Hanna
Arendt, Il pensiero secondo. Pagine scelte, a cura di
Paolo Terenzi, postfazione di Luigi Amincone
Una
donna è tra i più grandi pensatori del Novecento. Per Hannah
Arendt, la riflessione filosofica sull'esistenza è un pensiero
secondo, vale a dire che esso deve essere secondo la realtà
e venire dopo ciò che l'esperienza suggerisce agli uomini. Dallo
stupore e non dal dubbio procede la conoscenza.
L'esperienza chiarisce
all'uomo la stoffa di cui è fatto e il senso delle sue aspirazioni.
Questa raccolta di brani della pensatrice tedesca, allieva distaccatasi
poi da Heidegger, è un modo adeguato, anche per non addetti
ai lavori, per avvicinarsi a una delle voci più acute e controcorrente
del pensiero contemporaneo.
Hannah Arendt (Hannover 1906 - New York 1975), ebrea di nascita,
allieva di Heidegger a Marburg, di Husseri a Friburgo, nel 1929
si laureò a Heidelberg sotto la guida di Karl Jaspers con una
dissertazione su: Il concetto di amore in Agostino. Si
trasferi a Berlino, poi visse tra Heidelberg e Francoforte.
A causa della persecuzione nazista, lasciò la Germania per Parigi
e di qui, nel 1941, raggiunse gli Stati Uniti, dove scrisse
le sue opere maggiori: Vita activa (1958), Le origini
del totalitarismo (1951 ), La banalità del male (1963),
La vita della mente (postumo 1978).
(quarta
di copertina)
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