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Fondo librario "Soggettività femminile"
Teca delle nuove accessioni 2007

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Antonia Claudia Voncina, Storie di donne dal Carso al Friuli. Racconti , Empoli, Ibiskos, 2001

Trieste con i pittoreschi paesi del Carso, Gorizia e Udine con le loro fertili terre. Cividale ed Aquileia con l’arte e le memorie storiche. Grado e Lignano con il loro mare.
Questi alcuni degli splendidi luoghi del Friuli-Venezia Giulia dove sono ambientati i coloriti bozzetti di Storie di donne. Soltanto una suggestiva cornice naturale, interiormente rivissuta dall’autrice, può infatti dar vita a ritratti femminili destinati a rimanere impressi nella mente del lettore.
Sono volti di donne che emergono da una comune memoria storica e rispecchiano la regione nella sua tradizione e cultura, riflettendosi nel tempo come immagini vive del nostro presente e del nostro passato.

La goriziana Antonia Claudia Voncina è nota nel panorama letterario per i numerosi riconoscimenti ottenuti a livello nazionale ed internazionale per la prosa (Contratto mortale, 1998; Confine Orientale, 1999) e per la poesia (Parole, 1994; Gocce infrante, 1997; Icone, 1997; Fantasia, 2000).
Molte sue opere sono state premiate e selezionate dalla critica per essere inserite in prestigiose antologie e riviste letterarie. Alcune sono tradotte in lingua slovena.

(dalla seconda e terza di copertina)

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[…] recuperare frammenti di una vita che sembra fuggire, ridare vigore, riscuotere la mente, non cedere alla stanchezza, ricostruire vicende di “vite parallele”, inseguire cose apparentemente “piccole” della vita (in realtà essenziali), cercare un “significato riposto” dell’“arabesco” formato dai ricordi, raccontare “le nostre piccole storie”, navigare “nel sogno, tra cose già viste e conosciute, amate e perdute”, ricomporre frammenti di vita, scoprire storie parallele a quelle di altri popoli, ricostruire “fila di vite intrecciate”. […] Anche le “storie”, del resto, costituiscono una sorta di autobiografia diretta e riflessa, realizzata attraverso il riaffiorare di schegge di un passato che ora si vuole fissare sulla carta per trasformarlo in presente. Si parte, del resto, da una pagina (Sorriso) che mette in primo piano l’Autrice (“Penso che un giorno mi metterò alla ricerca del tempo ormai passato: /Ed allora, sugli antichi sentieri che saprò ripercorrere, ritroverò anche il sorriso che credevo/ perduto”) e ci restituisce un abbozzo di storia attraverso il cenno lieve al sorriso che si credeva perduto. […] Questo libro propone rievocazioni di conoscenze, di parentele e di legami familiari, ritratti di figure forti fiere semplici, rappresentazioni di metamorfosi di personaggi, inseguimenti di voci e discorsi interiori. E, ancora, casi di figure destinate e votate al sacrificio, vicende tristi, tragedie familiari, traumi, richiami a supposti amori e legami affettivi del padre in tempo di guerra, a destini dolorosi, a personaggi amanti del rischio, enigmatici. Ma anche ritratti di gente comune, rievocazioni di luoghi e personaggi in particolare di quel mondo sloveno che l’Autrice sente con particolare e coinvolgente affetto. E, quindi, vicende sentimentali, avventure e vocazioni avventurose, amicizie concluse, nostalgie di stagioni della vita e di figure appartenenti ad anni lontani (il mondo scolastico vi gioca un ruolo particolare).
Il personaggio autobiografico emerge anche mescolandosi con il tratteggio di figure e momenti del proprio milieu familiare o appartenenti al contesto (o ai contesti) nei quali si collocano le diverse fasi della vita. (da: Prefazione di Elvio Guagnini, pp. 6-7)

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