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Officina
dei Papiri Ercolanesi "Marcello Gigante"
responsabile:
Agnese Travaglione
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Sede |
Secondo
piano |
Orari
di apertura |
lunedi
- venerdì ore 9,00 - 13,30; sabato
chiusa |
Cataloghi |
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Catalogo dei papiri
- Catalogo per autori della raccolta libraria |
Tipologia
dei servizi |
- Consultazione: papiri e disegni dei papiri
ercolanesi; documenti dell'Archivio storico
dell'Officina dei Papiri Ercolanesi (AOP);
raccolta libraria; archivi informatici
- Prestito
limitato ad alcuni settori della raccolta
libraria e per un periodo limitato
-
Autorizzazioni a riprodurre per fotocopie
- limitatamente alla raccolta libraria -
fotografie e microfilm
- Informazioni
bibliografiche e assistenza al pubblico
- Visite
guidate specialistiche con esposizione di
materiale. E' richiesta la prenotazione |
Accesso
ai servizi |
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Nella sezione sono ammessi gli utenti che
abbiano compiuto il diciottesimo anno di
età, previo accertamento dell'identità.
Solo per la raccolta libraria si applicano
le norme generali di accesso alla lettura
in biblioteca.
- Per le altre raccolte vigono le seguenti
disposizioni:
A chi per la prima volta accede allo studio
di papiri, disegni, documenti di archivio,
è richiesta lettera di presentazione sottoscritta
da un docente o da un organismo accademico
e culturale con specifica competenza, che
attesti la peculiarità degli interessi del
richiedente. Per la consultazione dell'AOP
si accetta la dichiarazione sottoscritta
dallo studioso se questi rientra in una
delle categorie previste dal Regolamento
interno della BNN al tit. VI art. 22.
- Previa richiesta scritta ed autorizzazione
del direttore della BNN o, in sua vece,
del responsabile del settore, è possibile
la consultazione di una cornice e di una
cartella di disegni o documenti per volta,
salvo comprovate esigenze di studio. La
consultazione è limitata ai papiri svolti
e sistemati in cornici. |
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L'Officina
dei Papiri Ercolanesi
Le
origini
Le origini dell'Officina dei Papiri Ercolanesi, oggi sezione della
Biblioteca Nazionale di Napoli, si collocano nella seconda metà del
secolo XVIII, all'indomani del ritrovamento dei papiri sepolti dall'eruzione
del Vesuvio del 79 d.C. Lo svolgimento dei rotoli carbonizzati, la trascrizione
facsimilare e l'incisione delle colonne di scrittura costituiscono l'insieme
delle operazioni, preliminari all'edizione dei testi, svolte nell'ambito
dell'officina nel settecento e per tutto l'ottocento fino al 1906, rimanendo
la lettura e l'illustrazione filologica affidate alle cure degli accademici
ercolanesi deputati a tale compito. Perduta la propria autonomia, l'Officina
è affidata, nel 1860, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ma
il riconoscimento della natura principalmente libraria dei papiri ercolanesi
ne determina il trasferimento alle dipendenze della Biblioteca Nazionale
di Napoli con L. 392/1910. Pur conservando la propria fisionomia di
laboratorio di ricerca riservato ad un pubblico specializzato e ponendo
tra i suoi compiti primari la conservazione e tutela del prezioso patrimonio,
negli ultimi decenni essa si è andata sempre più inserendo nella vita
dell'Istituto come una delle sue sezioni più prestigiose ed ha nel tempo
differenziato le proprie attività, al fine di garantire la più larga
fruizione possibile delle raccolte possedute. Al momento del passaggio
alla BNN furono a questa consegnati i papiri, i disegni dei papiri,
le bozze di stampa dei disegni, i documenti dell'archivio dell'Officina.
Papiri
Sepolti sotto una coltre di materiale lavico ad una profondità di circa
25 m e sottoposti ad una temperatura elevatissima, i papiri di Ercolano
hanno subìto un processo di combustione che ne ha consentito la conservazione,
se pure in una condizione di estrema fragilità.
Riportati alla luce tra l'ottobre del 1752 e l'agosto del 1754, durante
lo scavo della villa nota come 'Villa dei Papiri' oppure come 'Villa
dei Pisoni' dal nome del presunto proprietario Lucio Calpurnio Pisone
Cesonino, furono sottoposti ai primi infelici tentativi di svolgimento,
tra i quali ricordiamo quello del principe di San Severo, che si servì
del mercurio. Dal Paderni, direttore del Museo Ercolanese in Portici,
furono tagliati con i coltelli in due semicilindri e svuotati del midollo,
così da conservarne solo la parte più esterna, comunemente detta 'scorza'.
