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Attività e progetti | Gruppo di ricerca Soggettività Femminili | Teca 1/2004
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Teca delle nuove accessioni 1/2004

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Simone Weil, I Catari e la Civiltà mediterranea, Genova, Marietti, 1996

Ci sono molteplici vie per il cammino dello spirito, ciascuna ha il suo canto, tappa dopo tappa. Può sembrare che esse divergano, in realtà disegnano uno stesso territorio. (Simone Weil)

Gli scritti di Simone Weil sulla civiltà d'Oc sono parte di un progetto ambizioso voluto da Jean Ballard, fondatore dei «Cahiers du Sud», negli anni più oscuri della Francia di Pétain: ridare coscienza di sé a una civiltà un tempo luminosa, da secoli emarginata e ridotta spesso ad ambigua celebrazione di antiche virtù. Ne nacque un numero unico, pubblicato nel 1942 con il titolo: Le Génie d'Oc et l'homme méditerranéen, denso di contributi che ripercorrono i grandi filoni della poesia trobadorica e della spiritualità catara sullo sfondo di una remota cultura mediterranea. Tra questi, i due saggi di Simone Weil sono il vero centro ispiratore, poiché è soprattutto ella a dare ragione di una continuità profonda tra le grandi civiltà mediterranee dell'antichità e il Rinascimento romanico, ma ancor più perché indica nella crociata albigese una svolta decisiva per la storia dell'Occidente, le cui conseguenze estreme poteva misurare negli orrori della guerra in corso. Il volume è completato dalla traduzione dei passi della Chanson de la croisad albigeoise commentati da Simone Weil nel primo dei due saggi. Opera di un contemporaneo, la Cbanson, in quanto reinvenzione letteraria, offre un'immagine idealizzata della terra d'Oc, la «patria del linguaggio», luogo per eccellenza del racconto cavalleresco, nel momento stesso in cui sta per inabissarsi.
“Perché adattarsi sul passato e non orientarsi verso il futuro? Ai giorni nostri, per la prima volta dopo secoli, ci si volge alla contemplazione del passato. È perché siamo affaticati e prossimi a disperare? Lo siamo; ma la contemplazione del passato ha una ragione migliore”.

(seconda e terza di copertina)

Ingrandisci - Foto di M. Laporta

La civiltà di cui narra il poema non ha lasciato altre traccie oltre al poema stesso, a qualche canto di trovatori, a rari testi sui catari, e a qualche splendida chiesa. Il resto è scomparso; possiamo solo tentare d’intuire cosa cosa fu questa civiltà uccisa dalle armi, di cui le armi hanno distrutto le opere. Con dati tanto scarni, si può solo sperare di ritrovare lo spirito…….
Dopo il X secolo, la sicurezza e la stabilità erano diventate sufficienti per lo sviluppo di una civiltà; lo straordinario mescolarsi di popoli dopo la caduta dell’Impero romano poteva infine portare i suoi frutti. Ma da nessun’altra parte questo poteva avvenire con la stessa intensità che nel paese d’Oc, dove il genio mediterraneo sembra essersi concentrato….
Per quanto si sappia poco dei catari, sembra chiaro che essi furono in qualche modo gli eredi del pensiero platonico, delle dottrine iniziatiche e dei Misteri di quella civiltà pre romana che abbracciava il Mediterraneo e il Vicino oriente; e, che sia per caso o no, la loro dottrina ricorda per certi tratti, insieme a Pitagora e Platone, la dottrina dei druidi che un tempo ebbe a impregnare questa stessa terra. Uccisi loro, tutto questo diventò semplicemente materia di erudizione…
Su questa terra si andava preparando una civiltà della città, ma senza il germe funesto delle discordie che devastarono l’Italia; lo spirito cavalleresco forniva il fattore di coesione di cui lo spirito civico è privo. Così pure, malgrado alcuni conflitti tra i signori, e in mancanza di qualsiasi centralizzazione, un sentimento comune univa queste contrade; si videro Marsiglia, Beaucaire, Avignone, Tolosa, la Guascogna, l’Aragona, la Catalogna, unirsi spontaneamente contro Simon de Montfort. Più di due secoli prima di Giovanna d’Arco, il sentimento della patria, una patria che, ben inteso non era la Francia, fu il movente principale di questi uomini; e avevano anche una parola per designare la patria: la chiamavano il linguaggio. (da: I Catari e la Civiltà mediterranea, p.17-22)

Indice: L’altra citta di Ciancarlo Gaeta; L’agonia di una civiltà nelle immagini di un poema epico; L’aspirazione occitana; Due lettere a Déodat Roché; Appendice: dalla Chanson de la croisade albigeoise; Nota di Gian Luca Potestà, Biografia.

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