Suad
Amiry, Sharon e mia suocera. Diari di guerra da Ramallah,
Palestina, cura e traduzione di Maria Nadotti, Milano, Feltrinelli,
2003
Una
donna palestinese, colta, intelligente e spiritosa, tiene un
'diario di guerra'. Gli israeliani sparano ma, nella forzata
reclusione fra le pareti domestiche, 'spara' anche la madre
del marito, una suocera proverbiale. In un pugno di pagine scoppiettanti
di humour e di vetriolica lucidità politica e sentimentale,
i colpi bassi di Sharon e del suo governo finiscono così
per fare tutt'uno con le idiosincrasie della suocera petulante
con la quale l'autrice si trova a trascorrere, in un involontario
tète-à-tète, il tempo dell'assedio.
Sconveniente e sofisticata quanto basta per increspare le acque
della correttezza politica e per evitare il tormentone retorico
che vorrebbe vittime e oppressori sempre assegnati a campi rigorosamente
separati, con Sharon e mia suocera Suad Amiry fa emergere un
quadro lieve, surreale e ad altissima definizione dei guasti
di una vita offesa.
Forse un giorno riuscirò a perdonarvi di averci tenuti
sotto coprifuoco per trentaquattro giorni consecutivi, ma non
riuscirò mai a mandare giù che ci abbiate costretti
a vivere con mia suocera per quelli che, allora, ci sono sembrati
trentaquattro anni.
Cresciuta
tra Amman, Damasco, Beirut e il Cairo, la palestinese Suad Amiry
ha studiato architettura presso l'università americana
di Beirut e l'università del Michigan, per poi conseguire
un dottorato di ricerca presso l'università di Edimburgo.
Dal 1981 insegna architettura all'Università di Birzeit.
Da allora si è sposata, ha acquisito una suocera e messo
radici a Ramallab. Nel 1991 ha fondato, e da allora dirige,
il Riwaq Center for Architectural Conservation di Ramallab (www.riwaq.org).
Dal 1991 al 1993 è stata membro della delegazione palestinese
incaricata di condurre le trattative bilaterali di pace israelo-palestinesi
di Washington D.C.
È autrice e co-autrice di numerosi libri su vari aspetti
dell'architettura palestinese, fra cui il recentissimo Throne
Village Architecture. Sharon e mia suocera. Diari di
guerra da Ramallah, Palestina è la sua
prima opera narrativa.
Dedicato a Luisa Morgantini e a tutte le donne in nero
(quarta
di copertina)
... In Sharon e mia suocera Suad ha messo insieme pezzi del
suo diario dei giorni delle ripetute invasioni di Ramallah da
parte dell’esercito israeliano, tra il 17 novembre 2001 e il
26 settembre 2002, per ricordare che i grandi conflitti in realtà
sono vissuti e abitati da tante persone che desiderano
una soluzione pacifica, invece di essere costrette ad abbandonare
la terra requisita e distrutta insieme alla loro vita quotidiana,
che si alimenta e si colora di paure, perdite, allontanamenti,
tensioni ...
... La vita quotidiana di Ramallah è piena dell’impressione
di non riuscire a fare ciò che si desidera, ciò
di cui si ha piacere, è piena di visite e ricerche scandite
dal coprifuoco e dalla paura, dal cigolio dei tank che fa da
ritmo ai movimenti sempre veloci tra la gente, dal rombo degli
elicotteri Apache e dagli spari che sono il sottofondo delle
conversazioni e degli scambi d'informazione: tutto bene, stanno
tutti bene, qualcuno non è più tra noi?! ...
... A Ramallah non si è capaci di fare liberamente il
più semplice movimento, tutto è controllato: “per
un cappuccino si rischia la vita, la macchina dell’espresso
fa un rumore tale che può spaventare i soldati israeliani”.
Si desidera una vita “normale”: poter viaggiare, lavorare,
camminare, passeggiare, andare a scuola, curarsi, avere una
propria memoria, incontrarsi con il “bello”, respirare senza
paura. E per fortuna c’è il telefono, così si
può comunicare anche chiusi in casa; dalla finestra della
cucina si vedono e si toccano i carri armati e intanto arrivano
le voci amiche preoccupate e affettuose da tutto il mondo: “Sì,
Eman, che bello sentire la tua voce dal Canada”.
Suad ha fatto del suo diario quasi una terapia per arginare
la paura vissuta nella sua terra, la scrittura è stata
strumento per scaricare la tensione, ma ha scritto anche per
rendere possibile l’impossibile, raccontare la vita quotidiana
e la capacità di amare di coloro che hanno subito il
coprifuoco e sono stati messi in “attesa dell’ignoto”. (N. Nappo,
Ramallah, il racconto di una tragedia attraverso la vita
quotidiana: Sharon e mia suocera, da: Il foglio de
il paese delle donne, n. 4, 18 feb. 2004, p. 6.)
Collegamenti
Riwaq
- Centre for Architectural Conservation
Orlando
- Associazione di donne
Indipendent
Media Center - italy.indymedia.org
ReliefWeb
Donne
In Viaggio
The
Jerusalem Fund for Education and Community Development
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