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Sezione
Manoscritti e Rari
responsabile:
Maria Rosaria Grizzuti
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Sede |
Primo
piano |
Orari
di apertura e distribuzione |
La
sala di lettura, riservata esclusivamente
agli utenti della Sezione, è aperta
al pubblico con i seguenti orari:
lunedì - venerdì ore 8,30 - 18,30
Per l'orario di apertura nel mese
di agosto consultare la pagina delle
News
Orari di distrubuzione:
Manoscritti,
raccolte speciali e bibliografia
Distribuzione:
8.30-15.00
Consultazione:
8.30-18.30
Volumi
di camera blindata, carteggi e documenti
sciolti
Distribuzione: 8.30-13.00
Consultazione: 8.30-13.30
Incunaboli
e opere rare
Distribuzione: 8.30-13.00
Consultazione: 8.30-18.30
Cartografia
e raccolte iconografiche (su prenotazione)
Distribuzione: 10.00-15.00
Consultazione:
10.00-18.30
(se prenotate il giorno prima)
- lunedì-venerdì 8.30-18.30
(se prenotate da più giorni)
Lo studioso può chiedere il deposito (per tre giorni) di due volumi, a stampa o manoscritti, e di cinque carte geografiche. I volumi e i documenti in deposito possono essere consultati con orario 8.30 – 18.30 |
Cataloghi |
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Opere manoscritte (indici a volume, cataloghi
a schede e a stampa)
- Incunaboli (catalogo manoscritto a volume)
- Opere a stampa rare (catalogo a schede)
- Carteggi (catalogo a schede)
- Carte geografiche (catalogo a schede)
- Raccolte speciali: Sezione Tassiana, Sezione
Vichiana, Sezione Leopardiana e Libreria
Zumbini (cataloghi a schede)
- Sezione manoscritti bibliografia, dizionari,
cataloghi (catalogo a schede) |
Tipologia
dei servizi |
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Informazioni bibliografiche ed autorizzazioni
alla fotoriproduzione sia in sede e per
corrispondenza
- Consultazione dei cataloghi cartacei,
a volume e a schede, e degli inventari topografici
- Consultazione del catalogo informatico
dei manoscritti in alfabeto latino elaborato
nell'ambito del progetto Manus (in corso
di realizzazione; non ancora disponibile)
- Consultazione dei volumi e documenti originali,
a stampa e manoscritti
-
Consultazione delle opere a stampa conservate
nelle raccolte speciali e nella sezione
di bibliografia
- Consultazione del fondo cartografico della
Sezione manoscritti e rari e di quello iconografico
della Raccolta palatina
- Consultazione delle riproduzioni in microfilm
(manoscritti) e in fotografia (fondo cartografico)
- Fotoriproduzione (fotografie o microfilm)
e riprese con telecamera, eseguite dallo
studioso o da persona da lui delegata
- Consultazione dell'archivio informatico
BibMan (Bibliografia corrente dei manoscritti
in alfabeto latino conservati nelle biblioteche
italiane) e della bibliografia retrospettiva
relativa ai manoscritti della BNN (cartacea
ed informatica)
- Consultazione della banca-dati Archivi
di Napoli, catalogo collettivo delle fonti
per la storia di Napoli conservate negli
istituti culturali napoletani, realizzato
su iniziativa dell'Archivio di Stato di
Napoli (in fase di sperimentazione; non
ancora disponibile)
- Visite
guidate specialistiche organizzate di concerto
con l'URP
- Prestito interbibliotecario dei microfilm
conservati nell'Archivio fotografico della
BNN.
Manoscritti,
opere a stampa rare e carte geografiche
sono tassativamente esclusi dal prestito
sia personale che interbibliotecario.
È autorizzata la riproduzione in fotocopia,
nel rispetto della normativa in vigore,
per i volumi delle raccolte speciali
e della sezione di bibliografia. Eccezionalmente
è consentito il prestito straordinario
(per non più di sette giorni) di parte
dei volumi a stampa delle raccolte
speciali e della sezione di bibliografia.
Il prestito dei microfilm è ammesso
esclusivamente nell'ambito del servizio
di prestito interbibliotecario. |
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Accesso
ai servizi
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L'accesso
alla sezione manoscritti e rari e la consultazione
del materiale bibliografico in essa custodito
avviene secondo quanto previsto dal regolamento
interno della BNN, al titolo VI e in particolare
agli articoli
art.
