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Luce Irigaray, Oltre i propri confini, Milano, Baldini Castaldi Dalai, 2007

Questo libro è stato ideato in Italia, oltre i miei propri confini: nazionali, culturali, linguistici. Mi pare che sia un nostro compito oggi essere capaci di varcare tutte le frontiere, senza tuttavia perdere la nostra identità né nuocere a quella dell'altro. Il modo di compierlo è dialogare in ogni momento e in ogni luogo con la persona che incontriamo. Così impariamo a uscire dal nostro proprio orizzonte per costruire, a poco a poco, un mondo nuovo che tenga conto delle differenze fra tutte e tutti. La nostra appartenenza sessuata delinea i primi confini che dobbiamo allo stesso tempo rispettare e aprire per incontrare l'altro. Essa corrisponde al più basilare passaporto per andare oltre tutti gli altri confini. Ho, quindi, incontrato sia donne sia uomini la cui formazione e il cui impegno erano diversi: una donna era responsabile della cultura per la Regione Campania e un'altra presidente dell'associazione “Il Filo di Arianna” di Verona; un uomo era professore di filosofia politica all'Università Ca' Foscari di Venezia e un altro padre priore dell'eremo camaldolese di Fonte Avellana. In un primo tempo ho tenuto una conferenza [...] su un tema da loro proposto.[...] Gli argomenti trattati imparare ad amare, la violenza esercitata dalle donne, il ripensamento della democrazia e il divenire del cristianesimo in un'epoca postmoderna e multiculturale – sono, in realtà, insieme universali e propri dell'Italia, e possono rappresentare un suo contributo per la costruzione di una cultura mondiale.
Luce Irigaray è francese. È direttrice di ricerca in filosofia presso il centro Nazionale della Ricerca Scientifica di Parigi. Ha una formazione multidisciplinare: filosofia, linguistica, letteratura, psicologia e psicanalisi. Ha lavorato sull’analisi del linguaggio a livello poetico, patologico e sessuato. Da Speculum si è dedicata alla costruzione di una cultura a due soggetti, maschile e femminile, portatori di valori differenti ma di equivalente importanza per l’elaborazione di legami e di civiltà, sia nell’ambito privato che in una comunità umana mondiale. Il suo lavoro si esprime in modo filosofico (Speculum, Etica della differenza sessuale, Amo a te, Essere due), scientifico (Parlare non è mai neutro), letterario (Passioni elementari, Preghiere quotidiane) e politico (La democrazia comincia a due).

(dalla terza e quarta di copertina)

