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Fondo librario "Soggettività femminile"
Teca delle nuove accessioni 2007

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Nadia Gallico Spano, Mabrúk. Ricordi di un’inguaribile ottimista, AM§D Edizioni, Cagliari, 2005

Alla vigilia della seconda guerra mondiale la giovanissima Nadia Gallico, (appartenente ad una famiglia ebrea antifascista residente a Tunisi dalla seconda metà dell’Ottocento) sposa il rivoluzionario di professione Velio Spano, ricercato dalle polizie di tutta Europa, esule sardo originario del centro minerario di Guspini, circondato dal mito di eroe imprendibile.
Italiani e francesi, ebrei e musulmani, comunisti e gollisti, suore e liberi pensatori compongono la Tunisi multietnica, nella quale Nadia e Velio iniziano la loro vita in comune, che non si arrende all’avanzata del nazismo e trova nella solidarietà della famiglia Gallico, offerta a tutti i perseguitati politici, un rifugio sicuro.
Napoli liberata, città dai mille volti della sofferenza umana, laboratorio politico dell’Italia democratica, è la tappa iniziale della nuova vita. Il referendum istituzionale e le elezioni per l’Assemblea Costituente sono la prima grande prova politica per le donne italiane: il 2 giugno del 1946, al compimento dei trent’anni, Nadia viene eletta deputato nelle liste del partito comunista. La famiglia e la politica saranno i suoi impegni totali.
Inviata dal partito a fondare in Sardegna le strutture femminili, percorrerà, paese per paese, un’isola famosa per il suo arcaismo in un paesaggio che sembra una continuazione di quello tunisino. Le tappe fisse sono Cagliari dalla bianca spiaggia del Poetto, Guspini luogo di antichi affetti e Carbonia, la città delle miniere occupate per mesi dagli operai.
Nadia deputato e Velio senatore si incontrano, allevano ed educano le loro tre figlie tra un aereo e l’altro, tra una riunione politica e un comizio, tra un’occupazione delle terre e il viaggio in Cina per la proclamazione della Repubblica popolare.
I ricordi di Nadia, venati di sottile ironia, ricostruiscono quasi un secolo di storia attraverso la rievocazione di lotte e solidarietà ma anche di amicizie e passioni.
Mabrúk, in Tunisia significa benedetto, come segno di augurio per occasioni liete.

(dalla quarta di copertina)

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E così, queste sono le memorie di una «inviata del demonio»: una donna che, prima che cominciassero a diventare conquiste riconosciute, praticava la pericolosa arte di pensare con la sua testa, di vivere l’uguaglianza e la differenza, di parlare in pubblico, di essere nel mondo come persona di pieno diritto. Erano tempi complicati, non solo la guerra ma quel dopoguerra in cui le donne si affacciavano ai diritti di cittadinanza, e c’era nella Chiesa cattolica chi si arrogava il diritto di decidere chi è umano e chi no -e chiamava «bestiole» le bellissime bambine non battezzate di una Comunista.
Il paradosso, semmai, è che se in questa autobiografia c’è un centro narrativo, un asse portante, questo è proprio la famiglia […] una «normale» famiglia nucleare: due genitori che si vogliono bene, figlie amate, assistenza ricevuta e data da zii, nonni e cugini, separazioni e riunioni, rapporti intergenerazionali che si ricompongono anche al di sopra delle fratture politiche. È una storia politica incrociata con la domesticità, dove i capitoli prendono il nome dalle case - case trovate, lasciate, descritte … Poi, se vai a guardare più da vicino, ti accorgi della diversità: per esempio, in quelle case il nucleo familiare di Nadia e Velio Spano e delle loro bambine vive spesso insieme con altre famiglie, altre coppie, altre persone – e la coabitazione non è mai descritta come una sofferenza ma sempre come un arricchimento di rapporti, per un gruppo familiare che non è mai stato isolato o separato. (da: Prefazione di Sandro Portelli, pp. 7-8)

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Dall’indice: Prefazione di Sandro Portelli; Il mio incontro con la Sardegna (1945); Tunisi scomparsa (1916-1939); I cinque anni che cambiano la mia vita (1939-1945); In Italia (1945-1946); Gli anni sardi (1947-1958); Via Crescenzio (1959-2005).

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