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Attività e progetti | Gruppo di ricerca Soggettività Femminili | Teca 3/2003
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Teca delle nuove accessioni 3/2003

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Melita Rotondo, Berlino città semiaperta, Napoli, Goethe Institut, 1992.

Era vietato fotografarlo. Arrivarci vicino, dalla parte est della città, quasi per toccarlo - semmai ci si fosse riusciti - era un pericolo per la vita.
Qui, il muro, con tutti i suoi ostacoli, veniva chiamato ufficialmente "impianto per la protezione della frontiera". Era imbiancato e, in vent'otto anni di esistenza, nessuno vi aveva scritto o disegnato sopra; era una superficie vuota, il cui retro colorato esisteva solo nei racconti. Non rimaneva mai senza sorveglianza e, così affermava il vecchio potere, sarebbe sopravvissuto a molte generazioni.
In un'unica notte tutto questo finì; scomparve quest'incubo di cemento armato: una delle più assurde normalità del nostro secolo. Nessuno riusciva a capire quello che stava succedendo; nessuno diceva una parola.

"Pazzia" era l'unica cosa che la gente, ridendo e piangendo, riusciva a rispondere a chi le domandava quali sentimenti provasse in quei primi giorni di normale viavai, all'interno di una città divisa.
Sbalordimento si, ma accompagnato da un'enorme abbondanza d'immagini. Certamente in nessun luogo si è fotografato tanto come, in quei giorni, a Berlino; dilettanti, professionisti, berlinesi e turisti di ogni parte del mondo: tutti scattavano fotografie, alcuni con la certezza che, qui, stesse succedendo qualcosa che si dovesse immortalare per non dimenticarlo, per possederlo, per tramandare il documento di un avvenimento d'importanza storica.
I soggetti erano - letteralmente - per la strada, nelle dimostrazioni, tra i fiumi di visitatori che andavano da est ad ovest e viceversa e, soprattutto, nelle tante feste che avvenivano sotto il muro. Molte di queste fotografie furono pubblicate subito nei giornali e, in seguito, in alcuni libri. Oramai si tratta di immagini viste e straviste: l'incredibile, l'inimmaginabile è divenuto quotidiano; quelle foto sono diventate storia. Il loro valore documentario è innegabile, ma quali di quelle fotografie possono essere considerate come immagini che preserveranno il loro valore, come espressioni percettive; non come mere registrazioni di avvenimenti ma vere e proprie scoperte?
Io penso che le fotografie di Melita Rotondo possono essere annoverate tra queste "immagini durature". Non soddisfano la curiosità acuta ma fanno incuriosire. Che città è Berlino? Vivo qui da molto tempo e solo adesso - in modo particolare dall'autunno scorso - mi accorgo quanto poco ho “visto” e in quanti modi diversi si può vedere. Mai ho fatto attenzione alla luce, ai colori, ai fiumi e ai laghi, agli alberi, alle case, ai singoli oggetti, agli spazi cittadini, in breve a quelle particolarità che rendono un luogo diverso, non più semplice scenario delle azioni umane.
L'estetica delle immagini ed il loro grande fascino visivo, per me sono legati all'attenzione dello sguardo 'straniero'; allo sguardo venuto da lontano e al suo dono di percepire, nuovamente, l'apparentemente familiare.
Un vero regalo.

(Presentazione di Brigitte Burmeister)

Melita Rotondo è nata e vive a Napoli.
Lavora dalla metà degli anni ottanta ed ha realizzato opere frutto del confronto con tipi di materiali e con tutti i mezzi espressivi che appartengono alla pratica dell’arte concettuale. Fotografie, video, collages, sculture, volte ad esprimere stati d’animo e concetti di natura sociale.
Nota per aver usato la combustione su pellicole già impressionate raffiguranti immagini simbolo di città, ha creato realtà altre.
Ha realizzato la mostra Alieno Napoli nel 1988-89 presso Villa Campolieto ad Ercolano e nel 1990 l’opera Berlino aperta, in parte riportata nel catalogo di fotografie Berlino città semiaperta per il Goethe Institut di Napoli nel 1992.
Successivamente ha iniziato a raccogliere frammenti di oggetti “memorie materiali” come mappa dei ricordi fisici ed emozionali.
Dal 1997 si occupa di arte relazionale e coinvolge ragazzi dai 6 ai 18 anni nella progettazione e realizzazione di opere dove lo spazio è parte integrante, realizzando con altri artisti/e In Opera, Napoli, Città della scienza, Napoli nel 2002.
La sua ultima mosta Through si è tenuta a Napoli, presso la Fondazione Morra, 12/2002-1/2003.

Collegamenti

Apri la pagina collegata http://www.spaziodonna.com
Apri la pagina collegata http://www.spazioimmaginato.it


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