Liv Ullmann, Cambiare,
Milano, Mondadori, 1990
Una donna
che affronta la propria vita e la carriera con forza ma anche
con tremori e paure, non rinunciando mai alla propria femminilità, alla propria
vita privata. Dall’infanzia a Oslo ai riflettori della
mondanità Liv Ullmann è, sempre e comunque,
una donna in lotta contro un mondo di uomini. Esemplare è,
a tale riguardo, il suo rapporto, durato cinque anni, con Ingmar
Bergman. Emergono qui i lampi di genio e le metodologie di
lavoro di un grande maestro del cinema, ma anche le sue idiosincrasie.
Una relazione fatta di amore-odio, finita perché esauritasi,
ma senza drammi, senza rotture clamorose. E poi, il rapporto
con la figlia Linn, pieno di tenerezze, di bronci, di piccole
scoperte quotidiane. La ricerca complessa e doverosa di una
comunione spirituale paritetica, come è difficile trovare
tra madre e figlia. Donna sensibile e intelligente, dipinge
ritratti al vetriolo, perché terribilmente veri, delle
personalità con cui s’è incontrata. Qualche
nome? Nixon, Kissinger, Fellini. Tutto il falso mondo di Hollywood
coi suoi ideali di cartapesta. I suoi amici e quelli di Bergman.
Questa è un’autobiografia scritta con stile particolare,
dall’andamento simile ai flash-back cinematografici,
densa di fatti ed emozioni che non possono non coinvolgere
il lettore. Fra i tanti libri sulle donne, questo è uno
di quelli che nascono da una donna consapevole di sé e
degli altri. Una donna che si studia, si analizza, si interroga.
E che cerca di cambiarsi, sempre, caparbiamente.
In questo libro parlo di molte persone,
che spesso cito con il loro nome, ma più spesso lascio
anonime; o magari una volta le chiamo per nome e la volta successiva
non più. Sono tutte comunque persone vere, e ciò che
scrivo di loro ha fatto parte della mia vita. (p. 6)
Sono venuta al mondo in un piccolo ospedale, a Tokio. La mamma
dice che ricorda due cose:
Un topo che ha attraversato di corsa il pavimento, e lo considerò un
buon augurio.
Un’infermiera che si chinava su di lei mormorando in
tono di compatimento: «Purtroppo è una bambina.
Preferisce dirlo lei stessa a suo marito?». ( p. 7)
Ora eccomi
qui, i miei pensieri mi portano in giro per il mondo e dentro
me stessa, mentre cerco di buttar giù i ricordi di
questo mio viaggio.
Voglio scrivere dell’amore – dell’essere
una creatura umana – della solitudine – dell’essere
donna.
Voglio raccontare un incontro su un’isola. E parlare
di un uomo che ha cambiato la mia vita.
Voglio scrivere di un cambiamento che è stato casuale
e di un cambiamento che è stato voluto.
Voglio fissare il ricordo di momenti che considero altrettanti
doni, momenti belli e momenti brutti.
Non credo che la conoscenza o l’esperienza che fanno
parte di me siano maggiori di ciò che chiunque altro
ha appreso o provato.
Ho realizzato un sogno - e in cambio se ne sono presentati
dieci altri. Ho visto il rovescio di qualcosa che luccica.
La persona di cui scriverò non è la Liv Ullmann
di cui si legge sulle riviste e sui giornali. Qualcuno penserà forse
che ho tralasciato alcuni fatti importanti della mia vita,
ma non ho mai avuto l’intenzione di scrivere un’autobiografia.
Paradossalmente, la mia professione esige l’esibizione
quotidiana del mio corpo, del mio volto e delle mie emozioni.
Ora sento una profonda riluttanza a far luce su me stessa.
Temo che ciò che scriverò mi lascerà vulnerabile,
non più capace di difendermi. ( p. 8)
Collegamenti
http://it.wikipedia.org
http://www.mymovies.it/
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