Torna alla homepage della Biblioteca Nazionale di Napoli  
Apri la pagina dei contatti
Attività e progetti | Gruppo di ricerca Soggettività Femminili | Teca
> Home
> News
> Guida rapida
> I servizi
> Le sezioni
> Fondi e raccolte
> Attività e progetti
  > Mostre e pubblicazioni
> Ufficio Progetti Europei
> Ufficio Libro Antico
> Gruppo Soggettività Femminili
> Sezione sulla Diversità
> Progetti in corso
> Percorsi bibliografici
> Biblioteca digitale
> Risorse nel web

 


Teca delle nuove accessioni 1/2005

torna a teca 2005

Rani Manicka, Madre del riso, Milano, Mondadori, 2004

Lakshmi trascorre l’infanzia libera e spensierata nell’intatta natura dell’isola di Ceylon. Niente e nessuno l’ha preparata a un cambiamento per lei incomprensibile: sposare – a soli quattordici anni – un uomo molto più vecchio e trasferirsi in una terra – la Malaysia – davvero troppo lontana. Lakshmi si trova così a dover costruire un mondo da sola, senza l’appoggio del marito, con tutte le difficoltà di una madre costretta a guadagnarsi, giorno per giorno, una dignitosa sopravvivenza. La durezza e la passione di quegli anni creano un’indimenticabile figura di donna: è lei la Madre del Riso, forte e magica, complessa e misteriosa, moderna ma legata a tradizioni millenarie. Le sue vicende familiari percorrono tutto il Novecento fino a costruire un affresco incredibilmente ricco, in cui si intrecciano l’amore assoluto, l’ansia di vendetta, la paura e il riscatto, sullo sfondo dell’occupazione giapponese della Malaysia.

(dalla quarta di copertina)

Ho sentito parlare per la prima volta degli stupefacenti raccoglitori di nidi di un lontano paese chiamato Malesia sulle ginocchia di mio zio, il commerciante di mango. Senza torce si inerpicano coraggiosamente su altissimi pali oscillanti di bambù per arrivare al tetto di grotte scavato nella montagna. Vegliati dai fantasmi degli uomini che sono morti precipitando a terra, tendono la mano da quei loro incerti trespoli per prendere una prelibatezza cara ai ricchi: un nido fatto con saliva di uccello. Nell’oscurità non devono mai venir pronunciate parole come paura, caduta o sangue, perché riecheggiano e tentano gli spiriti malvagi. I soli amici dei raccoglitori di nidi sono i pali di bambù che sostengono il peso. Prima di iniziare ad arrampicarsi, gli uomini battono lievemente sul bambù, e se il bambù sospira tristemente lo abbandonano subito. Soltanto quando il bambù canta i raccoglitori di nidi osano iniziare la ricerca. (da: p. 9)

Collegamenti

http://www.ildialogo.org
http://it.wikipedia.org

 


torna a inizio pagina