Quei
volumi velenosi al servizio di Hitler
di Mauro Giancaspro
Ci sono libri che davvero hanno fatto del male, teorizzando e legittimando
l'odio razziale, istigando alla guerra e al genocidio; libri sui quali,
almeno una volta, non ci sentiamo di scherzare; libri dai quali, in
tempi di guerra come questi, dovremmo guardarci; libri che dovremmo
leggere e far leggere con estrema attenzione per scoprire, senza lasciarci
coinvolgere, il veleno che contengono. Il secondo volume dell'Enciclopedia
Pratica di una nota casa editrice, pubblicata nel 1940, riporta,
in appendice, il catalogo generale delle edizioni della stessa casa:
ben cinquantuno pagine a colori, organizzate con meticolosa cura e
con tutti gli allettamenti per stimolare l'acquisto e la lettura. A
pagina 49 fa bella mostra di sé un librone monumentale che ostenta
al centro della copertina un rnedaglione con una svastica. E' l'opera
di Adolf Hitler La mia vita - La mia battaglia. L'editore
precisa: "Edizione integrale, le due opere rilegate in un solo
volume in tutta tela e oro, lire 45".
La mia vita e La mia battaglia sono state scritte, l'una
dietro l'altra, come parti consecutive di un'unica opera nel 1924, durante
i nove mesi di prigionia nella fortezza di Landsberg per il putsch di Monaco.
Le due parti vengono pubblicate nel 1924 e nel 1925 e fino al 1939 vendono
quattro milioni di copie. Un vero e proprio bestseller. In Italia appaiono
in traduzione nel 1938. Nel 1939 La mia vita è alla seconda
edizione e La mia battaglia alla quarta edizione. Nei due libri - è noto-
c'è tutta la delirante filosofia e il funesto programma dell'arianesimo;
il mito della razza pura, l'anitisemitismo, la violenza. E' avvertita la necessità di "vietare
il matrimonio misto che procura mostri metà uomo, metà scimmia";
di "sradicare il seme ebraico dalla terra tedesca", di "fustigare
la massa per spingerle innanzi fosse pure con isterica violenza"; di lottare
contro "il giudeo" per difendere "l'opera del Signore".
C'è l'esaltazione dell'uomo guida: "non vi sono decisioni di maggioranza,
ma solo persone responsabili. Ogni uomo ha al suo fianco dei consiglieri, ma
la decisione è affare di un uomo solo. Egli solo avrà l'autorità e
il diritto di comandare: il parlamento si limiterà a dare consigli,
ma nessuna camera potrà decidere per votazione. Questo principio, associando
l'assoluta autorità all'assoluta responsabilità, creerà progressivamente
una élite di capi". E c'è la nota e triste teoria dello "spazio
vitale", Sappiamo che cosa hanno prodotto queste élite e questi
principi diffusi da quattro milioni di copie vendute.
Questa la pubblicità delle due opere su un Almanacco del 1939,
del medesimo editore. Alla pagina XII per La mia vita è scritto: "Questo
libro è qualcosa dì più che un'autobiografia, non si contenta
di narrare la vita passata di Hitler, l'infanzia e l'adolescenza, gli anni di
Vienna, il trasferimento a Monaco, la guerra, i primi interessi rivolti alla
politica e la prima partecipazione alla lotta dei partiti; ma si presenta continua
la nota pubblicitaria come un bilancio delle sue esperienze, confrontate alle
esigenze del tempo e alle finalità del movimento nazíonal-socialista.
La Mia vita di Hitler dà così al lettore il panorama del
mondo ideologico del nazional-socialismo, lungo una via umana, sofferente e commossa
che le conferisce un'evidenza incomparabile".
Per La mia battaglia è riportato un brano di un articolo apparso
su un diffuso quotidiano. "La lettura di queste pagine, più metodiche
che appassionate, dominate da un misticismo trascendente e da un realismo coraggioso
sino alla brutalità cinica, ci richiama vivo e ci pone dinanzi allo spirito,
in un'ansia di meditazione, tutto il quadro germanico".
Le note pubblicitarie, il successo di vendita in Germania e in Italia
si commentano da sole.
Mauro
Giancaspro, direttore della Biblioteca Nazionale
di Napoli