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Fondo librario "Soggettività femminile"
Teca delle nuove accessioni 2007

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Djuna Barnes, Camminare nel buio. Lettere scelte a Emily Holmes Coleman (1934-1938), a cura di Mary Lynn Broe, Milano, Archinto, 2004

Djuna Barnes a Emily Coleman: una finestra sugli anni Trenta, fra New York, Londra e Parigi; lettere da un rapporto spesso conflittuale fra due donne geniali e complesse, che si sono date reciproca licenza di scandagliarsi nell’intimo. In totale libertà la Barnes parla degli ambienti che frequenta, di letteratura, di piccole cose quotidiane, di denaro, di rapporti con la famiglia e con gli amici comuni. E di complicati, impossibili amori, perché sia lei sia la Coleman sono per segreti motivi portate a coinvolgersi, entrambe intense e impetuose, con amanti tiepidi e riluttanti. Le lettere scelte coprono il periodo 1934-38, anni cruciali nei quali, mentre l’Europa veniva spinta «sull’orlo del cambiamento», l’autrice completa la sua opera più famosa, Nightwood.
Djuna Barnes, apprezzata da Eliot, Pound, Dylan Thomas, O’Neill, Montale e Joyce - al quale è per certi versi accostata - resta sorprendentemente, per il grande pubblico, «la più famosa sconosciuta del secolo».

(dalla seconda di copertina)

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Quale fu il legame che le portò a una così intensa collaborazione? A quegli scambi così meticolosi; lunghi e intimi? È come se si fossero date l’un l’altra una specie di licenza di scandagliare il sé più vulnerabile e segreto. Di discutere con franchezza del dove non si conformavano -o non potevano conformarsi- ai codici sessuali del tempo) che inserivano un cuneo fra il lavoro delle donne e la loro «femminilità». Emily Coleman secondo Emma Goldman, era «uno spiritello selvaggio, e aveva un temperamento vulcanico». […] Aveva una passione per il mondo mistico, e Djuna insisteva sul fatto che fosse «noncurante del corpo, non dello spirito». Emily amava battagliare, coinvolgersi con amanti tiepidi e riluttanti […]. Contrariamente a Emily, l’ottusità di Djuna era leggendaria, nonostante l’arguzia pronta e la straordinaria comprensione del dolore, della storia, dei traumi del suo passato […]. Quello che è in gioco in queste lettere è ben più della tanto celebrata contesa fra la sfera pubblica e privata della donna moderna. Le lettere della Barnes alla Coleman testimoniano della lotta delle due donne per «penetrare all’interno delle storie esterne» - molto all’interno. Psicologia femminile, paure, sessualità, intreccio di amanti, legami familiari, come pure i conflitti etici e sociali, tutto diventa centrale nel loro immaginario. Il loro è uno di quei rari sguardi a uno spazio protetto, una «zona di contatto» epistolare nella quale è possibile portare alla superficie e affrontare anche le contraddizioni. In questa «provincia di libertà verbale», due donne forti e intelligenti potevano colmare il divario fra alta e bassa cultura - discutevano dei fratelli Marx con lo stesso ardore con il quale trattavano la Religio Medici, Mae West con lo stesso fervore di Blake. E insieme tessevano anche una critica delle aspettative culturali di donne che rivendicavano uno spazio per le paure private, le intense gelosie e le varie elaborazioni della loro soggettività. (da: Introduzione di Mary Lynn Broe, pp. 7-9).

Collegamenti

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