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Lea Melandri, L’infamia originaria. Facciamola finita col cuore e la politica. Roma, Manifestolibri, 1997.

Dalle recensioni apparse sulla stampa nei giorni immediatamente successivi all’uscita del volume, riportate nella quarta di copertina, leggiamo: “Si sente subito che la forza di queste parole è insolita. La loro capacità di colpire nel segno di non lasciare intoccato nessuno dei nostri ultimi rifugi, in un primo momento disorienta, produce sorpresa” (Furio Di Paola, “Lotta Continua”, 7 giugno 1977).
“Credo che la Melandri abbia ragione. Se non verrà rimosso alla svelta, questo libro (che consiglio, come si dice adesso, per chi si dispone a ‘vacanze intelligenti’) darà per lo meno uno scossone a quanti stanno disperatamente attaccati alle proprie tranquillizzanti categorie marxiste” (Pier Aldo Rovatti, “La Repubblica”, 16 luglio 1977).
L’infamia originaria è, nella sua parte centrale, ancora il libro bellissimo di una donna-femminista-compagna, rivolto, diciamo così, all’unica cultura di sinistra che esiste, che è certamente anche la nostra, ma che è quella maschile” (Paola Radaelli, “Il Manifesto”, 28 luglio 1977).