In fine fu ideata dal padre scolopio Antonio Piaggio, già restauratore
di materiale antico presso la Biblioteca Vaticana, la famosa macchina
- o mobile di trazione - di cui si conserva in sezione un esemplare
ottocentesco. Grazie ad essa il foglio che si andava man mano staccando,
rinforzato con una sottile pellicola di battiloro ricavata dalla vescica
di porco o di pecora, era tenuto in trazione con fili di seta legati
ai ganci posti nella struttura superiore. Il metodo del Piaggio è rimasto
in uso fino agli inizi di questo secolo.
Negli anni recenti, dal 1984, è stato utilizzato dall'équipe norvegese
guidata da Knut Kleve il metodo - ora sospeso per consentire un bilancio
dei risultati conseguiti in tanti anni di attività - basato sull'uso
di una colla di gelatina ed acido acetico in proporzione variabile in
rapporto al grado di carbonizzazione del papiro. Le varie fasi dell'operazione
sono accompagnate da riprese fotografiche che documentano la posizione
originaria dei pezzi.
I rotoli aperti hanno restituito testi greci a noi non pervenuti attraverso
la tradizione manoscritta medievale: in primo luogo l'opera cardine
di Epicuro Sulla natura, il corpus delle opere di Filodemo di
Gadara, cui si deve la formazione della biblioteca ercolanese, di altri
filosofi epicurei come Demetrio Lacone, Polistrato, Carneisco, Colote
e Metrodoro entrambi di Lampsaco, e dello stoico Crisippo. Poche sono
le opere in lingua latina, di natura più varia per la presenza di commedie,
opere storiografiche, testi politici e giuridici.
Amico dei maggiori poeti dell'età augustea ed autore di eleganti epigrammi,
Filodemo favorì con il suo insegnamento la diffusione della dottrina
epicurea nella società romana.
Disegni
I disegni rappresentano la trascrizione facsimilare delle colonne e
dei frammenti di scrittura dei papiri svolti con il metodo del Piaggio:
restituiscono infatti l'immagine di ciascuna colonna o di ciascun frammento
completa delle lacune e degli spazi bianchi. Incisi su matrici in rame,
essi furono pubblicati nelle due raccolte degli Herculanensium voluminum
quae supersunt, apparse rispettivamente negli anni 1793-1855 e 1862-1876.
I disegni rivestono un ruolo particolarmente significativo per lo studio
e l'edizione dei testi traditi. Registrano infatti lettere o porzioni
di testo andate perdute negli originali a causa del processo di lento
ma inesorabile deperimento, dovuto allo stato di carbonizzazione della
materia papiracea. Talora corrispondono a strati di papiro andati distrutti
nelle operazioni di apertura e di cui costituiscono l'unica testimonianza.
In tal caso, e laddove il testo abbia un senso ben definito, alla lezione
degli apografi viene attribuito lo stesso valore che a quella degli
originali.
Fotografia
digitale
Al disegno si è fatto ricorso fino al 1916. Già nel 1914 per la pubblicazione
del primo volume della Collectio tertia - rimasto unico - si
fece ricorso alla più moderna tecnica fotografica, con l'auspicio di
risultati pienamente fedeli all'originale. Obiettivo questo perseguito
attraverso successive sperimentazioni fino alla versione digitale di
recente realizzata con risultati davvero pregevoli. L'individuazione
di tracce di scrittura o addirittura di intere lettere non visibili
ad occhio nudo, così importanti per il ripristino della lectio
esatta, è una chiara prova delle possibilità di ottimizzazione della
lettura dei papiri offerte dalla ripresa digitale.
Dopo
un approccio sperimentale nel marzo del 1999, Steven
W. Booras dell'ISPART (Institute for the Study and the Preservation
of Ancient Religious Texts, accreditato nel settore per aver
già applicato
la tecnica multispettrale ai rotoli carbonizzati di Petra), e David
R. Seely della Brigham Young University di Provo (Utah), a seguito
di convenzione con la Biblioteca Nazionale nel febbraio 2000, hanno
realizzato il progetto di digitalizzazione dei preziosi manoscritti rinvenuti
ad Ercolano.
Per le riprese, effettuate dal team dell'ISPART nella sede dell'Officina in
due tempi, nel primo semestre dei 2000 e successivamente nei
primi mesi dei 2002, è stata utilizzata una camera digitale Kodak 6.2e 2k x 3k, opportunamente modificata e corredata
di un disco con filtri da 400 a 950 nanometri,
inserito tra la camera e l'obiettivo. Regolabile manualmente su otto
posizioni, esso ha consentito la ricerca della banda spettrale più idonea
a far risaltare le informazioni veicolate dal supporto carbonizzato.
