Nanni
Balestrini, Vogliamo tutto, Milano, Feltrinelli, 1977.
Considerato
un romanzo sulle lotte politiche, questo lavoro di Nanni Balestrini
è stato edito, per la prima volta, da Feltrinelli nel 1971. Riportiamo
i commenti della stampa, che ne sottolineano la ‘fortuna’, riprodotti
nella quarta di copertina dell’edizione del 1977:
“Quello che fa di questo libro un “romanzo” è la feroce solitudine
del protagonista, la sua amara e provocatoria furbizia di escluso,
la sua sostanziale antipatia, che lo distacca dalla galleria di
operai col cuore in mano della nostra tradizione letteraria populista”
(Giuliano Zincone, “Corriere della sera”).
“La novità, dico sul piano strettamente narrativo, della posizione
di Vogliamo tutto e del suo parlante, è che vi si opera un
salto qualitativo, rovesciando e respingendo in toto quella mistica
del lavoro che, sia pure con segno contrario, sta alla base tanto
del sistema tecnologico capitalistico quanto della sua opposizione
marxistica” (Giuliano Gramigna, “La Fiera Letteraria”).
"Vogliamo tutto è innanzitutto un documento politico.
Il suo merito principale è anzi proprio questo: non essere uno sfogo
esistenziale, un’analisi sociologica, un approccio individuale a
un’esperienza estranea, ma la cronoca di una lotta scritta da un
militante di un’organizzazione politica”. (Luciana Castellina, “Il
Manifesto”).
“Anche se l’operazione viene condotta col rigore di chi voglia soprattutto
bandire una tesi e promulgare un manifesto, finisce che Balestrini
disegna un personaggio di avventura, emblematico nel campo della
politica e della sociologia proprio come può esserlo un personaggio
di romanzo, non di più” (Piero Dallemano, “Paese Sera”).
“Vogliamo tutto ha innanzitutto un pregio, quello di lasciarci
intravedere una letteratura impegnata che non sia del realismo socialista
piccolo-borghese” (Umberto Eco, “L’Espresso”).
“Un linguaggio assolutamente spoglio di qualsiasi metafora, di ogni
immagine; un limguaggio operaio in presa diretta senza alcuna mediazione
da parte della cultura tradizionale” (Egidio Mucci).
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