Terra
bruciata. Le stragi naziste sul fronte meridionale, a cura
di Gabriella Gribaudi, Napoli, L’ancora del mediterraneo, 2003
L'ordine
emanato il 18 settembre comandava di avanzare distruggendo il
territorio e lasciando alle spalle "terra bruciata"
senza alcun riguardo verso la popolazione. Napoli e la Campania
vennero a trovarsi sulla linea di fuoco quando era più
forte il desiderio di vendetta verso gli italiani "traditori",
nel momento dello sbarco alleato e al centro di uno dei combattimenti
più duri e sanguinosi della campagna d'Italia, per ricostruire
le stragi naziste che ne conseguirono, e per indagare le caratteristiche
della violenza dell'occupazione tedesca, la natura delle forme
di resistenza da parte della popolazione, il rapporto tra combattenti
e civili, la relazione tra memorie pubbliche e private, si incrociano
fonti ufficiali (ritrovate negli archivi nazionali e internazionali)
e fonti orali raccolte in un minuzioso lavoro sul campo, con
l'intento di dare voce a quella popolazione civile che è
stata la grande vittima della guerra ma anche, per lungo tempo,
la vittima inascoltata. Questo straordinario affresco, come
una sorta di romanzo polifonico narrato in prima persona dalla
popolazione civile, ci restituisce un capitolo inedito di storia
sociale della guerra.
Questo primo volume dell'atlante delle stragi naziste in italia,
cui seguiranno quelli dedicati alla Toscana e all'Emilia, è
curato da Gabriella Gribaudi e raccoglie saggi di Salvo Ascione,
Tommaso Baris, Gloria Chianese, Andrea de Santo, Maria Porzio.
(quarta
di copertina)
…il
razzismo positivista di inzio secolo aveva utilizzato, anche
all’interno dell’Italia, categorie analoghe a quelle usate dai
nazisti per distinguere, secondo una divisione nord-sud, una
popolazione civile e laboriosa da una popolazione primitiva
e sfaticata (ari e mediterranei). Tracce molto evidenti di razzismo
si possono rintracciare nel comportamento delle truppe tedesche
dopo l’8 settembre verso i napoletani e i meridionali in genere:
umiliazione delle vittime, filmati della popolazione affamata
e lacerata incitata a saccheggiare…
La politica di umiliazione e punizione della popolazione era
d’altro canto chiaramente indicata nell’ordine emanato il 18
settembre, che comandava di avanzare, distruggendo il territorio
e lasciando alle spalle “terra bruciata” senza alcun riguardo
verso la popolazione….
….Ci sono altri modi di pensare la patria e l'identità
nazionale, in una visione più ampia che prenda in considerazione
anche chi non combatte, per casualità o per scelta, e
che consideri altri valori e altri ideali come cemento della
comunità. Allora potrebbe emergere un concetto di resistenza
o di ethos (per usare gli opposti riferimenti simbolici dei
due filoni di studio) come capacità di "resistere"
con le proprie strutture di solidarietà, con un set di
valori capace di mostrarsi inalterato dopo anni di propaganda
totalitaria. Da questo punto di vista si constaterebbe come
una parte del Paese si sia mostrata, molto migliore delle sue
classi dirigenti e abbia saputo dispiegare umanità, civiltà,
solidarietà, a partire dalle strutture informali e tradizionali
della società. Sono i valori quotidiani che emergono
dai racconti antiretorici di moltissimi testimoni che ci riportano
una dimensione di "resistenza ordinaria" alla violenza
della guerra. (da: Introduzione, di Gabriella Gribaudi,
p.5)
Collegamenti
L'Ancora
del Mediterraneo
|