Pippo
Di Marca, Tra memoria e presente. Breve storia del teatro di
ricerca in Italia nel racconto dei protagonisti. Teatrografia (1959-1997),
Roma, Artemide Edizioni, 1998.
L’autore,
catanese di nascita e romano di elezione, è uno degli esponenti
più attivi e preparati della ricerca teatrale italiana. Ha realizzato
oltre cinquanta spettacoli e performance, in Italia e all’estero.
E’ fondatore, regista e direttore dal 1971, della Compagnia del
Meta-Teatro.
“Questa raccolta di materiali e contributi - integrata da una introduzione
e da una teatrografia degli spettacoli (1959-197) che raccoglie
oltre ottocento titoli - costituisce il primo tentativo di “catalogazione
generale del teatro di ricerca italiano. Pur non volendo avere carattere
“critico”, perché concepita con intenti soprattutto di informazione
e di preservazione rispetto a una “memoria” che si tende a negare;
e perché scritta, per così dire, all’interno, dagli stessi artisti:
con la loro naturale soggettività.
Parlano alcuni dei protagonisti della ricerca teatrale italiana
“storica” (innanzitutto Leo De Berardinis, poi Quartucci, Perlini,
Nanni, Lombardi, Tiezzi, Martone, Sambati) e alcuni giovani esponenti
del teatro di ricerca che si sono affacciati alla ribalta in tempi
più recenti e che hanno costituito sino a qualche anno fa un mondo
“sommerso”, rimasto in certi casi per anni, ai margini di un “sistema
teatrale” incapace di dar loro spazi e “visibilità” (Arcuri, Gatelli,
Bazzocchi, Casagrande, Nicolò, Toto, Venturi, Braghieri, Massacci,
Munaro, Biselli, Amato, Drago). Parlano attraverso interviste e
autointerviste che mettono a confronto diverse generazioni di teatranti,
con le loro differenze, le loro contrapposizioni, anche marcate,
qualche volta le loro affinità.
Pur nei limiti di una campionatura ridotta, viene fuori una “radiografia”
abbastanza ampia, ricca e netta, per posizioni e punti di vista,
del passato e del presente della ricerca teatrale italiana dagli
anni ’60 in poi.
Il libro, inoltre, attraverso il presente, getta uno sguardo anche
in avanti, pone cioè, più o meno esplicitamente, una domanda ineludibile,
cui peraltro non è facile dare risposte: quale futuro?”
(Dalla quarta di copertina).
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