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Julia Kristeva, Bisogno di credere. Un punto di vista laico, Roma, Donzelli, 2006

Julia Kristeva, intellettuale, semiologa, psicoanalista, scrittrice, ha accettato una sfida alta: parlare al pubblico raccolto nella prima chiesa cattolica di Francia niente meno che della sofferenza. Parlarne da laica, quale si professa; ma anche con un’attenzione particolarmente sensibile a quel “bisogno di credere” e a quell’elaborazione del dolore che rappresentano uno degli apporti più originali del cristianesimo alla nostra civiltà. Non solo infatti il dio cristiano è un dio singolare, caratterizzato dall’essere persona: è un dio che accetta e incorpora in sé la sofferenza, fino alla conseguenza della passione e della morte. A ben vedere, è questa una differenza profonda tra il cristianesimo e le altre religioni monoteiste. Ed è una differenza che non fonda, beninteso, alcuna superiorità, ma che definisce una peculiarità di cui l’intero Occidente è portatore. Di questa peculiarità sarebbe assurdo e pericoloso disfarsi. Essa merita piuttosto, in tempi così difficili, di essere ripresa e ripensata. In questo libro, che raccoglie assieme al testo della Conferenza di Notre-Dame un ampio saggio inedito scritto appositamente, Kristeva anticipa i termini delle sue nuove sfide intellettuali e pone, con esemplare e scomoda lucidità, questioni attualissime che ci riguardano tutti. «La mia lettura della passione di Cristo mi porta a sognare un sogno: che le aperture e le complicità necessarie contro la barbarie che si addensa attorno a noi possano essere tessute non solo, e forse non tanto, tra il cristianesimo e le altre religioni oggi tentate dall’integralismo, quanto piuttosto tra il cristianesimo e quella visione della complessità umana a cui aderisco, che è scaturita dal cristianesimo e che ha l’ambizione di percorrere le vie rischiose della libertà».

Nata nel 1941 in Bulgaria, Julia Kristeva insegna Linguistica e Semiologia all’Università di Parigi. Esponente di spicco della corrente strutturalista francese, ha poi rivolto i suoi interessi alla psicoanalisi. Di Julia Kristeva la Donzelli editore ha pubblicato la trilogia dedicata al «genio femminile»: Colette (2004); Hannah Arendt (2005); Melanie Klein (2006). Per questa trilogia, Julia Kristeva è stata insignita del Premio Roma-«Amelia Rosselli» (2005) e del Premio «Hannah Arendt» (2006).

(dalla seconda e terza di copertina)

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Io sono infatti tra quanti ritengono che nel corso delle grandi crisi attraversate dall’Occidente, in particolare nel Rinascimento, ma anche nel XVIII secolo e in un altro modo oggi, alcuni uomini e alcune donne abbiano saputo spiegare e ricomporre il bisogno di credere: lo hanno fatto ponendosi accanto e di fronte alle religioni, in modo diverso da esse. I mistici non hanno forse corso subito il rischio di questa esperienza, con una sorta di esclusione interna al “canone”? (da: Quell’incredibile bisogno di credere, p. 6)

Di fronte a voi c’è una donna non credente, - psicoanalista, insegnante, scrittrice -, convinta però che il «genio del cristianesimo» abbia introdotto e continui a diffondere innovazioni radicali nell’esperienza religiosa degli esseri dotati di parola. Innovazioni delle quali non abbiamo ancora misurato appieno la portata rivoluzionaria […]. Tra queste innovazioni specifiche quella che riguarda la sofferenza è forse la più radicale perché, paradossalmente, è meno misteriosa e quindi più universale. (da: Soffrire. Conferenza di Quaresima, p. 128)

Dall’indice: 1 - Quell’incredibile bisogno di credere. Conversazione di Julia Kristeva con il suo editore italiano; 2 - Dalle Madonne ai nudi. Il cristianesimo, la femminilità e l’idea di bellezza; Da Gesù a Mozart. La difesa del cristianesimo; Soffrire. Conferenza di Quaresima, tenuta a Notre - Dame il 19 marzo 2006; Giovanni Paolo II. Il genio del cattolicesimo.

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