L’eredità
del femminismo per una lettura del presente. Seminario. Milano
- novembre 2000 - gennaio 2001 - aprile 2001, Milano, Il
paese delle donne, 2002
Primo incontro, 11 novembre 2000: La pratica dell'inconscio nel
movimento delle donne.
Questo
è il primo di un ciclo di seminari, a cui abbiamo dato come titolo
generale "L’eredità del femminismo per una lettura del presente"
perché fosse chiaro che non è un'operazione di nostalgia, ma piuttosto
il tentativo di vedere se il patrimonio di esperienze, che abbiamo
ereditato dalla nostra storia passata, può essere oggi una chiave
importante di interpretazione del modello di civiltà in cui viviamo
e se può arricchire i punti di vista che già conosciamo.
Le
associazioni che hanno promosso questi incontri hanno tutte sedi
in questo caseggiato, in Corso di Porta Nuova 32 a Milano, e non
è casuale, perché questo tipo di convivenza, di coabitazione avviene
sulla base di relazioni di amicizia e di condivisione di progetti
delle donne impegnate in queste associazioni, alcune delle quali
sono qui presenti, altre non sono più tra noi: Luisa Mattioli, Elvira
Badaracco e Annarita Buttafuoco, alle quali va il nostro affetto.
Le
associazioni sono: l'Unione Femminile Nazionale, di cui Annarita
Buttafuoco è stata presidente dal 1993 al 1999 ed oggi è presieduta
da Susanna Giaccai, ha celebrato i suoi cento anni l'anno scorso;
la Fondazione Elvira Badaracco, di cui è presidente Marina Zancan,
nasce come trasformazione del "Centro di studi storici del movimento
di liberazione della donna in Italia", costituito alla fine degli
anni '70: è stato uno dei primi a raccogliere il materiale prodotto
dai movimenti femministi; gli Archivi Riuniti delle Donne che contengono
il patrimonio archivistico e storico dell'Unione Femminile Nazionale,
gli archivi del femminismo degli anni '70, che appartengono alla
Fondazione Badaracco, e altri archivi che via via si sono aggiunti,
come l'archivio "Alba de Cespedes", su cui hanno lavorato Marina
Zancan e il gruppo delle sue dottorande, tra cui Stefania Ghirardello.
La raccolta di archivi ha l'intento di organizzare questo materiale
e di offrirlo alla ricerca e alla possibilità di una ripubblicazione:
raccogliere quindi i materiali prodotti dal femminismo degli anni
’70 per farne una rilettura, per individuare le possibilità di riattualizzazione
…. (dall’intervento di Lea Melandri, p. 5).
Secondo
incontro, 27 gennaio 2001: La conoscenza di sé di fronte ai saperi
e alle pratiche sociali e politiche.
Durante
l’incontro precedente diverse relatrici si sono soffermate sulla
necessità e la difficoltà di riconoscere nell'attualità i segni
lasciati dal femminismo degli anni ’70. A partire da questa esigenza
condivisa, ho ripensato alla medicina, un sapere e una pratica di
cui molto ci siamo occupate negli anni '70 e, da tempo, l'ambito
in cui lavoro. La mia riflessione si articola dunque in tre punti:
una nota autobiografica, i cambiamenti che hanno investito la pratica
medica, qualche considerazione sul disagio del corpo, oggi. Ho invece
messo tra parentesi le molte critiche che meritano l’assistenza
sanitaria e la sua deriva tecnologica …. (dall’intervento di Maddalena
Gasparini, p. 39)
Terzo
incontro, 7 aprile 2001: Dal "personale è politico" alla personalizzazione
della politica: che cosa è cambiato nella pratica del femminismo
e nel quadro politico generale?
Vogliamo
porre alcuni interrogativi, ora che ci rivediamo dopo tanti anni,
anni in cui ognuna ha fatto le sue scelte e i suoi percorsi; collocare
questa ripresa di discussione d'oggi all'interno di una storia partita,
trent'anni fa, su un'apertura di campo, che noi allora abbiamo chiamato
"la ridefinizione della politica". E' -in altri termini- l’attribuzione
di politicità a tutto ciò che è stato considerato come il polo più
lontano dalla politica. Quando dicevamo che la storia personale,
le problematiche del corpo: sessualità, maternità, sviluppo dell'individuo,
sono già politica, in fondo noi operavamo uno spostamento non indifferente
rispetto alla storia, alla cultura e alla politica come le abbiamo
ereditate, perché andavamo a collocarci proprio nel luogo che è
stato tradizionalmente considerato proprio la zona dell'impolitico.
Oggi,
in una situazione che è molto mutata, a noi interessa interrogarci
non solo su cosa ha significato allora, ma su che sviluppo abbiamo
dato a quella originale, radicale intuizione …(dall’intervento
di Lea Melandri, p. 77).
Collegamenti
http://www.storiadelledonne.it
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