Federica
Sossi, Autobiografie negate. Immigrati nei lager del presidente.
Roma, Manifestolibri, 2002
Questo libro è
la testimonianza di un viaggio attorno a quei luoghi che la
legge Turco-Napolitano chiama Centri di permanenza temporanea
e assistenza, istituiti per trattenervi gli stranieri in via
di espulsione, luoghi di reclusione per persone che non hanno
commesso alcun reato e in cui gli stranieri trattenuti vengono
fatti sparire prima di essere espulsi. Solitamente nascosti
nelle periferie delle città italiane, istituiti nel silenzio
e su cui si cerca di mantenere il silenzio. Quando sui giornali
se ne parla, li si nomina sempre coprendoli con l’eufemismo
dell’accoglienza. Ma quasi nessuno ricorda i nomi delle persone
perite tra le fiamme del centro di Trapani e, dopo le prime
contestazioni, sui centri è tornato il silenzio più
assoluto. Il libro cerca di dire lo scandalo che questi luoghi
inaccessibili rappresentano, attraverso i lapsus e gli eufemismi
con cui i loro gestori li nominano, ma cerca soprattutto i racconti
delle persone che vi sono costrette. Le voci degli stranieri
intervistati, il loro tempo scandito dal nulla creato al di
là del recinto, si mescolano a una narrazione che vuol
essere la denuncia della loro impossibilità a raccontarsi.
Federica
Sossi (Trieste 1960) insegna Filosofia teoretica all’Univesità
di Bergamo. Negli ultimo anni si è occupata delle testimonianze
dei sopravvissuti ai lager nazisti. Tra le sue pubblicazioni
recenti: Nel crepaccio del tempo. Testimoniare la Shoah
(Marcos y Marcos 1997) e la cura del libro Pensiero al presente.
Omaggio a Jean Francois Lyotard (Cronopio 1999).
(quarta
di copertina)
Indice:
Prefazione di Bruno Cartosio; Introduzione; Capitolo
primo: Milano, via Corelli, 27 luglio 2001;
Capitolo secondo: Milano, via Corelli, 2 agosto 2001;
Capitolo terzo: Agrigento, 23 agosto 2001; Capitolo
quarto: Torino, corso Brunelleschi, 1 settembre 2001;
Conclusioni.
Il libro di Federica Sossi... è rispondere alle questioni
che ci chiamano in causa senza ritrarsi ... È un racconto
scritto a partire da una costatazione amara, di cui l’autrice
porta tutto il peso: com’è possibile una relazione, in
uno spazio negato e in un tempo completamente privato di senso
ma carico di paura.
E questo resoconto si svolge come un serrato dialogo interiore
di Federica. Lei si vede mentre guarda l’altro, e riporta quello
che dell’altro è stata capace di sentire: fa risuonare
dentro di sé lo scacco dell’impossibilità dello
scambio e ne commenta il contesto. Non interpreta quello che
si svolge lì ... (Laura Colombo, Sul crinale,
da: Via dogana, n.63, dicembre 2002, p.10)
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