Daniela
Padoan, Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de
Mayo, Milano, Bompiani, 2005
“Ci chiamavano le pazze,
e qualcuno pensava che fosse un’offesa. Certo, ci mettevano
dentro tutti i giovedì, e noi ritornavamo. Ci dicevano, eccole
lì, le pazze. Le arrestiamo e loro ritornano. Ma
noi sapevamo di essere pazze d’amore, pazze dal desiderio
di ritrovare i nostri figli ... E poi, perché no? un
po’ di pazzia è importante per lottare. Abbiamo
rovesciato il significato dell’insulto di quegli assassini.
Non ci offendeva più che ci chiamassero pazze. Per fare
quello che abbiamo fatto, quello che continuiamo a fare, dobbiamo
essere un po’ pazze. La follia è importante.
A volte sono proprio i pazzi, insieme ai bambini, quelli che
dicono la verità.” Sono le parole di Hebe de Bonafini,
presidente delle Madri argentine di Plaza de Mayo - un gruppo
di donne, semplici casalinghe abituate ad assistere all’attività dei
figli senza porsi troppe domande, cresciute nel rispetto delle
autorità costituite - che, dopo il golpe militare del
24 marzo 1976, ebbero il coraggio di sfidare la dittatura e
conquistare la piazza, decise a ritrovare i figli scomparsi.
Solo in seguito seppero che i militari avevano sequestrato
e ucciso trentamila oppositori politici, ragazzi e ragazze
torturati nei campi di concentramento clandestini disseminati
in centinaia di luoghi insospettabili nell’intero paese,
gettati in mare con i ‘voli della morte’.
All’inizio si erano rivolte
ai giudici, ai commissari, ai parroci, agli avvocati, agli
esponenti politici, per scoprire di essere circondate da un
muro di complicità, paura e indifferenza. Furono le
porte che si videro chiuse in faccia, o aperte con subdola
condiscendenza per carpire ulteriori informazioni, a dar loro
la misura del potere che le soverchiava e a spingerle in quella
Plaza de Mayo che avrebbe dato loro il nome, a dar vita, di
fronte al palazzo presidenziale, alla storica marcia che continuano
da ventotto anni, ogni giovedì. […] Forti solo
del fazzoletto bianco che si annodavano sotto il mento, delle
fotografie dei figli appese sul petto, seppero inventare varchi
con il proprio stesso corpo per far sapere al mondo quello
che accadeva sotto una dittatura che voleva invece mostrarsi,
ben diversamente da quella degli stadi cileni di Pinochet,
capace di una transizione alla democrazia. […] Madri
non più dei singoli figli, ma simbolicamente di tutti
i trentamila scomparsi, fecero della maternità una forza
capace di tenerli in vita per sempre, mettendo in scacco gli
assassini e i torturatori ancora comodamente annidati nelle
nicchie del potere. Dopo aver vissuto un’esperienza abissale
che le ha tenute per quasi trent’anni in presenza della
morte senza accettarla, le Madri di Plaza de Mayo hanno fatto
del dar vita un potere irrevocabile. […] “Se noi
donne ormai vecchie, tutte tra i settanta e i novant’anni” dice
Beba Petrini “possiamo venire qui ogni giorno, magari
qualcuna un po’ malferma, col bastone - e se dobbiamo
andare a una marcia, ci andiamo, se dobbiamo uscire di notte
a fare un discorso, lo facciamo - allora tutto si può fare.
Quella che adesso si occupa della rassegna stampa è una
madre di novantadue anni. Stiamo mettendo molte cose su internet
perché, è chiaro, dobbiamo stare al passo con
i tempi, però tutto questo è inamovibile, resta,
e dimostra che quando uno fa quello che vuole e quello in cui
crede, e quando sogna, nonostante possa avere molti anni e
avere sofferto molto, be’, allora … sii felice,
puoi, cammina e fai. Questo siamo noi Madri.” […] Le
pazze è il risultato di un incontro, che in quanto
tale non pretende di essere esaustivo; è piuttosto un
racconto di quello che ho visto ed ho imparto ad amare […]
Non un racconto sulle vittime, ma un racconto sulla resistenza
della vita della morte, del dar vita sulla morte, del dar vita
materno sul dar morte dei regimi. (da: Premessa, pp.
7-10)
Daniela
Padoan collabora con “Il
Manifesto” e con la rivista “Via Dogana”;
ha lavorato come autrice per Rai Educational e per RadioRai.
Tra i suoi libri, Miti e leggende del mondo antico (Sansoni
1996) e Come una rana d’inverno. Conversazione con
tre donne sopravvissute ad Auschwitz (Bompiani 2004).
Ha curato Il cuore nella scrittura. Poesie e racconti delle
Madres de Plaza de Mayo (Ediciones Asociación Madres
de Plaza de Mayo 2003) e ha realizzato un documentario sulle
Madri di Plaza de Mayo su Rai 3.
Dall’indice: Premessa; All’inizio
erano casalinghe; 24 marzo 1976: il golpe; Il
sequestro; Il silenzio e l’indifferenza; Nascono
le Madri; Il fazzoletto bianco; I campi; Il
mondo si rovescia; “Ci chiamavano le pazze”; L’invenzione
del materno; La democrazia; Né oblio
né perdono; La relazione con le altre; L’internazionalismo; Le
Madri oggi; La scrittura e la memoria; Postfazione; Bibliografia.
Collegamenti
http://www.speakers-corner.it
http://www.women.it/
http://www.girodivite.it/
http://www.zam.it/
http://www.madres.org/
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