Il
breve soggiorno napoletano di Mazzini è attraversato
da un’intensa attività pubblicistica che
trova la sua espressione privilegiata in giornali
ed opuscoli di propaganda
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“La
Patria è una Missione, un Dovere comune.
Or come mai potete sperare di conquistarvi la Patria,
se chiamate altri a compiere quella Missione, ad
eseguire quel Dovere? La Patria è quella
linea del disegno di Dio ch’Egli commise a voi perché
la svolgiate e la traduciate in fatti visibili.
Come dunque potete meritare la Patria, invocando
altri a svolgere quella parte di disegno per voi?”
“Voi
avete tutti un gran debito verso il popolo, perché
il popolo ha bisogno che gli si assicuri con più
equa retribuzione al lavoro il pane del corpo e
con una educazione nazionale il pane dell’anima
[…].
Ma parlate al popolo di libertà
e fate non ch’ei la veda scritta su brani
di pergamena, ma la senta nella vità d’ogni
giorno e d’ogni ora; ditegli amore e mescolatevi
eguali ed amorevoli fra le sue turbe; ditegli
fede e mostrategli che l’avete
in esso; ditegli progresso e decretate in nome e
a spese della Nazione l’Educazione dei suoi figli;
ditegli proprietà e fate che scenda
ad esso la proprietà dal lavoro; ditegli
verità e non gli date mai ipocrisie,
menzogne o reticenze gesuitiche; ditegli Patria
e mostrategliela non a spicchi e frammenti, ma Una
e vasta e potente; ditegli azione e ponetevi
a guida delle sue moltitudini col sorriso della
vittoria sul volto e presti a combattere, per ottenerla,
con esse: siategli apostoli, capi, fratelli; e voi
trarrete dal popolo miracoli di virtù e di
potenza”
Ai
Giovani d’Italia, parole di Giuseppe Mazzini, Napoli,
s.e., 1860, pp. 14, 41-42
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“Né
Apostati, né Ribelli. Noi serbando fede al
nostro ideale, ci serberemo il diritto di non apporre
il nome nostro in calce d’Inni monarchici; di non
dire oggi ai nostri concittadini:
vogliamo che siate Regii e non altro; di esprimere
pacificamente, conquistata l’Unità della
Patria, davanti al Paese le nostre credenze; d’astenerci
dagli ufficii che altri si contenderanno; di ripigliare
alcuni tra noi la via dell’esiglio. Oggi chiediamo
di essere ammessi […] a lavorare noi pure
per l’Unità, a combattere qualunque straniero
o Italiano la avversi, lasciando al popolo ogni
decisione su la forma che deve incarnarla […].
Chiediamo libertà per dire che tra il programma
di Cavour e quello di Garibaldi, scegliamo il secondo
ché senza Roma e Venezia non v’è Italia
[…]
G.
Mazzini, Né apostati né ribelli,
“L’Iride”, a. V, n. 5, 24-25 settembre 1860.
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“Il
programma di Garibaldi corrisponde alle necessità
morali e politiche, ai bisogni d’onore, ai fati
futuri della nostra terra […]
Il Giornale Il Popolo d’Italia, svolgerà,
secondato da pubblicazioni popolari […]le
parti di quel Programma.
Il Giornale è l’organo dell’Associazione
Unitaria Italiana. Uno è lo spirito che li
anima. Noi promuoveremo dunque, oltre il primo del
quale parlammo finora [la liberazione dell’Italia],
i due altri fini dell’associazione; raccogliere
ed esprimere via via i bisogni, i voti, le aspirazioni
di Napoli e delle provincie per ciò che concerne
i miglioramenti da darsi al viver civile, all’esistenza
politica dei cittadini: iniziare e dirigere l’educazione
popolare cancellata interamente sotto i lunghi anni
del governo borbonico”
G.
Mazzini, Programma, “Il
Popolo d’Italia”, a. I, n. 1, 18 ottobre 1860
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