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Fondo librario "Soggettività femminile"
Teca delle nuove accessioni 2007

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Rita Charbonnier, La sorella di Mozart, Milano, Corbaccio, 2006

Wolfgang Amadeus Mozart, il più grande compositore di tutti i tempi, aveva una sorella che era a sua volta un genio musicale e con la quale si esibiva durante l’infanzia, sotto la guida rigida del padre Leopold. Ma d’un tratto della sorella, Nannerl, sembra scomparire ogni traccia.
La figura del genio fanciullo giganteggia nel tempo e tutt’intorno si fa ombra. Perché mai? Cosa accadde di quel prodigioso talento, nato in un corpo di donna? Rita Charbonnier ha deciso di addentrarsi nel regno indistinto della storia non scritta e di restituire a Nannerl Mozart quella personalità che solo a tratti si può intuire nelle poche lettere che di lei ci rimangono. Ne è nato un romanzo da cui emerge una vibrante figura femminile del Settecento, per tanti versi così vicina a una donna del nostro tempo. Gli amori di Nannerl - il fratello minore prima di tutto, e poi i due grandi uomini della sua vita - sono influenzati dal suo vero, unico, grandissimo amore, quello per la musica che la porta a lottare senza sosta per esprimere il proprio talento, alla ricerca di un riconoscimento che appare sempre più lontano, ma forse non è davvero irraggiungibile...

Rita Charbonnier ha studiato pianoforte classico e canto operistico; si è esibita come attrice e cantante in diverse produzioni teatrali di primo livello, prima di dedicarsi completamente alla scrittura. È sceneggiatrice televisiva e giornalista di spettacolo, specializzata nel teatro musicale. La sorella di Mozart è il suo primo romanzo.

“Con lentezza, la mano dell’uomo si spostò dalla sua spalla fino al collo e poi alla guancia, e lì si fermò ad assaporare il contatto della pelle che s’era fatta umida. Respirando dalla bocca, trattenendo l’affanno. Nannerl chiuse gli occhi e piegò leggermente il capo, beandosi di quella carezza. Poi mantenendo gli occhi chiusi, sollevò morbide le braccia e posò le dita sulla tastiera. Accarezzava dolcemente i tasti mentre Armand accarezzava lei, senza affondare, senza ticchettare le unghie sull’avorio e l’ebano, senza creare il più leggero suono.”

(dalla seconda, terza e quarta di copertina)

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Allora, allo stesso modo, io la pregherei di non fare illazioni di alcun genere sul mio abbandono dell’attività concertistica e della composizione. I suoi discorsi, Maggiore, sono sale sulla ferita. Una ferita che sanguina ogni giorno, poiché in ogni istante, anche in questo preciso istante, esattamente come quand’ero bambina, la musica preme dentro di me per uscire; è come l’onda d’assalto di un’ubriacatura che dalle mie viscere si spinge fino alla gola ed al cervello e lo fa turbinare; è una tempesta interna che non può trovare sfogo, dunque l’unica mia possibilità è ignorarla e dedicarmi ad altro. Le è chiaro, adesso, Armand? L’insegnamento, e particolarmente a Victoria che come ben sa è la mia migliore allieva, è l’unico angusto sentiero nel quale io riesca a convogliare e costringere questo marasma e farlo tacere, almeno temporaneamente. E lei, come anche mio fratello, mi viene adesso a dire che sto sprecando il mio talento? E con quale diritto?
Mi perdoni; non sono riuscita a moderare i toni. Non so neanche se le farò avere questa lettera. Forse farei meglio a stracciarla, ed aspettare altro tempo, e in seguito fingere con me stessa d’aver dimenticato le sue parole. Nannerl Mozart, Salisburgo, 24 marzo 1777. (p. 14 )

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