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Le
raccolte iconografiche della BNN
Le
raccolte pubbliche e private che hanno dato vita alla Reale Biblioteca
Borbonica - poi Nazionale - accanto a quelle della Brancacciana, della
San Giacomo, della San Martino, della Provinciale, della Palatina e
della Lucchesi Palli, come anche le collezioni donate in questo secolo,
possedevano oltre a volumi riccamente illustrati opere di carattere
esclusivamente iconografico. Atlanti, resoconti di viaggio, studi di
architettura, riproduzioni di opere d'arte e di reperti archeologici,
testi di scienze naturali, medicina, astronomia, fisica erano presenti
accanto ai capolavori dei maestri dell'incisione moderna, italiana ed
europea, dal XVI al XIX secolo. La consultazione del catalogo generale
dovrebbe consentire, agli studiosi di ritrovare nelle diverse sezioni
e nei fondi serviti dall'Ufficio Distribuzione le principali opere illustrate
in volume, da Callot a Picart e Duplessi-Bertaux, da Saint-Non a Fabris,
da Hackert a Huber, da Cuciníello e Bianchi a De Bourcard, da Morghen
a Fergola. La tipologia quanto mai varia che caratterizza la produzione
a stampa di questo genere suggerisce di compiere l'indagine secondo
una duplice chiave d'accesso, che tenga conto sia del titolo dell'opera
che del nome dell'incisore o del curatore dell'impresa editoriale. Accanto
ad esse trovano posto raccolte di disegni ed incisioni compilate per
uso proprio da autori ignoti e spesso prive di frontespizio e di indicazione
di data. Si tratta, in prevalenza, di ritratti di sovrani, pontefici,
uomini illustri e di governo, militari e prelati ritagliati da volumi
preesistenti o selezionati tra incisioni sciolte ed assemblati per genere,
epoca o paesi d'origine. Non mancano volti celebri del mondo antico,
ma la maggior parte dei personaggi raffigurati appartiene al XVI o al
XVII secolo. Pressoché simili i titoli dei volumi dalle semplici legature
in pergamena: Ritratti di Imperadori Romani, Greci e altri principi
orientali, Raccolta di ritratti di regnanti e di principi,
Ritratti ed elogi di capitani illustri etc. Affine per genere
sembra essere una miscellanea di storia napoletana, composta di tredici
volumi manoscritti (ms. XVG.22-34), in cui la narrazione degli eventi,
sospesa tra storia e cronaca, è intercalata da numerosissime tavole
di vario formato con incisioni, tratte da opere coeve, relative a personaggi
e scene di vita della capitale partenopea negli anni a cavallo tra la
fine della dominazione spagnola, il breve periodo del vicereame austriaco
e l'inizio della dinastia borbonica. Ancora, tra i manoscritti del Fondo
Nazionale, di notevole interesse è la documentazione dello scaffale
XII. Accanto a trattati e opere di arte militare, nei secoli scorsi
assimilati, secondo la classificazione del sapere, agli scritti di argomento
scientifico, trova posto un consistente corpus di materiale cartografico:
atlanti, portolani, carte geografiche e piante di edifici. Emblematico
è il caso dei mss. XII.D.1 e XII.D.74. Come recita l'inventario, si
tratta di una "collezione di disegni, edifizi, capitelli ed altre cose
appartenenti all'architettura" e di carte topografiche sciolte, successivamente
riunite in volume. Dal libro moderno mutua la sua fisionomia l'opera
d Francesco Antonio Nigrone, Scritti e disegni (ms. XII.G.59-60),
composta tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. Si tratta di
uno zibaldone d testi di carattere tecnico-scientifico corredato di
vivaci disegni di fontane giochi d'acqua etc., eseguiti per lo più a
tempera. Anche nelle sale che ospitano, presso la medesima sezione,
le opere rare la serie contrassegnata, al centro della collocazione,
dalla lettera L è dedicata a volumi di grande formato, in prevalenza
illustrati. A ristampe anastatiche di prestigiosi codici e contributi
della grafica contemporanea chiamati ad illustrare capolavori della
letteratura è riservato, invece, lo scaffale LVI. Non mancano, infine,
preziose testimonianze della calcografia napoletana della prima metà
dell'Ottocento, come gli album sui costumi popolari del Lindström
o esempi di tavole acquerellate da maestri del calibro di Luigi Marta,
che rievocano gli splendori della vita di corte.
Più articolata si configura, invece, la presenza, nei fondi della Biblioteca,
di illustrazioni sciolte, siano esse disegni, incisioni, litografie,
fotografie. Presso la Sezione Manoscritti è possibile consultare la
documentazione conservata negli scaffali delle opere manoscritte, quella
relativa al fondo cartografico della Biblioteca Provinciale ed, infine,
il ricco nucleo di carte sciolte del Fondo Palatino. Tranne alcune incisioni
e fotografie, per lo più ritratti di personaggi del XVIII e XIX secolo,
acquisite insieme ai carteggi ed agli autografi custoditi nella sezione,
le testimonianze manoscritte sono costituite da disegni: di architettura,
come quelli ritrovati nelle Carte Vanvitelli, di argomento scientifico,
come nel caso delle tavole conservate nelle carte del botanico Guglielmo
Gasparrini, o di carattere numismatico, come in quello delle Carte Fusco.