Le immagini migliori sono state ottenute nella banda dei
vicino infrarosso (950-1000 nm).
Circa il 90% dei papiri ercolanesi ha risposto positivamente con
questa visuale; solo il 2% è stato ripreso con filtro posizionato a 400 nm. Per le luci, fissate ai quattro angoli in modo da evitare i riflessi dovuti
alla superficie riflettente dei supporto carbonizzato,
si è fatto ricorso al sistema Dedolight di
produzione tedesca.
Oggi l'Officina dispone di un archivio di 364
CD-ROM,
contenente le immagini multispettrali di
965 papiri, per un totale di oltre 30.000 immagini in formato TIFF
dell'intera raccolta dei papiri svolti sia con il metodo Piaggio
che con il metodo osloense.
L'ottimizzazione dei livello di leggibilità dei
manoscritto ha costituito fin dal primo momento l'obiettivo principale
dei progetto. Si trattava di superare il problema dell'alto grado di difficoltà conseguente allo
scarsità di contrasto tra la fibra scura dei supporto e
il nero dell'inchiostro. Il problema, che è comune a tutti i materiali
papiracei carbonizzati, risulta più arduo
nel caso dei papiri ercolanesi a causa dei differente grado di
carbonizzazione e dei differente colore esistente non solo tra
i diversi rotoli ma anche tra le diverse parti di uno stesso rotolo.
Un limite alla piena cattura delle informazioni era posto dalle condizioni
peculiari dei papiri ercolanesi, che presentano una superficie non
liscia, bensì corrugata da pieghe e grinzosità in cui si incuneano
lettere o parti di lettere visibili solo con la lettura autoptica. Tuttavia, i risultati raggiunti sono scientificamente rilevanti. Il potenziamento
dei segni deboli, l'impressione di segni non visibili ad occhio nudo,
la possibilità di manipolare le immagini multispettrali con l'ausilio di Adobe Photoshop, hanno consentito
cospicui progressi nella lettura e decifrazione dei testi, aprendo
nuovi orizzonti allo studio di frammenti ritenuti da sempre illeggibili.
Per la prima volta lo studioso ha a disposizione un valido strumento di integrazione
conoscitiva e, tutto sommato, fatto salvo il necessario lavoro di
lettura, collazione e verifica sugli originali, anche di consultazione
a distanza. Come è stato giustamente osservato la situazione ideale è per
lui potere leggere il papiro con a fianco il proprio computer e l'ausilio
delle immagini multispettrali.
Non trascurabili appaiono infine i risultati conseguiti sul piano della
conservazione. Da un lato si registra una limitazione dei rischi connessi
all'uso
dei materiali - basti pensare alle possibilità di riproduzione
senza dovere ricorrere agli originali -; dall'altro si dispone di immagini di sicurezza che garantiscono contro la
perdita di segni dovuta al lento ma inevitabile processo di deperimento
dei papiri ercolanesi, già lamentato in tanta documentazione dei
secoli XIX e XX.
Archivio
storico dell'Officina dei Papiri
L'Archivio, organizzato in tre serie - dei documenti, degli inventari,
cataloghi, registri, e delle illustrazioni dei papiri - ha una consistenza
di circa 4500 pezzi datati tra il 1756 ed il 1910. Documentando l'attività
degli interpreti, degli svolgitori e dei vari operatori, oltre che la
ricerca delle misure più idonee alla conservazione dei papiri o le problematiche
relative alla riproduzione fotografica, esso da un lato offre un sostanziale
contributo alla conoscenza della storia dei papiri e dell'Officina,
dall'altro fornisce, attraverso il corpo delle illustrazioni, ulteriori
elementi di indagine per lo studio dei testi.
Raccolta
libraria
La raccolta libraria, il cui nucleo originario risale agli inizi del
'900, deve la sua formazione alle esigenze del papirologo impegnato
nella difficile lettura dei testi ercolanesi di disporre di adeguati
strumenti bibliografici. Essa si è nel tempo ampliata estendendo la
propria sfera di interessi agli studi papirologici in genere. Pertanto
accanto alle edizioni dei papiri ercolanesi troviamo quelle delle altre
raccolte conservate presso musei, biblioteche, istituti universitari
italiani e stranieri, così come gli studi paleografici e biblioteconomici
sui papiri di Ercolano si affiancano ai manuali di papirologia e di
paleografia ed alle monografie sulla tecniche librarie dell'antichità.
E' possibile la ricerca bibliografica in SBN.
Nella
sezione Percorsi
bibliografici:
I papiri ercolanesi: libri "antiquiores"
in biblioteca
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