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Susan Moller Okin, Diritti delle donne e multiculturalismo, Milano, Cortina, 2007

Negli ultimi due secoli le gerarchie sociali e politiche presenti negli Stati Uniti hanno dovuto affrontare numerose sfide, rappresentate dai movimenti che si ispiravano all'idea di uguaglianza umana. Gli abolizionisti insistevano sul fatto che gli schiavi fossero esseri umani, e che non andassero trattati come proprietà privata. I movimenti operai degli anni Venti e Trenta sostenevano che una vita umana dignitosa non doveva dipendere dal successo economico. La lotta per i diritti civili degli anni Sessanta affermava che il colore della pelle doveva essere irrilevante per il destino degli uomini e condannava la pratica dell'apartheid razziale. Negli ultimi anni, i movimenti per i diritti dei gay e delle lesbiche hanno combattuto l'idea che le persone possano essere offese pubblicamente a causa del loro orientamento sessuale.
Lo stesso vale per il movimento delle donne di fine Novecento e per la teoria femminista a esso associata. Un movimento che ha condannato pratiche consolidate - livelli inauditi di violenza contro le donne, tentativi infiniti di trasformare la sessualità femminile in una zavorra, persistenti disparità nelle opportunità economiche - in nome dell'idea radicale che anche le donne sono esseri umani: sono moralmente uguali agli uomini e hanno diritto allo stesso rispetto e alla stessa cura, la loro vita non deve contare meno e non devono essere trattate come una casta subordinata.
Negli ultimi dieci anni, sotto l'insegna del "multiculturalismo" è emersa un'ampia varietà di movimenti, teorie e proposte: alcuni abbracciano una politica romantica di identità di gruppo, altri avanzano una rivendicazione ugualitaria semplice e diretta.
Il multiculturalismo, secondo una formulazione particolarmente accattivante, è l'idea radicale per cui anche le persone di altre culture, nel nostro paese o all'estero, sono esseri umani: sono moralmente uguali a noi, hanno diritto allo stesso rispetto e alla stessa cura, la loro vita non conta meno e non vanno trattate come una casta subordinata. Chiarito questo, il multiculturalismo condanna l'intolleranza nei confronti di altri modi di vivere, trova l'umano in ciò che potrebbe sembrare altro, e favorisce la diversità culturale.
Ma se lo si analizza più accuratamente, risulta difficile conciliare il multiculturalismo con le convinzioni ugualitarie. In fondo, alcune culture non accettano, nemmeno in linea teorica, il principio secondo cui le persone hanno diritto allo stesso rispetto e alla stessa cura (e, comunque, non esiste cultura che metta pienamente in pratica questo principio). Appaiono inoltre particolarmente acute le tensioni rispetto ai modi adeguati di trattare le donne. In alcune culture contemporanee assistiamo a pratiche - che includono nutrizione e assistenza sanitaria diversificate, differenti diritti di proprietà, di associazione e di partecipazione politica, gradi diversi di vulnerabilità alla violenza, opportunità di istruzione negate - che sembrano contraddire l'idea che le donne abbiano diritto a essere trattate da uguali. Tensioni di questo genere diventano particolarmente evidenti se pensiamo alla controversa proposta, appoggiata da alcuni fautori del multiculturalismo, di conferire "diritti di gruppo" alle minoranze culturali, allo scopo di salvaguardarle da un'eccessiva pressione sui loro modi di vivere. [...]
Susan Okin [...] nel saggio iniziale del libro […] sottolinea  come le concezioni  culturali  dominanti
- incluse le concezioni religiose - a volte offrano le giustificazioni per controllare i corpi delle donne e governare le loro vite. Quando le idee e le pratiche dominanti in un gruppo sono così apertamente in contrasto con l'idea che gli uomini e le donne sono moralmente uguali, afferma Okin, dovremmo essere meno solleciti verso il gruppo e più attenti ai costi sostenuti dalle donne che ne fanno parte.
Le risposte al saggio di Okin - molte delle quali erano apparse in una prima versione sulla «Boston  Review» - sono molto diversificate. Alcuni sottolineano, più di quanto faccia Okin, la plasticità delle culture e delle religioni, e concludono (con Okin) che si può legittimamente pretendere da esse che si adattino a richieste minime di moralità politica: per esempio, che le donne vengano trattate da pari. Alcuni, in linea di massima, concordano con Okin, ma sostengono che il suo porre l'accento sullo status delle donne è arbitrario: non bisognerebbe condannare i diritti di gruppo ogniqualvolta una cultura limiti eccessivamente i propri membri? Altri ritengono sia segno di intolleranza pretendere che le culture e le credenze religiose aderiscano al principio ugualitario, in teoria come in pratica, e pretendere altresì che ciò condizioni i diritti speciali. Un ultimo gruppo pensa che la giusta opposizione operata da Okin tra femminismo e multiculturalismo non riesca a cogliere le differenze culturali: un'omissione che, in fondo, è dovuta alla confusione (tipica di tutti i teorici dell'universalismo morale) tra ciò che è umano in maniera generica e ciò che lo è in maniera più familiare e locale.
L'esplorazione di queste divergenze evidenzia chiaramente la questione centrale del dibattito: come intendere un impegno a favore dell'uguaglianza in un mondo costituito da molteplici differenze umane, rigide gerarchie di potere e spietate divisioni nelle condizioni di vita? Nei suoi momenti più acuti, il dibattito stimola ulteriori chiarificazioni, ci obbliga a ripensare la nostra comprensione del femminismo e del multiculturalismo, e ci spinge a riflettere sulle prospettive pratiche in grado di conciliare i diversi aspetti dell'idea radicale di uguaglianza umana. (da: Introduzione di Joshua Cohen, Matthew Howard, Martha C. Nussbaum, pp.XVII-XIX)

Augustine Fitzgerald, A balia (Nurse) in the Villa Nazionale, Naples
foto da: Augustine and Sybil Fitzgerald, Naples, painted by Augustine Fitzgerald. Described bu Sybil Fritzgerald. London, Adam & Charles Black, 1904, tav. 16 (dopo p. 52)

Dall'indice: Prefazione all'edizione italiana di Antonella Besussi, Alessandra Facchi; Introduzione:
Femminismo, multiculturalismo e uguaglianza umana di ]oshua Cohen, Matthew Howard, Martha C. Nussbaum; Parte Prima - Il multiculturalismo è un male per le donne? di Susan Moller Okin; Parte secondaRisposteLa cultura di chi? diKatha Pollitt; Compiacimenti liberali di Will Kymlicka; “Me l'ha fatto fare la mia cultura” di Bonnie Honig; Il femminismo patriarcale dell'Occidente giova alle donne del Terzo Mondo e delle minoranze? di Azizah Y. al-Hibri; Schierarsi con gli oppressi di Yael Tamir; Rituali "barbari"? di Sander L. Gilman; Promesse da mantenere di Abdullahi An-Na'im; Tra norme e scelte di Robert Post; Un variegato mondo morale di Bhikhu Parekh; La cultura al di là del genere di Saskia Sassen; La vacca sacra del liberalismo di  Homi K. Bhabha; Si dovrebbero applicare le leggi sull'uguaglianza sessuale alle istituzioni religiose? diCass R. Sunstein; Quanto perfetti si dovrebbe essere? E di chi è la cultura? di Joseph Raz; La cultura costringe di Janet E. Halley;Un invito a non semplificare di Martha C. Nussbaum; Parte terzaReplica di Susan Moller Okin.

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Collegamenti

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