Judith Butler, Critica della violenza etica, Milano, Feltrinelli, 2006
Questo libro nasce da un interrogativo: come è possibile parlare di filosofia morale nel quadro della società contemporanea? Porre la domanda in questi termini significa accettare che i problemi morali non solo emergano in un contesto di relazioni sociali, ma che la forma che tali problemi assumono cambi in base a quel contesto e da quel contesto siano inseparabili. L'atto costitutivo, il primo passo dell'agire morale individuale, si condensa così nell'esperienza fallimentare di “dar conto di sé”. . Proprio l'esperienza dell'impossibilità di rendere pienamente conto di sé, ovvero di rendere conto pienamente dei nostri atti e delle nostre scelte, esperienza che comporta il riconoscimento di un debito inestinguibile verso l'altro, diventa per Judith Butler la base di una nuova nozione di responsabilità morale che pone al centro dell'agire morale la generosità, in contrapposizione a quelle concezioni 'violente' dell'etica che pretendono di fondare i propri principi sulla visione di un io sovrano e autotrasparente. Articolando la tesi nel confronto con Adorno e Foucault in primo luogo, ma anche con Cavarero, Lévinas, Nancy e la psicoanalisi, Butler svolge una serie di analisi e riflessioni filosoficamente suggestive, riconfigurando l'etica come progetto in cui essere un soggetto morale significa assumere un atteggiamento critico nei confronti di norme sulla cui base si è chiamati ad agire ma che non si sono consapevolmente scelte. Butler, in questo che è il suo primo libro dedicato alla filosofia morale, illumina ciò che significa per noi, “creature fallibili”, costruire e condividere un'etica della vulnerabilità, dell'umiltà e della responsabilità.
Judith Butler insegna alla University of California, a Berkeley, presso il Dipartimento di Letteratura comparata, ed è Hannah Arendt Professor of Philosophy presso la European Graduate School a Saas-Fee, in Svizzera, dove tiene i corsi estivi. È autrice di numerosi volumi di filosofia e teoria femminista, tradotti in molte lingue. Feltrinelli ha pubblicato Corpi che contano. I limiti discorsivi del “sesso” (1996).
(dalla quarta di copertina)
Questo libro origina da una domanda: come è possibile parlare di filosofia morale, e cioè di qualcosa che ha a che fare con il comportamento e quindi con l'agire, nel quadro della società contemporanea? Porre la domanda in questi termini significa accettare implicitamente una tesi che la precede, e cioè che i problemi morali non solo emergono in un contesto di relazioni sociali, ma che la forma che tali problemi assumono cambia in base a quel contesto, e quindi, in un certo senso, che quel contesto inerisce alla forma del problema stesso. In Probleme der Moralphilosophie, raccolta di una serie di lezioni tenute nell'estate del 1963, Theodor W. Adorno scrive: “Con ogni probabilità, si può dire che qualcosa di simile a una problematica morale sorge sempre quando l'ovvio e indiscusso carattere prestabilito delle norme morali di comportamento non è più accessibile nella vita di una comunità”. Affermazione che, in un certo senso, sembrerebbe già rendere conto, una volta per tutte, delle condizioni in cui sorgono i problemi morali. Adorno, però, non si ferma qui, e chiarisce meglio ciò che intende dire addentrandosi in una breve critica a Max Scheler e al suo accorato lamento sulla Zersetzung - la dissoluzione di ogni ideale etico -da lui interpretata come distruzione di un ethos collettivo e condiviso. Il filosofo francofortese rifiuta di unirsi al coro di lutto per una simile perdita. Ciò che lo disturba è il carattere inevitabilmente conservatore dell'ethos collettivo, fondato in realtà sul postulato di una falsa unità che tenta di sopprimere le contraddizioni e le discontinuità proprie di ogni forma di ethos contemporaneo. Un'ipotetica unità anteriore, infatti, che si sarebbe successivamente disgregata, in realtà non è mai esistita: si trattava solo di un'idealizzazione, nei fatti di una sorta di nazionalismo che oggi non risulta più credibile né è giusto che lo sia. Per questo Adorno mette in guardia dal ricorso all'etica, interpretandolo come una forma di repressione e di violenza. (da: Dar conto di sé, pp.11-2).
Dall'indice: 1 – Dar conto di sé - La scena interlocutoria (ovvero, quando si è convocati); Soggetti foucaultiani; Quesiti post-hegheliani; “Chi sei tu?” 2 – Contro la violenza etica – Limiti del giudizio; Psicoanalisi; L'”io” e il “tu”; 3 – Responsabilità – Laplanche e Lévinas: due voci sul primato dell'altro; Ancora Adorno, a proposito di come si diventa umani; Michel Foucault: un racconto critico di sé.
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Collegamenti
http://www.universitadelledonne.it/butler-inter.htm
http://www.recensionifilosofiche.it/crono/2007-03/butler.htm
http://www.feltrinellieditore.it/SchedaLibro?id_volume=5000561
http://www.webster.it/vai_libri-author_Butler+Judith-shelf_BIT-Butler+Judith-p_1.html
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