Maria
Zambrano, Filosofia e poesia, a cura di Pina De Luca,
Bologna, Edizioni Pendragon, 1998
Maria Zambrano (1904-1991) è una delle figure più complesse
e vive del Novecento spagnolo. Nel suo pensiero convergono e
si fondono la riflessione politica - fece parte del gruppo dirigente
della rivista "Hora de Hespaña", fu nel Comitato di Propaganda
e nel Consiglio Nazionale dell'Infanzia Evacuata - la mistica
di Juan de la Cruz, la poesia di Machado, l'insegnamento di
Ortega y Gasset. Da questo intreccio scaturisce la sua proposta
di una ragione poetica. Fra le opere pubblicate in Italia ricordiamo
Chiari di bosco (Feltrinelli 1991), I beati (Feltrinelli
1992), Verso un sapere dell'anima (Raffaello Cortina
1996).
(quarta
di copertina )
L'opera
contiene: Introduzione di Pina De Luca; Filosofia
e poesia di Maria Zambrano; Bibliografia a cura di
Flavia Garofalo.
Maria
Zambrano scrive Filosofia e poesia nell'autunno del '39. Un
autunno di "indecible bellezza", ricorda nella prefazione all'edizione
dell'87. Ma vi è qualcosa che lega I"indecible belleza" di quell'autunno
messicano, nel quale il libro nasce, all'abbandono della propria
terra - la guerra civile spagnola si era tragicamente conclusa
- e quindi alla condizione dell'esilio?
Forse la poesia
di Trakl può aiutare a stabilire un simile nesso, nesso che
trapassando in Filosofia e poesia vi agisce come intima
intenzione che è già stile filosofico. L'autunno è per Trakl
figura dell'opposizione: "splendore ingiallito" dei giorni estivi,
"puro azzurro", "sommesse risposte", "oscure domande". Nella
sua quiete si raccoglie sia l'indugiare nella sosta del solitario
che il "vagare" dell'"anima azzurra" nel suo distaccarsi "dai
cari, dagli altri". L'autunno è così la calma della pausa in
cui prende l'avvio un movimento lento, persistente, che allontana
e distacca da ciò che è noto e familiare avviando verso quell'inizio
che è dopo ogni consumo. Questo è anche il tempo che scandisce
l'esilio della Zambrano e ne costituisce il senso. E l'esilio
trascende gli accadimentí storici che pur l'hanno provocato
e si afferma come il modo di acconsentire alla propria vocazione
filosofica .... (da: Nascere all’esilio di Pina De Luca,
p. 7)
Sebbene
in alcuni fortunati mortali poesia e pensiero si siano incontrati
e abbiano coinciso, sebbene in altri - ancora più fortunati
- si siano fusi in un'unica forma espressiva, non vi è dubbio
che, nel nostro contesto storico-culturale, poesia e pensiero
si contrappongano con nettezza. Entrambe le forme espressive,
infatti, vogliono per sé, in eterno, il luogo in cui l'anima
si annida, e questo loro reciproco disputare ha spesso sciupato
vocazioni poetiche e reso sterili angosce degne di ben altro
sbocco concettuale. Un altro motivo decisivo per cui non possiamo
abbandonare l'argomento è che oggi poesia e pensiero ci appaiono
come due forme incomplete e ci vengono incontro come due metà
dell'uomo: il filosofo e il poeta. Nella filosofia non si trova
l'uomo intero; nella poesia non si trova la totalità dell'umano.
Se nella poesia troviamo direttamente l'uomo concreto, individuale,
nella filosofia ci imbattiamo nell'uomo inserito nella sua storia
universale, nel suo voler essere. La poesia è incontro, dono,
scoperta venuta dal cielo. La filosofia è ricerca, urgente domanda
guidata da un metodo …. (da: Pensiero e poesia di Maria
Zambrano, p. 29)
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