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Fondo librario "Soggettività femminile"
Teca delle nuove accessioni 2007

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Julia Kristeva, Hannah Arendt. La vita, le parole, Roma, Donzelli, 2005

«È come se determinate persone si trovassero nella loro propria vita (e soltanto in tale dimensione, non in se stesse in quanto persone!) talmente esposte da poter essere paragonate nello stesso tempo a punti d’incrocio e a oggettivazioni concrete “della” vita». Quando scrive queste righe, Hannah Arendt (1906-75) ha 24 anni. Forse non è una strana coincidenza che oggi, a cento anni dalla sua nascita, esse descrivano magistralmente il suo complesso itinerario personale.
Giovane studentessa di filosofia, studia a Friburgo con Martin Heidegger: un incontro che – nonostante gli insanabili conflitti e le tempeste sentimentali – segnerà irreversibilmente il suo percorso speculativo e spirituale. Di famiglia ebrea, nel 1933 è costretta a fuggire dalla Germania nazista per approdare in Francia e infine a New York. Una vita vissuta con rara intensità, che a più riprese si specchia nella storia e nelle drammatiche vicende del suo tempo. In questa biografia – che insieme a quelle di Colette e Melanie Klein, forma il grande trittico dedicato da Julia Kristeva al «genio femminile» – vengono ripercorsi con appassionata lucidità gli sviluppi di un pensiero che fin da subito ha posto al centro del suo interesse il tema della vita. Negano la vita umana sia il nazismo sia lo stalinismo, che con intuizione assai precoce la filosofa ha definito come due facce dello stesso orrore totalitario. Nelle moderne democrazie, dominate dalla macchina, l’essere umano finisce per diventare superfluo. Esiste una possibilità di salvezza? Hannah Arendt ci crede e scommette su quel miracolo di una pluralità vivente che può dar vita a una configurazione democratica dello spazio politico. Una utopia? Forse no, suggerisce Julia Kristeva, piuttosto una possibilità di riscatto e dunque una promessa.

(dalla quarta di copertina)

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Julia Kristeva è nata il 24 giugno 1941 a Silven in Bulgaria. Nel 1963 si diploma in Filologia romanza all’Università di Sofia. Attualmente insegna Linguistica e Semiologia all’Università di Parigi. Esponente di spicco della corrente strutturalista francese, ha poi rivolto i suoi interessi alla psicoanalisi. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo: In principio era l’amore. Psicoanalisi e fede (Bologna 1987); I samurai (Torino 1991); La donna decapitata (Palermo 1997). Della trilogia dedicata al «genio femminile», Donzelli ha pubblicato Colette. Vita di una donna (2004), Melanie Klein. La madre, la follia (2006).

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