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Attività e progetti | Gruppo di ricerca Soggettività Femminili | Teca 1/2004
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Teca delle nuove accessioni 1/2004

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Luisa Muraro, Il Dio delle donne, Milano, Mondadori, 2003

“C'era una volta una creatura mendicante che cercava Dio”, comincia la breve autobiografia di Margherita Porete nello Specchio delle anime semplici, e continua: lo cercò nelle cose create, senza trovarlo, finché non ebbe l'idea di cercarlo nell'intimità della mente, e “fu così che scrisse questo libro: voleva che il suo prossimo trovasse Dio in lei, attraverso le sue parole”.
Siamo verso la fine del Medioevo, in un tempo di passaggio, all'alba dell'Europa moderna. Fu allora che prese avvio un pensiero che arriva fino ai nostri giorni per vie solo in parte conosciute, pensiero di donne che avevano (e hanno) con Dio un rapporto di straordinaria confidenza e di suprema libertà. Si chiama mistica femminile ma meglio sarebbe chiamarla teologia in lingua materna.
Questo nome ci restituisce la novità di una scrittura in cui l'esperienza si fa pensiero e scienza mediante la lingua che impariamo a parlare per prima, nell'ascolto della voce materna, e Dio sì dice nella prossimità con il nostro essere corpo, nella fragilità degli inizi.
L'impresa di quelle audaci pensatrici venne presto isolata nell'eccezionalità. Eppure, come fa vedere Il Dio delle donne, nel loro linguaggio potevano essere formulate le risposte alle domande più comuni e gravi della condizione umana. Lo fa vedere portando la teologia in lingua materna tra le macerie della modernità e i rumori della postmodernità. L'effetto è sorprendente, ma sensato, paragonabile al silenzio che accompagna i cambiamenti profondi.

Ingrandisci - Cristina di Pisa presenta copia del suo libro a Isabella di Bavaria, regina di Carlo VI

Luisa Muraro è nata con la guerra, nel 1940, sesta di undici tra fratelli e sorelle, l'autrice di questo libro ha imparato molto presto a comportarsi da persona seria. Ma, passati ormai i sessant'anni di vita, preferisce non fingere di esserlo. La sua vita di studiosa è stata laboriosa quanto caotica, i suoi rapporti con il mondo accademico non sono mai stati buoni. Dagli iniziali interessì per la filosofia della scienza, passò alla storia (La sígnora del gioco. Episodi della caccia alle streghe, Feltrinelli, 1976 e Giambattista Della Porta mago e scienziato, Feltrinelli 1978). Intanto era scoppiato il Sessantotto, lei ci rimise la borsa di studio e andò ad insegnare nella scuola dell'obbligo, collaborando con Elvio Fachinelli nel progetto Erba voglio. Tornata all'università, si diede alla linguistica (Maglia o uncinetto, Feltrinelli 1981, Manifestolibri 1998), ma ben presto l'incontro con il femminismo fece di lei la Luisa Muraro più conosciuta, una filosofa della differenza sessuale (L'ordine simbolico della madre, Editori Riuniti 1991). Studiando la misteriosa figura di Guglielma Boema (Guglielma e Maifreda. Storia di un'eresia fernminista, La Tartaruga 1985, 2003) incontrò la figura di Margherita Porete e scopri l'esistenza di una teologia in lingua materna. Da allora studia e insegna i testi della mistica femminile (Lingua materna, scienza divina, D'Auria 1995, Le amiche di Dio, D'Auria 2001). La sua bibliografia (raccolta e ordinata da Franca Cleis e Clara Jourdan per conto della Libreria delle donne di Milano) si estende per centinaia di titoli. Più dell'argomento, per lei ha sempre contato l'ordine simbolico che è e che fa la scrittura. Più che nella sua opera, ha sempre confidato nel contributo di chi la legge.

(seconda e terza di copertina)

Un giorno si aprì la porta di una vacanza senza fine. Capitò quando, leggendo il libro di Margherita Porete Lo specchio delle anime semplici e altri testi di quella che chiamano mistica femminile, cominciai a udire le parole di una conversazione, non semplicemente nuova ma inaudita, tra due che, per brevità, chiameremo una donna e Dio.
Una donna c'era di sicuro, Dio non so, ma di sicuro lei non era sola, c'era un altro o un'altra la cui voce non arrivava fino a me ma che sentivo lo stesso perché faceva un'interruzione nelle parole di lei, o meglio una cavità che trasformava la lettura, la rendeva simile al gesto di chi beve lentamente da una tazza.
(Luisa Muraro)

(quarta di copertina).

Questo libro tratta di Dio, del Dio delle donne, al presente e in determinati momenti della storia europea marcati dal segno della libertà femminile. Dio con la maiuscola perché la lettera grande serve ad indicare la disparità…
.... Dio è la parola che apre al rapporto di scambio: che apre l’autrice, la lettrice, il pensiero, la filosofia, la teologia, perché fa saltare compartimenti stagno del positivismo scientifico che tanto perseguitano la libertà femminile. Cioè Dio non è un tema, non è il tema del libro, ma è la parola che, come nelle fiabe, capita che apre il muro visibile dell’invisibile. Apre alla libertà assoluta, all’immanenza di altro, diventando Lui (o Lei) contigente…
...."La chiamo esperienza femminile – senza considerarla esclusiva delle donne, il proprio della differenza femminile essendo di non escludere l’altro – perché dischiude un senso dell’essere che è sempre anche in poter essere altro, senza separazione, così com’è nella relazione di una donna con sua madre e con il suo poter essere madre”…Quando una o uno è o, meglio, si fa, passaggio in altro, le guerre sono inconcepibili…(Recensione di Maria Milagros Rivera Garretas al testo Il Dio delle donne, da: Leggere donna, n.105, lug./ago. 2003, p.18.).

Ingrandisci - Il Dio delle donne

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