22: Nella sezione sono ammessi studiosi
che abbiano compiuto il diciottesimo anno
d'età previo accertamento dell'identità.
Per la consultazione dei manoscritti è
richiesta la lettera di presentazione
di un docente universitario italiano o
straniero e del responsabile di un ente
qualificato italiano o straniero che attesti
la peculiarità degli interessi culturali
del richiedente.
Il caposezione, delegato in ciò dal direttore,
autorizza la consultazione delle opere
che riguardano espressamente gli interessi
dello studioso…
art. 27: I manoscritti e i documenti rari
e di pregio vengono dati in lettura uno
per volta, salvo motivate esigenze di
studio e vengono consultati nelle sale
appositamente riservate…, fatte salve
le esigenze di altri studiosi. Lo studioso
può chiedere la custodia in deposito di
non più di due volumi per un massimo di
tre giorni.
art. 31: Per motivi di sicurezza e tutela
l'ammissione degli studiosi è consentita
fino ad esaurimento dei posti disponibili
nelle sale appositamente riservate.
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La
Sezione manoscritti e rari è collocata nelle sale di Palazzo Reale prospicienti
il Maschio Angioino ed il giardino, sale che nell'Ottocento avevano
ospitato l'appartamento privato dei sovrani. Significativa testimonianza
di questo originario utilizzo resta oggi la cappella privata dei reali
dove si conserva ancora l'altare, il bel crocifisso d'argento ed il
divisorio con i pannelli raffiguranti santi dipinti nel 1858 da Vincenzo
De Angelis. Alle dimensioni di questi locali furono adattati, in tempi
diversi, gli scaffali provenienti dalla Sala Seripando - a Girolamo
Seripando era intitolato il salone che ospitava i manoscritti nel Palazzo
degli Studi, prima sede della Reale Biblioteca Borbonica - e quelli
appartenuti alla Biblioteca Provinciale, tutti ancora in uso.
L'origine della raccolta dei manoscritti della Biblioteca nazionale
di Napoli quale adesso si configura, si può far risalire agli ultimi
decenni del Settecento quando, con un decreto di Ferdinando IV di Borbone,
fu istituita la Reale Biblioteca di Napoli e fu avviato il trasferimento
nella sede del Palazzo degli Studi delle raccolte librarie fino ad allora
dislocate nella reggia di Capodimonte.
Tra i diversi fondi che andarono a costituire il nuovo istituto va prima
di tutto ricordata la celebre collezione farnesiana, quella che, avviata
da Alessandro Farnese, il futuro papa Paolo III, ed accresciuta dai
suoi nipoti, fu fatta trasferire a Napoli da Carlo di Borbone nel 1734.
A differenza di altre raccolte librarie formatesi nel corso del sedicesimo
secolo, la farnesiana non era una biblioteca di collezionisti. Apparteneva
ad appassionati studiosi ed aveva avuto come bibliotecario un uomo di
profonda cultura come Fulvio Orsini. Non meraviglia quindi che tra i
suoi manoscritti si ritrovino non solo bei codici miniati, ma anche
volumi di significativa importanza per lo studio degli autori classici.
Ricordiamo il Festo, utilizzato dall'Orsini per l'edizione del
1581, il Plinio, di cui Giovan Marco Cinico nel 1465 trascrisse
le seicentotrentanove carte in centoventi giorni, il Virgilio,
splendido codice miniato appartenuto al cardinale Trivulzio e testimone
unico di parte dell'Appendix.
Con i manoscritti farnesiani si unirono a formare la raccolta della
Real Biblioteca quelli del principe di Tarsia, i codici appartenuti
a monsignor Cavalieri, vescovo di Troia, i manoscritti raccolti nelle
province del Regno da Pasquale Baffi, Andrea Belli e Francesco Saverio
Gualtieri e, dopo la loro espulsione dal Regno, le raccolte librarie
dei gesuiti.
Nel tempo un prezioso e significativo incremento fu costituito dalle
biblioteche degli ordini religiosi che furono soppressi a più riprese
fino all'Unità d'Italia. Tra le soppressioni seguite alla fine della
Repubblica partenopea che portarono alla biblioteca fondi di particolare
rilievo, va ricordata quella del convento agostiniano di San Giovanni
a Carbonara. Appartenuta a Girolamo Seripando, il Generale degli agostiniani
che era stato legato apostolico al Concilio di Trento, e da lui donata
al convento napoletano, la biblioteca comprendeva anche i libri dell'umanista
cosentino Aulo Giano Parrasio, che ne aveva fatto erede Antonio Seripando
e che da lui erano stati lasciati al fratello Girolamo.
