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Attività e progetti | Gruppo di ricerca Soggettività Femminili | Teca 1/2004
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Teca delle nuove accessioni 1/2004

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Giuliana Sgrena, Alla scuola dei taleban, Roma, manifestolibri, 2002

Il talebanismo non è finito con la caduta di Kabul. Questo libro indaga il diffondersi di una moderna ideologia oscurantista, che volge in negazione delle libertà e oppressione delle donne la resistenza contro la globalizzazione occidentale.

(quarta di copertina)

La sconfitta politica e militare dei taleban non ha certo segnato la fine dell’ideologia che li ha sostenuti. Anzi, per il modo in cui è avvenuta, per il dispiegarsi massiccio della potenza militare americana accanitasi contro i civili e per il permanere nel mondo, in particolare in Palestina, di situazioni di sofferenza e di disperazione del mondo, questa concezione dei rapporti tra politica e religione, tra stati musulmani e occidentali ha trovato nuovo vigore e credibilità.
Perché questa ideologia esercita una tale attrazione su tanti musulmani, anche giovani e istruiti? (da: Prefazione, p. 21)

Indice
Prologo: Le notti di Kabul; Note per la lettura; Scontro tra civiltà o nuove crociate?; Combattenti in nome di Dio; Laboratorio Afghanistan; I «puri» del Pakistan e dell’Afghanistan; Mogadiscio come Kabul; L’Algeria alla prova del Jihad; La proliferazione del Jihad: dall’Egitto alla Bosnia; I santuari d’Europa; Conclusioni.

Ingrandisci - Foto da: Donne in nero, La Voce delle Donne Libere in Afghanistan

Giuliana Sgrena è una giornalista. Da anni segue e studia le vicende del fondamentalismo islamico. Come esperta in questo settore è stata corrispondente per il Manifesto in Afghanistan in Somalia in Algeria. Ha pubblicato: La schiavitù del velo, Roma, manifestolibri, 1995 e Kahina contro i califfi, Roma, Datanews, 1997.

Solo alla Jamia Saddiqa, in un quartiere anonimo di Islamabad, abbiamo potuto avere contatto con insegnanti e studenti. Anche perché si tratta di una madrasa femminile (400 ragazze), ma è frequentata quotidianamente anche da 200 bambini tra i cinque e gli otto anni che sono distribuiti in classi miste. Ma fin da piccoli è d'obbligo una tristissima divisa islamica: le bambine sono già oppresse da un abito con velo o ciador color cachi e i bambini vestono un kamis dello stesso colore e copricapo bianco. Accalcati in classi numerosissime, seduti su sgabelli, studiano a memoria il corano con un movimento continuo e convulso del capo, che appare come un segno di assenso o asservimento. Per le ragazze più grandi è invece giorno di compito in classe: accovacciate per terra su stuoie di raffia, devono dare prova di conoscere i versetti del corano e gli hadith del profeta. Per i bambini piccoli è previsto un insegnamento di tutte le materie, mentre per le ragazze è solo religioso.(Giuliana Sgrena - inviata a Islamabad - A scuola con i taleban reportage da Jamia Haqqania, una delle scuole coraniche più famose del Pakistan, in Il Manifesto 25 settembre 2001).

Collegamenti

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