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Felix Guattari, La rivoluzione molecolare. Torino, Einaudi , 1978.

“… In questo libro, si ritiene di poter affermare che un certo tipo di - enunciazione individuata - alla quale veniamo preparati in famiglia, a scuola, in ufficio, in fabbrica, attraverso la televisione, ecc. - è inseparabile dal conformismo dei discorsi e delle realtà alienanti del suo contesto capitalistico. Tutto ciò che di creativo, di innovativo e di rivoluzionario può emergere passa sempre attraverso una concatenazione collettiva d’enunciazione, la realizzazione di una lingua minore che ha le sue radici in un particolare territorio sociale, in un segmento vivo della storia. Queste nuove lingue non si parlano soltanto con il linguaggio - soprattutto quello che ricalca i codici scritti -, ma anche con movimenti del corpo, espressioni del viso, costellazioni sociali vive, percezioni particolari … Perciò, fine della dittatura del Significante, vale a dire della riduzione di tutti questi modi d’espressione minoritari, marginali rispetto alle esigenze della lingua dominante.

Alleanza, strategia contro il nemico comune. Ma, parallelamente, lotta incessante contro quell’altra specie di nemico intimo che continua a riemergere nei nostri stessi ranghi, nella nostra famiglia, nella nostra coppia, nel nostro io, non appena i giochi di potere e della dipendenza espropriano la libertà del desiderio e la volontà di cambiare il mondo”, così scrive l’autore nella prefazione all’edizione italiana.