Particolarmente suggestive sono, infine, le delicate illustrazioni a
colori che accompagnano alcuni manoscritti cinesi conservati in fogli
sciolti. Senza ritornare sull'inestimabile valore storico e scientifico
del fondo cartografico della Biblioteca Provinciale, del quale si è
fatto cenno altrove, è opportuno delineare brevemente la fisionomia
del materiale in esso confluito. Accanto a testimonianze preziose della
produzione cartografica d'oltralpe dell'inizio del '700, il nucleo principale
della raccolta è relativo a carte di località italiane e straniere realizzate
tra la seconda metà del XVIII e la prima metà del XIX secolo. Sono equamente
rappresentati i vari continenti e gli stati europei, anche se, naturalmente,
ampio spazio è dedicato a località italiane e, in particolar modo, del
Regno di Napoli, poi delle Due Sicilie. A tavole incise presso tipografie
private o stamperie ufficiali si affiancano numerosi disegni a inchiostro
nero e seppia, con raffigurazione dei centri abitati in carminio, acque
in azzurro, boschi in verde.
La
raccolta palatina
Qualche
parola in più occorre spendere sul cosiddetto Fondo Palatino. Conservato
originariamente in sette banconi, il fondo si avvale di un catalogo
alfabetico e di un inventario topografico. La dicitura "Biblioteca del
Real Palazzo di Napoli", che si legge sull'etichetta di alcune cartelle,
accompagnata dallo stemma sabaudo, indica la presenza della raccolta
nel Fondo Palatino in epoca postunitaria; tuttavia il contenuto delle
tavole ed il carattere ufficiale di alcuni documenti lascia intuire
che, in buona parte, deve trattarsi di una raccolta appartenuta ai Borbone.
Benché la tipologia del materiale appaia quanto mai varia, essa non
sembra discostarsi dai canoni classici dell'iconografia ottocentesca,
seguita nel suo passaggio dalla tecnica calcografica a quella litografica
e fotografica. Accanto a disegni di Maria Cristina e Maria Isabella
di Borbone, per lo più esercitazioni in bianco e nero, si conservano
tavole di arredi e di facciate di edifici eseguite da Niccolini e Wenzel.
Numerose sono, del resto, le piante di edifici, chiese, progetti di
interni ed esterni di residenze reali della dinastia borbonica, sia
manoscritte che incise o litografate, opera di autori italiani o stranieri.
A cavallo tra la seconda metà del XVIII secolo e gli inizi del XIX si
collocano i celebri disegni di fiori e frutti dai vividi colori, raccolti
in album o raggruppati in cartelle. Ampio spazio è dedicato alla galleria
dei ritratti dei sovrani e di altri esponenti della famiglia reale,
realizzati da celebri incisori; non mancano album con incisioni a colori
di busti e volti di poeti, filosofi, uomini di lettere di epoca antica
e medievale corredati da didascalie di puro gusto neoclassico. Fortemente
rappresentato è il vedutismo napoletano a cui si accompagnano raccolte
di incisioni e litografie di altre città della penisola e di paesaggi
e monumenti di località italiane e straniere. La tradizione antiquaria
tanto cara ai viaggiatori del Grand Tour è presente, tra l'altro,
nelle serie di tavole che Georg-Abraham Hackert trasse dai dipinti di
Philip Hackert. Notevole è la presenza della produzione della Calcografia
Camerale di Roma, di cui si segnalano le incisioni dei personaggi del
Giudizio Universale della Cappella Sistina eseguite tra gli altri da
Luigi Fabri sul finire degli anni '20, accanto alle riproduzioni delle
opere dei Carracci scelte in parte dalla Galleria Farnese. Temi mitologici
e religiosi ricorrono con frequenza, senza per questo trascurare un
crescente interesse per le vicende storiche europee di maggior rilievo
della prima metà del XIX secolo, filtrate, come già era avvenuto per
gli episodi di fine secolo, da una lettura in chiave dichiaratamente
conservatrice. Ampio spazio è dedicato, del resto, alla vita del Regno
delle Due Sicilie. Tabelle statistiche e quadri sinottici, esplicito
omaggio al trionfo delle scienze esatte mutuate d'oltralpe. si alternano
a spettacolari ordini di battaglia per parate ed a scene ed episodi
di vita militare. Nella parte finale della collezione, quale attualmente
si presenta, la documentazione cartografica sembra prendere il sopravvento
sui temi descritti in precedenza. Non sono solo le località del Regno,
o gli stati della penisola italiana e quelli che si affacciano sul bacino
del Mediterraneo ad essere riprodotti nelle opere di Rizzi Zannoni,
del duca di Noja e del Marzolla. I principali stati europei, i paesi
dell'Africa settentrionale e quelli d'oltreoceano sono degnamente rappresentati,
così come non mancano tavole del planisfero e di particolari eventi
astronomici quali l'apparizione della cometa nel 1842 o nel 1858.
