"Io
rifiuto [di lasciare il Paese] perchè
non mi sento colpevole, né artefice di pericoli
al Paese, né macchinatore di disegni che
possano tornargli funesti; [...] perché
il desiderio [dell' allontanamento] viene,
non come Voi credete. dal Paese - dal Paese che
pensa, lavora e combatte intorno alle insegne di
Garibaldi - ma dal Ministero Torinese, verso il
quale non ho debito alcuno, e ch'io credo funesto
all' Unità della Patria; da faccendieri e
gazzettieri senza coscienza d' onore e di moralità
nazionale, senza culto fuorché verso il Potere
esistente qual' esso sia, e ch' io, per conseguenza,
disprezzo; e dal volgo dei creduli inoperosi, che
giurano, senz' altro esame, nella parola d'ogni
potente, e ch' io, per conseguenza, compiango"
Lettera di G.Mazzini a G. Pallavicino, Napoli,
6 ottobre [1860]
Espressione del clima che si respirava in Italia
in quei giorni è la vignetta apparsa sulle
pagine del "Fischietto", nell'agosto 1860