Djuna
Barnes, Camminare nel buio. Lettere scelte a Emily Holmes
Coleman (1934-1938), a cura di Mary Lynn Broe, Milano,
Archinto, 2004
Djuna Barnes a Emily Coleman: una finestra sugli anni Trenta,
fra New York, Londra e Parigi; lettere da un rapporto spesso
conflittuale fra due donne geniali e complesse, che si sono
date reciproca licenza di scandagliarsi nell’intimo.
In totale libertà la Barnes parla degli ambienti che
frequenta, di letteratura, di piccole cose quotidiane, di denaro,
di rapporti con la famiglia e con gli amici comuni. E di complicati,
impossibili amori, perché sia lei sia la Coleman sono
per segreti motivi portate a coinvolgersi, entrambe intense
e impetuose, con amanti tiepidi e riluttanti. Le lettere scelte
coprono il periodo 1934-38, anni cruciali nei quali, mentre
l’Europa veniva spinta «sull’orlo del cambiamento»,
l’autrice completa la sua opera più famosa, Nightwood.
Djuna Barnes, apprezzata da Eliot, Pound, Dylan Thomas, O’Neill,
Montale e Joyce - al quale è per certi versi accostata
- resta sorprendentemente, per il grande pubblico, «la
più famosa sconosciuta del secolo».
(dalla seconda di copertina)
Quale
fu il legame che le portò a
una così intensa collaborazione? A quegli scambi così meticolosi;
lunghi e intimi? È come se si fossero date l’un
l’altra una specie di licenza di scandagliare il sé più vulnerabile
e segreto. Di discutere con franchezza del dove non si conformavano
-o non potevano conformarsi- ai codici sessuali del tempo)
che inserivano un cuneo fra il lavoro delle donne e la loro «femminilità».
Emily Coleman secondo Emma Goldman, era «uno spiritello
selvaggio, e aveva un temperamento vulcanico». […]
Aveva una passione per il mondo mistico, e Djuna insisteva
sul fatto che fosse «noncurante del corpo, non dello
spirito». Emily amava battagliare, coinvolgersi con amanti
tiepidi e riluttanti […]. Contrariamente a Emily, l’ottusità di
Djuna era leggendaria, nonostante l’arguzia pronta e
la straordinaria comprensione del dolore, della storia, dei
traumi del suo passato […]. Quello che è in gioco
in queste lettere è ben più della tanto celebrata
contesa fra la sfera pubblica e privata della donna moderna.
Le lettere della Barnes alla Coleman testimoniano della lotta
delle due donne per «penetrare all’interno delle
storie esterne» - molto all’interno. Psicologia
femminile, paure, sessualità, intreccio di amanti, legami
familiari, come pure i conflitti etici e sociali, tutto diventa
centrale nel loro immaginario. Il loro è uno di quei
rari sguardi a uno spazio protetto, una «zona di contatto» epistolare
nella quale è possibile portare alla superficie e affrontare
anche le contraddizioni. In questa «provincia di libertà verbale»,
due donne forti e intelligenti potevano colmare il divario
fra alta e bassa cultura - discutevano dei fratelli Marx con
lo stesso ardore con il quale trattavano la Religio Medici,
Mae West con lo stesso fervore di Blake. E insieme tessevano
anche una critica delle aspettative culturali di donne che
rivendicavano uno spazio per le paure private, le intense gelosie
e le varie elaborazioni della loro soggettività. (da: Introduzione di
Mary Lynn Broe, pp. 7-9).
Collegamenti
http://www.universitadelledonne.it/
http://www.archinto.it/
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