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Attività e progetti | Gruppo di ricerca Soggettività Femminili | Teca 1/2004
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Teca delle nuove accessioni 1/2004

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Suad Amiry, Sharon e mia suocera. Diari di guerra da Ramallah, Palestina, cura e traduzione di Maria Nadotti, Milano, Feltrinelli, 2003

Una donna palestinese, colta, intelligente e spiritosa, tiene un 'diario di guerra'. Gli israeliani sparano ma, nella forzata reclusione fra le pareti domestiche, 'spara' anche la madre del marito, una suocera proverbiale. In un pugno di pagine scoppiettanti di humour e di vetriolica lucidità politica e sentimentale, i colpi bassi di Sharon e del suo governo finiscono così per fare tutt'uno con le idiosincrasie della suocera petulante con la quale l'autrice si trova a trascorrere, in un involontario tète-à-tète, il tempo dell'assedio.
Sconveniente e sofisticata quanto basta per increspare le acque della correttezza politica e per evitare il tormentone retorico che vorrebbe vittime e oppressori sempre assegnati a campi rigorosamente separati, con Sharon e mia suocera Suad Amiry fa emergere un quadro lieve, surreale e ad altissima definizione dei guasti di una vita offesa.
Forse un giorno riuscirò a perdonarvi di averci tenuti sotto coprifuoco per trentaquattro giorni consecutivi, ma non riuscirò mai a mandare giù che ci abbiate costretti a vivere con mia suocera per quelli che, allora, ci sono sembrati trentaquattro anni.

Cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e il Cairo, la palestinese Suad Amiry ha studiato architettura presso l'università americana di Beirut e l'università del Michigan, per poi conseguire un dottorato di ricerca presso l'università di Edimburgo. Dal 1981 insegna architettura all'Università di Birzeit. Da allora si è sposata, ha acquisito una suocera e messo radici a Ramallab. Nel 1991 ha fondato, e da allora dirige, il Riwaq Center for Architectural Conservation di Ramallab (www.riwaq.org). Dal 1991 al 1993 è stata membro della delegazione palestinese incaricata di condurre le trattative bilaterali di pace israelo-palestinesi di Washington D.C.
È autrice e co-autrice di numerosi libri su vari aspetti dell'architettura palestinese, fra cui il recentissimo Throne Village Architecture. Sharon e mia suocera. Diari di guerra da Ramallah, Palestina è la sua prima opera narrativa.
Dedicato a Luisa Morgantini e a tutte le donne in nero

(quarta di copertina)

Ingrandisci - Foto da: I wish i were a bird to fly to my home land


... In Sharon e mia suocera Suad ha messo insieme pezzi del suo diario dei giorni delle ripetute invasioni di Ramallah da parte dell’esercito israeliano, tra il 17 novembre 2001 e il 26 settembre 2002, per ricordare che i grandi conflitti in realtà sono vissuti e abitati da tante persone che desiderano una soluzione pacifica, invece di essere costrette ad abbandonare la terra requisita e distrutta insieme alla loro vita quotidiana, che si alimenta e si colora di paure, perdite, allontanamenti, tensioni ...
... La vita quotidiana di Ramallah è piena dell’impressione di non riuscire a fare ciò che si desidera, ciò di cui si ha piacere, è piena di visite e ricerche scandite dal coprifuoco e dalla paura, dal cigolio dei tank che fa da ritmo ai movimenti sempre veloci tra la gente, dal rombo degli elicotteri Apache e dagli spari che sono il sottofondo delle conversazioni e degli scambi d'informazione: tutto bene, stanno tutti bene, qualcuno non è più tra noi?! ...
... A Ramallah non si è capaci di fare liberamente il più semplice movimento, tutto è controllato: “per un cappuccino si rischia la vita, la macchina dell’espresso fa un rumore tale che può spaventare i soldati israeliani”. Si desidera una vita “normale”: poter viaggiare, lavorare, camminare, passeggiare, andare a scuola, curarsi, avere una propria memoria, incontrarsi con il “bello”, respirare senza paura. E per fortuna c’è il telefono, così si può comunicare anche chiusi in casa; dalla finestra della cucina si vedono e si toccano i carri armati e intanto arrivano le voci amiche preoccupate e affettuose da tutto il mondo: “Sì, Eman, che bello sentire la tua voce dal Canada”.
Suad ha fatto del suo diario quasi una terapia per arginare la paura vissuta nella sua terra, la scrittura è stata strumento per scaricare la tensione, ma ha scritto anche per rendere possibile l’impossibile, raccontare la vita quotidiana e la capacità di amare di coloro che hanno subito il coprifuoco e sono stati messi in “attesa dell’ignoto”. (N. Nappo, Ramallah, il racconto di una tragedia attraverso la vita quotidiana: Sharon e mia suocera, da: Il foglio de il paese delle donne, n. 4, 18 feb. 2004, p. 6.)

Ingrnadisci - Locandina incontro con Suad Amiry

Collegamenti

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Indipendent Media Center - italy.indymedia.org
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