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Fondo librario "Soggettività femminile"
Teca delle nuove accessioni 2007

torna a teca 2007

Liv Ullmann, Cambiare, Milano, Mondadori, 1990

Una donna che affronta la propria vita e la carriera con forza ma anche con tremori e paure, non rinunciando mai alla propria femminilità, alla propria vita privata. Dall’infanzia a Oslo ai riflettori della mondanità Liv Ullmann è, sempre e comunque, una donna in lotta contro un mondo di uomini. Esemplare è, a tale riguardo, il suo rapporto, durato cinque anni, con Ingmar Bergman. Emergono qui i lampi di genio e le metodologie di lavoro di un grande maestro del cinema, ma anche le sue idiosincrasie. Una relazione fatta di amore-odio, finita perché esauritasi, ma senza drammi, senza rotture clamorose. E poi, il rapporto con la figlia Linn, pieno di tenerezze, di bronci, di piccole scoperte quotidiane. La ricerca complessa e doverosa di una comunione spirituale paritetica, come è difficile trovare tra madre e figlia. Donna sensibile e intelligente, dipinge ritratti al vetriolo, perché terribilmente veri, delle personalità con cui s’è incontrata. Qualche nome? Nixon, Kissinger, Fellini. Tutto il falso mondo di Hollywood coi suoi ideali di cartapesta. I suoi amici e quelli di Bergman. Questa è un’autobiografia scritta con stile particolare, dall’andamento simile ai flash-back cinematografici, densa di fatti ed emozioni che non possono non coinvolgere il lettore. Fra i tanti libri sulle donne, questo è uno di quelli che nascono da una donna consapevole di sé e degli altri. Una donna che si studia, si analizza, si interroga. E che cerca di cambiarsi, sempre, caparbiamente.

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In questo libro parlo di molte persone, che spesso cito con il loro nome, ma più spesso lascio anonime; o magari una volta le chiamo per nome e la volta successiva non più. Sono tutte comunque persone vere, e ciò che scrivo di loro ha fatto parte della mia vita. (p. 6)

Sono venuta al mondo in un piccolo ospedale, a Tokio. La mamma dice che ricorda due cose:
Un topo che ha attraversato di corsa il pavimento, e lo considerò un buon augurio.
Un’infermiera che si chinava su di lei mormorando in tono di compatimento: «Purtroppo è una bambina. Preferisce dirlo lei stessa a suo marito?». ( p. 7)

Ora eccomi qui, i miei pensieri mi portano in giro per il mondo e dentro me stessa, mentre cerco di buttar giù i ricordi di questo mio viaggio.
Voglio scrivere dell’amore – dell’essere una creatura umana – della solitudine – dell’essere donna.
Voglio raccontare un incontro su un’isola. E parlare di un uomo che ha cambiato la mia vita.
Voglio scrivere di un cambiamento che è stato casuale e di un cambiamento che è stato voluto.
Voglio fissare il ricordo di momenti che considero altrettanti doni, momenti belli e momenti brutti.
Non credo che la conoscenza o l’esperienza che fanno parte di me siano maggiori di ciò che chiunque altro ha appreso o provato.
Ho realizzato un sogno - e in cambio se ne sono presentati dieci altri. Ho visto il rovescio di qualcosa che luccica.
La persona di cui scriverò non è la Liv Ullmann di cui si legge sulle riviste e sui giornali. Qualcuno penserà forse che ho tralasciato alcuni fatti importanti della mia vita, ma non ho mai avuto l’intenzione di scrivere un’autobiografia.
Paradossalmente, la mia professione esige l’esibizione quotidiana del mio corpo, del mio volto e delle mie emozioni. Ora sento una profonda riluttanza a far luce su me stessa. Temo che ciò che scriverò mi lascerà vulnerabile, non più capace di difendermi. ( p. 8)

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