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Ogni tradizione regola in una maniera specifica le diverse dimensioni della natura umana, e in particolare la differenza fra i sessi attraverso usi relativi alle genealogie e alle alleanze. La differenza fra le culture può, in gran parte, essere interpretata tramite la differenza fra i sessi, che corrisponde a un'irriducibile e basilare struttura in ciascuna. Pretendere di confrontarsi alla differenza fra le culture prima, e senza affrontare la questione della differenza fra i sessi incorre nel rischio di non potere trattare alcuna di queste differenze e di andare sempre più avanti in una perdita di ogni identità umana. Infatti, la differenza fra i sessi è una chiave non sostituibile per accedere a una cultura mondiale. Provvede al più indispensabile passaporto per attraversare i propri confini, senza smarrirsi né ridurre l'altro a se stessi.
La verità non si impone a chi non la vuole o non la può intravedere, anzitutto se non è una ma sempre almeno due. È necessario ricorrere a strategie che, a poco a poco, la svelano. Il dialogo è certo la metodologia più adeguata, anzitutto se è condotto in modo che nessuno né nessuna creda di detenere la verità perché questa sta insieme in ciascuno dei due e fra i due. Un simile metodo vale dunque per scoprirla e imparare a condividerla sia fra i sessi sia fra le culture. Si può così avvicinare alla verità dell'umano stesso e alla via, alle vie, per coltivarlo e farlo sbocciare. Le difficoltà da superare non sono poche ma non possiamo schivarle se vogliamo contribuire al divenire dell'umanità con le sue esigenze presenti.
Questo libro raccoglie dialoghi che si sono svolti in Italia - oltre i miei propri confini: nazionali, culturali, linguistici.
Per intrecciare la questione della differenza fra i sessi con quella della differenza fra le culture, presento scambi sia con uomini che donne, del Nord e del Sud dell'Italia, la cui formazione e impegno sono diversi. I dialoghi si riferiscono in parte a conferenze che ho tenuto - a Napoli, a Venezia, a Verona, all'eremo camaldolese di Monte Giove a Fano - su temi - proposti da chi mi fa le domande. Le stesse relazioni sono, quindi, risposte a richieste che mi sono state rivolte da italiane e da italiani a partire dai loro propri interessi. Esse rappresentano, dunque, una prima maniera di varcare le nostre frontiere perché, se gli argomenti scelti non sono propri dell'Italia, sono però privilegiati e trattati in modo particolare.
È proprio sul tema dell'amore che sono stata chiamata a Napoli. Lucia Mastrodomenico, che ha assicurato la mediazione per questo incontro, mi ha chiesto di tratteggiare un cammino per insegnare ad amare. Imparare ad amare non sembra una cosa possibile. (da: Introduzione, pp. 11-2)
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Lei dice che solo quando sono veramente due l'uomo e la donna possono amarsi. Quando e come si crea questo luogo del noi?
Per me, essere due non tocca solo all'intimità, almeno nel senso che diamo abitualmente a questa parola. Essere due è la base, o dovrebbe esserlo, di ogni relazione umana, viva e presente. Solo quando siamo in due possiamo rapportarci l'uno all'altro senza l'intervento di un terzo fra di noi, e in noi, che ci separa. La relazione in due, anzitutto quando è una relazione di amore e di desiderio nella differenza, crea un luogo fatto dai due, che non appartiene nè all'uno né all'altro. La relazione in due produce un terzo che non è necessariamente un figlio. Basta vedere lo spazio che si crea quando due amanti camminano l'uno verso l'altro, si parlano, si abbracciano. Spesso la gente che resta fuori è affascinata da questo luogo che si percepisce ma in cui non si può entrare. Questo spazio, questa casa direi, che accompagna quelli che si amano è necessaria per proteggere la loro intimità, di cui è anche l'opera.
Solo in due, la relazione può essere totale, perché l'essere due può rendere a ciascuno, ciascuna, la sua unità grazie al rispetto per l'altro e la fedeltà a se stessi. […]
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In una sua conferenza (più di una decina di anni fa) dal titolo «L’ amore: tra passione e civiltà» diceva che «come dire diversamente Ti amo è una delle questioni più radicali e necessarie della nostra epoca». Siamo arrivate al titolo della sua conferenza «Imparare ad amare», Ma l'amore si può imparare?
Non solo si può ma si dovrebbe insegnare l'amore, in particolare a scuola. È la cosa più utile da insegnare: per l'individuo e per la società. Insegnare l'amore implica una cultura dell'intera personalità allorché l'educazione attuale si preoccupa quasi esclusivamente dell'aspetto mentale. Questo non favorisce la convivenza, né nella sfera privata, né nella sfera pubblica. Un'istruzione basata prima di tutto sull'astrazione ci trasforma in una sorta di automa competente ma piuttosto aggressivo, e non capace di convivialità se non formale e sottoposta a regole, morali ad esempio. Non si tratta ancora qui di relazioni vive, dinamiche, reali fra le persone. Rapportarsi all'altro diviene allora un dovere, allorché abbiamo in noi forze che ci attraggono l'uno verso l'altro. Se esse
non sono educate, ma ignorate e represse nell'educazione dei ragazzi e delle ragazze, questi si rinchiudono in loro stessi e non possono più entrare in relazione, fra l'altro sessuale, con l'altro, l'altra, senza violenza. Questo l'ho osservato quando ho fatto il mio lavoro dedicato alla convivenza nella differenza presso scuole delle Regioni Emilia Romagna e Lombardia (parla di questa esperienza il mio libro Chi sono io? Chi sei tu?). Ho verificato anche che sia ragazzo/i che ragazza/e sono molto disponibili per imparare a conoscersi meglio l'un l'altro, e che chiedono aiuto per sapere come entrare in relazione fra di loro, nel rispetto delle loro differenze. Soffrono di essere sottoposti a un insegnamento soltanto neutro e astratto che non parla a ciò che sono più intimamente, realmente. Mi hanno perfino chiesto di venire con me a Parigi per proseguire questo tipo di istruzione… (da: Intervista di Lucia Mastrodomenico a Luce Irigaray, pp. 45-8)

Dall’indice: Introduzione; Imparare ad amare; Intervista di Lucia Mastrodomenico a Luce Irigaray; Una democrazia da ripensare; Intervista di Luigi Vero Tarca a Luce IrigarayCi manca una cultura della nostra energia; Intervista di Anna Tantini a Luce Irigaray; Ai confini della terra, ai confini di noi stessiIntervista di Don Alessandro Barban a Luce Irigaray; A modo di conclusione. La condivisione della felicità.

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