazione
- ed io (allegramente prima, angosciosamente poi) mi ci sono persa.
Rimandandovi al testo di Frezza per una lettura
più organica dell’opera, vi propongo impressioni nate
nel corso della lettura/visione/ascolto, i miei itinerari per entrare,
girovagare e uscire “a riveder le stelle” in questo
romanzo video-musicale.
Il titolo, Il
fermo volere, ispira un tale senso di estraneità rispetto
ai soliti titoli di narrativa da innescare lontani ricordi scolastici
che ci conducono, dopo qualche ripensamento, alla poesia provenzale: Lo
fermo voler qu’el cor m’intra di Arnaut Daniel,
inventore della sestina. Frasca ha scritto anni fa un saggio dal
bellissimo titolo La furia della sintassi (Bibliopolis,
1992) sulla sestina provenzale e sulla sua rivisitazione italiana;
affrontandone il complesso contenuto si scoprirebbe poi che le
torsioni sintattiche e la polisemanticità dei termini-chiave
adoperati tradizionalmente nella sestina sono congeniali ai momenti
più tesi e macerati della poesia del Frasca. Provate ad
esempio a leggere Rive (Einaudi, 2001), il furioso ma puntiglioso,
raffinatissimo intreccio verbale di alcuni componimenti… Ma
torniamo al romanzo, dove eravamo? ah sì al titolo…
Ma, a
parte l’allusione
alla sestina di Arnaut Daniel e al suo tormentato tema amoroso, c’è da
chiedersi: cosa c’è di fermo ne Il fermo volere?
Non la storia, che scivola quasi impercettibilmente da Granada a
Civitacentri e viceversa con un volgere di pagine; non il disegno
del fumetto, così fluido da sembrare immerso in acqua (e non
a caso) o in un sogno, non la musica, che scorre con la monotonia
e le minime variazioni di una goccia d’acqua che cade da un
rubinetto rotto… Nemmeno il voler essere fumetto del
protagonista, il suo programmatico rifiuto di pulsioni ed emozioni,
che naufraga miseramente davanti la ben più potente voglia,
il desiderio della donna-chimera.
Contaminazioni,
multimedialità: dal fumetto alla sestina provenzale,
ai taglienti piani ravvicinati del cinema, dalle collaudate
sequenze del giallo al ritmo della poesia, al ritmo della
musica. Ricordo la prima volta che ho incontrato Gabriele
Frasca: parlammo di traduzione letteraria, delle visioni
di Philip K. Dick e delle capriole linguistiche di Beckett,
del rapporto fra poesia e musica, del ritorno della letteratura
alle sue origini orali e lui mi accontò un suo sogno:
la città che sprigiona musica e parola, piazze e palazzi
che parlano e cantano per chi ci vive …Da allora ho
seguito le sue opere aspettando che succedesse quello che
aveva previsto: ho attraversato le sue Rive (Einaudi,
2001) ascoltando scorrere la poesia, ho guardato muoversi/parlarsi
le marionette delle sue Tele (Cronopio
1998), sono inorridita di fronte al micidiale miscuglio
di noia e violenza di Santa Mira (Cronopio, 2001),
ogni tanto chiedendomi cosa fosse Il fermo volere (la
prima edizione risale infatti al 1987, per le edizioni Corpo
10) che mi saltellava davanti agli occhi sullo schermo del
computer mentre consultavo i cataloghi on-line, ma
che era da tempo introvabile.
Mesi fa
ho scoperto che l’opera era stata riedita in una veste completamente
nuova e ritrovandomi questo libretto-fumetto-dischetto fra le mani,
a sorpresa ho ripensato a quella conversazione di anni fa: prima
sorpresa, il cd di musica Merrie melodies merrie, allegre!?
Una musica minimalista, un sax solitario, un malinconico pianoforte
accompagnano la voce di Steven Brown che articola versi in inglese
e italiano dragging
feet from bed to wall … non so a voi, ma a me torna in
mente il Lou Reed di Reasons to be cheerful. Part three.
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Nelle immagini:
1) la copertina del libro
2) foto di Monica Biancardi dal sito
Poetry
International Web http://italy.poetryinternational.org/cwolk/view/20864