Gilles
Deleuze e Félix Guattari, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia.
Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1987.
Gli
autori, nella prefazione all’edizione italiana, scrivono: “Mille
piani (1980) segue l’Anti-Edipo (1972). Ma hanno avuto
oggettivamente destini molto diversi. Probabilmente in ragione del
contesto: l’epoca agitata dell’uno che fa ancor parte del ’68, e
la calma già piatta, l’indifferenza in cui è apparso l’altro. Mille
piani, fra i nostri libri, è stato quello accolto peggio. Eppure,
se lo preferiamo, non è nel modo in cui una madre può preferire
un figlio disgraziato. L’Anti-Edipo aveva avuto molto successo,
ma questo successo si sdoppiava in uno scacco più profondo. Pretendeva
denunciare i danni d’Edipo, del “papà-mamma”, nella psicoanalisi,
nella psichiatria, ed anche nell’anti-psichiatria, nella critica
letteraria, e nell’immagine generale che ci si fa del pensiero.
Sognavamo di finirla con Edipo. Ma era un compito troppo grande
per noi. La reazione contro il ’68 doveva dimostrare a qual punto
l’Edipo familiare stesse bene e continuasse a imporre il suo regime
di piagnucolio puerile in psicanalisi, in letteratura e ovunque
nel pensiero. Sicché l’Edipo restava la nostra palla al piede. Mentre
Mille piani, malgrado il suo scacco apparente, ci faceva fare
un passo in avanti, almeno a nostro avviso, e abbordare terre sconosciute,
vergini d’Edipo, che l’Anti-Edipo aveva solamente visto da lontano
senza penetrarvi. (…)
Mille piani rivendica (…) un’ambizione post-kantiana (benché
risolutamente anti-hegeliana). Il progetto è “costruttivista”. E’
una teoria delle molteplicità per se stesse, là dove il molteplice
passa allo stadio di sostantivo, mentre l’Anti-Edipo lo considera
ancora in sintesi e sotto le condizioni dell’inconscio".
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