La
Lucchesi Palli
Espressione
compiuta del collezionismo del tempo, la raccolta - di cui è prevista
la ricatalogazione - privilegia la ritrattistica, prevalentemente contemporanea,
sia nella forma dell'incisione che in quella della litografia. A tavole
sciolte si affiancano immagini ritagliate da volumi o da giornali e,
com'è comprensibile, i personaggi legati agli ambienti teatrali sembrano
avere il sopravvento. Un ruolo da protagonista gioca, naturalmente,
il vedutismo napoletano, anche se non mancano incisioni di altre località
della penisola. Dei maestri del bozzettismo napoletano, da Vianelli
a Gatti e Dura, si ricordano le raccolte di squisite tavole sciolte
a colori dedicate a scene di costumi. Sono presenti, inoltre, volumi
dal ricco apparato iconografico, tra cui si segnalano opere di viaggi
e di narrativa per ragazzi con illustrazioni del XIX secolo. Il carattere
privato della raccolta spiega anche la presenza di album di caricature
e di tavole tratte dalla stampa satirica. Alla passione per il mondo
dello spettacolo del conte Lucchesi Palli va ricondotta, infine, la
nutrita a serie di figurini teatrali e di caricature manoscritte di
attori e cantanti. Significativa la raccolta fotografica: composta da
circa 1.800 fotografie - in cui sono confluite la collezione personale
del conte, quella De Muto ed, infine, la Spurle - presenta uno spaccato
emblematico della produzione dei principali operatori italiani e stranieri
attivi a Napoli, da Bernoud a Sommer, e delle firme più autorevoli d'oltralpe
da Nadar a Hirschs. Accanto alle riproduzioni di accorsati studi fotografici
e di note agenzie, il maggior numero di fotografie resta, però, di attribuzione
anonima. Indispensabile si rivela, in questi casi, la doppia chiave
d'accesso fornita dai cataloghi per autore e per soggetto, secondo le
norme più recenti di descrizione del materiale fotografico, che riservano
ampio spazio alle note d'esemplare, accanto alle indicazioni del supporto
e della tecnica adoperati.
La
raccolta Piccirilli
Diverso
appare il collezionismo del marchese Luigi Piccirilli, a cui si deve
una raccolta di oltre 60.000 ritratti attualmente conservati presso
la Sezione Napoletana. Il materiale spazia dalle incisioni seicentesche,
sciolte o ricavate da libri, alle fotografie, con una netta prevalenza
del materiale fotografico su quello a stampa. Si tratta della più ricca
documentazione di questo tipo posseduta dalla Biblioteca, a cui si affiancano
le raccolte fotografiche, di minore consistenza, della Sezione Lucchesi
Palli e del Fondo Aosta, anch'esse relative alla seconda metà dell'800
e ai primi decenni del '900. Se in alcuni casi la tipologia dei soggetti
riprodotti nel Fondo Piccirilli ed in quello della Sezione Lucchesi
Palli si rivela abbastanza omogenea - ricorrenti sono, infatti, i ritratti
di scrittori, artisti, compositori, cantanti ed attori - la fisionomia
complessiva dei due nuclei appare quanto mai varia.
Il
Fondo Aosta
Un
discorso a parte merita, invece, la raccolta del Fondo Aosta. Si tratta
di una collezione di circa 9.800 fotografie appartenuta ad Elena d'Orléans,
moglie di Emanuele Filiberto duca d'Aosta. Databili tra il 1890 ed il
1930 circa, la maggior parte delle foto, che si presentavano in serie
sciolte, è stata raccolta in faldoni, ad eccezione di quelle conservate
in eleganti album d'epoca o racchiuse in cornici. Unico caso tra le
raccolte fotografiche della Biblioteca, di alcune di esse si conservano
anche lastre in negativo. Completamente differente per contenuto dalle
precedenti, la raccolta offre agli studiosi numerosi motivi di interesse.
Alle foto private della famiglia Aosta si affiancano veri e propri reportage
dei safari e delle battute di caccia grossa compiuti in Africa dai duchi.
Si tratta in molti casi di servizi fotografici in grado di documentare
usi e costumi delle popolazioni indigene dell'Africa d'inizio secolo.
All'attività umanitaria della duchessa svolta nelle file della Croce
Rossa risalgono le campagne fotografiche sulle ustioni provocate dall'uso
di armi chimiche e sulle ricerche scientifiche per le cure che tali
mali richiedono. Numerose foto ufficiali dei duchi recano, infine, preziose
testimonianze alla memoria storica dell'Italia tra l'inizio del secolo
e l'avvento del fascismo.
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