Acquisti e donazioni hanno reso poi la raccolta dei manoscritti della
Nazionale di Napoli, nel corso di due secoli, una delle collezioni più
importanti tra quelle esistenti non solo in Italia, ma anche in Europa.
Una raccolta nella quale è possibile trovare testimonianze della storia
della cultura che si collocano in un arco di tempo che va dai primi
secoli dopo Cristo fino ai nostri giorni, grazie anche alle recenti
acquisizioni degli archivi Marone, Ricciardi, Morelli. Vi sono presenti
cimeli che vanno dai preziosi palinsesti bobbiensi al Libro d'ore
di Alfonso d'Aragona e al Breviario di suo figlio Ferrante;
dai due Evangelari purpurei - il più antico, dell'inizio del
V secolo, in caratteri latini in argento, il più recente, della fine
del IX secolo, in lettere greche tracciate in oro - fino al più antico
testimone miniato delle Metamorfosi di Ovidio. Ed ancora il codice
Flora, libro d'ore di scuola franco-fiamminga, nella cui decorazione
i motivi fitomorfi che la caratterizzano sono articolati in composizioni
sempre diverse; la Cosmographia di Claudio Tolomeo, manoscritto
miniato di provenienza farnesiana, nelle cui tavole è 'fotografato'
il mondo quale era conosciuto nell'imminenza della scoperta dell'America;
i due esemplari miniati del Libro dei re, il poema epico persiano;
la Carta catalana, cimelio cartografico dell'inizio del XV secolo.
E se il volume dell'Erbario secco di Ferrante Imperato - il solo sfuggito
alla distruzione, avvenuta nel 1799, degli esemplari superstiti dell'intera
raccolta - testimonia le conoscenze botaniche della cultura napoletana
della fine del XVI secolo, il codice di Dioscoride ci riporta indietro
nel tempo illustrando, con testi ed immagini, la farmacopea del VI secolo
dopo Cristo.
Di grande importanza è anche la raccolta degli autografi posseduti dalla
biblioteca: il codice di mano di San Tommaso d'Aquino, proveniente dal
convento di San Domenico Maggiore ed i cui frammenti venivano donati
al popolo come reliquie; le Antichità di Pirro Ligorio; i versi
di Ariosto; la Gerusalemme conquistata di Tasso; gli scritti
di Vico; i Canti, le Operette morali, lo Zibaldone,
tra i tanti, di Giacomo Leopardi. Ed ancora le testimonianze di Monticelli,
Cotugno, De Sanctis, Croce fino a quelle di contemporanei come Giuseppe
Ungaretti.
Merita inoltre una particolare segnalazione il gruppo non esiguo di
manoscritti di natura propriamente archivistica, tra cui vanno ricordati
non solo documenti famosi come il Registro dei privilegi di Ferrante
II d'Aragona, ma anche diplomi, pergamene, relazioni, memorie, raccolte
di dispacci.
Relativamente alle edizioni a stampa che è possibile consultare presso
la Sezione manoscritti e rari va in primo luogo ricordata, e non solo
per motivi cronologici, la collezione degli incunaboli. Napoli, non
va dimenticato, è stata una delle città in cui con i migliori risultati
si avviò nel quindicesimo secolo la storia della stampa a caratteri
mobili; la Nazionale raccoglie ora quasi cinquemila di quei libri, molti
dei quali di estrema rarità. Tra questi l'Esopo, stampato da
Francesco del Tuppo, il bibliotecario dei re d'Aragona, ha dato il proprio
nome ad una delle più illustri riviste di bibliofilia esistenti.
Nell'impossibilità di ripercorrere, anche solo sommariamente, le caratteristiche
del fondo delle opere rare e di pregio pubblicate a partire dal XVI
secolo si ricordano qui due raccolte in particolare. La collezione delle
aldine, cioè i volumi stampati da Aldo Manuzio e dai suoi eredi tra
il 1494 e il 1590, di cui la Nazionale conserva alcune tra le più pregiate
e che furono ricoperte nel corso dell'Ottocento con la caratteristica
legatura borbonica in pergamena con i tasselli in pelle rossa e verde,
e quella delle bodoniane. Quest'ultima di deve in particolare alla volontà
di Gioacchino Murat che acquistò la raccolta quasi completa delle edizioni
di Bodoni dall'incisore Rosaspina, che del grande editore era stato
amico.
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