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Attività e progetti | Gruppo di ricerca Soggettività Femminili | Teca 1/2003
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Teca delle nuove accessioni 1/2003

teca

Rosi Braidotti, Nuovi soggetti nomadi, a cura di Anna Maria Crispino, Roma, Sossella, 2002

La carta geografica del soggetto nomade è, per sua stessa ammissione, di natura intrinsecamente transitoria, implica la necessità di scrivere e riscrivere, leggere e rileggere. Segnala i luoghi di sosta temporanea nel procedere di un percorso di ricerca teorica che si muove su un arco teso: a un estremo, il riconoscimento che le identità sono sempre mutevoli, dunque contingenti e retrospettive - quello che siamo già stati/e - e all'altro estremo il lavoro per prefigurare quelle forme del soggetto che possiamo diventare. Perché, mai come in questa fase, la riflessione teorica non può sottrarsi alla necessità di produzione di un immaginario sociale, pena la totale perdita di efficacia dell'agire politico.
Il nuovo saggio anticipa con grande acutezza i nodi dei dibattito sull'europeismo che ora in Italia sono venuti al pettine in modo dirompente. Rosi Braidotti, che insegna Women's Studies presso l'università di Utrecht e dirige l'omonimo dipartimento, rielabora la teoria del gender e il ricco patrimonio della riflessione del femminismo sulla postmodernità, partendo dalla constatazione dell'avvenuto declino delle metanarrazioni dell'ultimo mezzo secolo di storia europea. E propone un'idea di cittadinanza europea postnazionalista, flessibile, articolata e mobile, in grado di far fronte sia ai modelli della destra, nostalgica di un passato segnato dall'arroganza dell'eurocentrismo, che si materializza nella figura e nelle pratiche della "Fortezza Europa" con tutto il suo pesante carico di razzismo e xenofobia; sia alle tentazioni universalistiche di una sinistra che sembra tuttora incapace di fare i conti con il lutto del post '89 e inevitabilmente subalterna proprio perché priva di capacità di prefigurazione alternativa.
Il soggetto nomade, femminista e non, dell'Europa che possiamo diventare, prova dunque a misurarsi con questioni ormai ineludibili: quella della propria collocazione geopolitica in quanto europei/e - accettando dunque l'avvenuto spostamento dell'asse dei potere mondiale, e quindi la propria posizione periferica, marginale; quella della sua relazione con l'alterità, gli Altri da sé in un'infinita gamma di differenze, variamente modulate e diversamente connesse tra di loro; quella della modalità possibile del cambiamento, individuale e sociale, che non può prescindere dalla dimensione del desiderio. Perché, in fin dei conti, è la "passione del divenire" l'unico possibile, concreto, efficace movente per una sinistra che sceglie il cambiamento e non la conservazione.
“Ecco che cos'è la scrittura: diventare poliglotti nella propria lingua madre”.
“Lo stato nomade, più che dall'atto del viaggiare, è definito da una presa di coscienza che sostiene il desiderio del ribaltamento delle convenzioni date: è una passione politica per la trasformazione o il cambiamento radicale”.

(quarta di copertina)

Rosi Braidotti
Foto da: http://bailiwick.lib.uiowa.edu/wstudies/gallery.html

Nel momento storico detto della postmodernità e della globalizzazione, oltre che del movimento antiglobal, analisi teoriche e figurazioni ispirate al nomadismo, che fino a dieci anni fa potevano apparire blasfeme, sono entrate a far parte della nostra quotidianità. La velocità delle mutazioni in corso è tale che anche la mobilità non è piú quella di una volta: non siamo più nella fase della fuga in avanti, ma in quella delle accelerazioni simultanee che generano linee di fuga in multiple direzioni …. (da: A proposito del nomadismo, di Anna Maria Crispino, p. 7).


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