Simone
Weil, I Catari e la Civiltà mediterranea, Genova,
Marietti, 1996
Ci
sono molteplici vie per il cammino dello spirito, ciascuna ha
il suo canto, tappa dopo tappa. Può sembrare che esse
divergano, in realtà disegnano uno stesso territorio.
(Simone Weil)
Gli
scritti di Simone Weil sulla civiltà d'Oc sono parte
di un progetto ambizioso voluto da Jean Ballard, fondatore dei
«Cahiers du Sud», negli anni più oscuri della
Francia di Pétain: ridare coscienza di sé a una
civiltà un tempo luminosa, da secoli emarginata e ridotta
spesso ad ambigua celebrazione di antiche virtù. Ne nacque
un numero unico, pubblicato nel 1942 con il titolo: Le Génie
d'Oc et l'homme méditerranéen, denso di contributi
che ripercorrono i grandi filoni della poesia trobadorica e
della spiritualità catara sullo sfondo di una remota
cultura mediterranea. Tra questi, i due saggi di Simone Weil
sono il vero centro ispiratore, poiché è soprattutto
ella a dare ragione di una continuità profonda tra le
grandi civiltà mediterranee dell'antichità e il
Rinascimento romanico, ma ancor più perché indica
nella crociata albigese una svolta decisiva per la storia dell'Occidente,
le cui conseguenze estreme poteva misurare negli orrori della
guerra in corso. Il volume è completato dalla traduzione
dei passi della Chanson de la croisad albigeoise commentati
da Simone Weil nel primo dei due saggi. Opera di un contemporaneo,
la Cbanson, in quanto reinvenzione letteraria, offre
un'immagine idealizzata della terra d'Oc, la «patria del
linguaggio», luogo per eccellenza del racconto cavalleresco,
nel momento stesso in cui sta per inabissarsi.
“Perché adattarsi sul passato e non orientarsi verso
il futuro? Ai giorni nostri, per la prima volta dopo secoli,
ci si volge alla contemplazione del passato. È perché
siamo affaticati e prossimi a disperare? Lo siamo; ma la contemplazione
del passato ha una ragione migliore”.
(seconda
e terza di copertina)
La
civiltà di cui narra il poema non ha lasciato altre traccie
oltre al poema stesso, a qualche canto di trovatori, a rari
testi sui catari, e a qualche splendida chiesa. Il resto è
scomparso; possiamo solo tentare d’intuire cosa cosa fu questa
civiltà uccisa dalle armi, di cui le armi hanno distrutto
le opere. Con dati tanto scarni, si può solo sperare
di ritrovare lo spirito…….
Dopo il X secolo, la sicurezza e la stabilità erano diventate
sufficienti per lo sviluppo di una civiltà; lo straordinario
mescolarsi di popoli dopo la caduta dell’Impero romano poteva
infine portare i suoi frutti. Ma da nessun’altra parte questo
poteva avvenire con la stessa intensità che nel paese
d’Oc, dove il genio mediterraneo sembra essersi concentrato….
Per quanto si sappia poco dei catari, sembra chiaro che essi
furono in qualche modo gli eredi del pensiero platonico, delle
dottrine iniziatiche e dei Misteri di quella civiltà
pre romana che abbracciava il Mediterraneo e il Vicino oriente;
e, che sia per caso o no, la loro dottrina ricorda per certi
tratti, insieme a Pitagora e Platone, la dottrina dei druidi
che un tempo ebbe a impregnare questa stessa terra. Uccisi loro,
tutto questo diventò semplicemente materia di erudizione…
Su questa terra si andava preparando una civiltà della
città, ma senza il germe funesto delle discordie che
devastarono l’Italia; lo spirito cavalleresco forniva il fattore
di coesione di cui lo spirito civico è privo. Così
pure, malgrado alcuni conflitti tra i signori, e in mancanza
di qualsiasi centralizzazione, un sentimento comune univa queste
contrade; si videro Marsiglia, Beaucaire, Avignone, Tolosa,
la Guascogna, l’Aragona, la Catalogna, unirsi spontaneamente
contro Simon de Montfort. Più di due secoli prima di
Giovanna d’Arco, il sentimento della patria, una patria che,
ben inteso non era la Francia, fu il movente principale di questi
uomini; e avevano anche una parola per designare la patria:
la chiamavano il linguaggio. (da: I Catari e la Civiltà
mediterranea, p.17-22)
Indice:
L’altra citta di Ciancarlo Gaeta; L’agonia di una
civiltà nelle immagini di un poema epico; L’aspirazione
occitana; Due lettere a Déodat Roché; Appendice:
dalla Chanson de la croisade albigeoise; Nota
di Gian Luca Potestà, Biografia.
Collegamenti
Cronologia
Edicola
Web
L'Angolo
di Violetta
|