Antonia
Claudia Voncina, Storie di donne dal Carso al Friuli. Racconti ,
Empoli, Ibiskos, 2001
Trieste
con i pittoreschi paesi del Carso, Gorizia e Udine con le
loro fertili terre. Cividale ed Aquileia con l’arte
e le memorie storiche. Grado e Lignano con il loro mare.
Questi alcuni degli splendidi luoghi del Friuli-Venezia Giulia
dove sono ambientati i coloriti bozzetti di Storie di donne.
Soltanto una suggestiva cornice naturale, interiormente rivissuta
dall’autrice, può infatti dar vita a ritratti
femminili destinati a rimanere impressi nella mente del lettore.
Sono volti di donne che emergono da una comune memoria storica
e rispecchiano la regione nella sua tradizione e cultura, riflettendosi
nel tempo come immagini vive del nostro presente e del nostro
passato.
La goriziana
Antonia Claudia Voncina è nota nel panorama letterario
per i numerosi riconoscimenti ottenuti a livello nazionale
ed internazionale per la prosa (Contratto mortale, 1998; Confine Orientale,
1999) e per la poesia (Parole, 1994; Gocce infrante,
1997; Icone, 1997; Fantasia, 2000).
Molte sue opere sono state premiate e selezionate dalla critica
per essere inserite in prestigiose antologie e riviste letterarie.
Alcune sono tradotte in lingua slovena.
(dalla seconda e terza
di copertina)
[…] recuperare frammenti
di una vita che sembra fuggire, ridare vigore, riscuotere la
mente, non cedere alla stanchezza, ricostruire vicende di “vite
parallele”, inseguire cose apparentemente “piccole” della
vita (in realtà essenziali), cercare un “significato
riposto” dell’“arabesco” formato dai
ricordi, raccontare “le nostre piccole storie”,
navigare “nel sogno, tra cose già viste e conosciute,
amate e perdute”, ricomporre frammenti di vita, scoprire
storie parallele a quelle di altri popoli, ricostruire “fila
di vite intrecciate”. […] Anche le “storie”,
del resto, costituiscono una sorta di autobiografia diretta
e riflessa, realizzata attraverso il riaffiorare di schegge
di un passato che ora si vuole fissare sulla carta per trasformarlo
in presente. Si parte, del resto, da una pagina (Sorriso)
che mette in primo piano l’Autrice (“Penso
che un giorno mi metterò alla ricerca del tempo ormai
passato: /Ed allora, sugli antichi sentieri che saprò ripercorrere,
ritroverò anche il sorriso che credevo/ perduto”)
e ci restituisce un abbozzo di storia attraverso il cenno lieve
al sorriso che si credeva perduto. […] Questo libro
propone rievocazioni di conoscenze, di parentele e di legami
familiari, ritratti di figure forti fiere semplici, rappresentazioni
di metamorfosi di personaggi, inseguimenti di voci e discorsi
interiori. E, ancora, casi di figure destinate e votate al
sacrificio, vicende tristi, tragedie familiari, traumi, richiami
a supposti amori e legami affettivi del padre in tempo di guerra,
a destini dolorosi, a personaggi amanti del rischio, enigmatici.
Ma anche ritratti di gente comune, rievocazioni di luoghi e
personaggi in particolare di quel mondo sloveno che l’Autrice
sente con particolare e coinvolgente affetto. E, quindi, vicende
sentimentali, avventure e vocazioni avventurose, amicizie concluse,
nostalgie di stagioni della vita e di figure appartenenti ad
anni lontani (il mondo scolastico vi gioca un ruolo particolare).
Il personaggio autobiografico emerge anche mescolandosi con
il tratteggio di figure e momenti del proprio milieu familiare
o appartenenti al contesto (o ai contesti) nei quali si collocano
le diverse fasi della vita. (da: Prefazione di Elvio
Guagnini, pp. 6-7)
Collegamenti
http://www.storiadelledonne.it/
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