Marea.
Donne: ormeggi, rotte, approdi. Trimestrale di saperi delle
donne. Genova, Erga, n. 2, luglio 2003
Cibo croce e delizia: consumi, bisogni, impostazioni.
È
indispensabile lavorare socialmente, culturalmente e politicamente
a partire dal cibo, dal riceverne e dal prepararne e dal significato
dell’atto del mangiare. Affinché non sia più o
digiunare o divorare ciò che distingue gli umani, donne
e uomini, nelle diverse parti del pianeta.
Con questo numero mettiamo le mani e i pensieri nel piatto,
in un viaggio speriamo inedito, colto e profondo che ci ha portato
a scoprire come tutto ciò che è connesso al cibo
sia legato in modo indissolubile anche al genere sessuato.
(dalla
quarta di copertina)
Per
la famosa antropologa Mary Douglas “se il cibo viene trattato
come un codice, il messaggio che esso mette in codice si troverà
nella schema di rapporti sociali che vengono espressi. Il messaggio
riguarda diversi gradi di gerarchia, inclusione e esclusione,
confini e transizione verso i confini”.
L’alimentazione, infatti, s’inscrive in una rete di scambi e
di mediazione fra gli individui: i “compagni” sono coloro che
condividono il pane, poiché offrire e ricevere il cibo,
mangiarlo insieme, significa riconoscere e accettare reciprocamente
i legami che si stabiliscono o si riaffermano. Fin dal primo
giorno di vita mangiamo secondo delle regole e dei codici poiché
ci è impossibile prescindere dalla cultura che fa parte
integrante di noi. Incorporare il cibo serve sia a costruire
la nozione individuale di soggettività sia a comprendere
l’individuo in un sistema culinario e, di conseguenza, in un
gruppo sociale: la condivisione del cibo, infatti, introduce
le persone nella medesima comunità, li rende membri della
stessa cultura alimentare; per questo motivo, il cibo è
strumentale nel sottolineare le differenze tra le culture e
serve a rafforzare l’identità di un gruppo. (da: Siamo
ciò che non mangiamo? di Luisa Stagi, p. 33)
Da
bambina credevo che mangiare fosse un dovere. Quando arrivava
il momento, a pranzo e cena, il tono di voce degli adulti cambiava
ed usciva sempre fuori un impetuoso: “Mangia!” Nonostante la
tenera età, le motivazioni che seguivano quell’ordine
erano per me insufficienti.
“Mangia che cresci!” Come poter credere ad una frase del genere,
quando nella mia famiglia il più alto rientrava a malapena
nella media? “Mangia che diventi grande!” Grande come? Grande
come un divano? Grande come un palazzo? Come una montagna? Oddio
nooo …
Questi espedienti non funzionavano, allora veniva alimentato
il senso di colpa (ancor oggi sovraccarico) e all’imperativo;
“Mangia!” seguiva “ … fallo per la mamma che ha cucinato per
te! … per papà che lavora tanto! … Per la nonna … per
la zia … per quei poveri bambini che muoiono di fame!” … No,
questo no! Che tristezza! Sono cresciuta alternando fasi di
bulimia e anoressia come forma di protesta. (da: Mangia!
Mangia! Mangia! di Sandra Messina, p. 54)
Dal
sommario: Editoriale; Il tema: Cibo – La terra
è un affare di donne di Barbara Romagnoli; Consumi
e bisogni di Tiziana Plebani; Acqua: risorsa non negoziabile
di Vandana Shiva; Siamo ciò che non mangiamo
di Luisa Stagi, Intervista a Joanna Macy a cura di
Claudia Panico; Non si vive di solo pane di Kahn-Tineta
Horn, madre e nonna Mohawk; Uomini rari si raccontano – Padri
e dintorni; Satira e sarcasmo – Caro direttore
di Luciana Litizzetto; Perché ci opponiamo al voto
per gli uomini di Alice Duer Miller; Mangia! Mangia!
Mangia! di Sandra Messina; Corpi che contano – Corpo,
salute e culture di Nadia Crotti e Gloria Selva; Libri
da leggere e da rileggere – Il gusto dell’amore; Noi e il
nostro grasso di Monica Lanfranco; Racconti – L’uovo
di cristallo di Alina Rizzi.
Collegamenti
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