Gemma
Beretta, Storie di affidamento. L’obbligo leggero,
Napoli, Liguori, 2003
Questo
libro racconta quattro storie di affidamento, ciascuna delle
quali è stata raccolta con il metodo delle interviste,
decostruite e ricostruite poi per capitoli tematici come se
si trattasse del montaggio di un video. La costruzione del testo
permette tre livelli di lettura: per storie (Storia di Manuela,
Marcello, Maurizio; Storia di Anna, Manuel, Roberto, per tacere
di Davide e Gabriele; Storia di Angelo e Marica; Storia di Giovanni),
per questioni (Un’estranea fra noi, Continuare l'opera della
madre, L’obbligo della convivenza, Relazioni vincoli fiducia
affidamento, Adolescenti, Il padre che non c'è)
e, ancora, per approfondimenti tematici (voce guida, primi piani,
note), che esprimono il punto di vista teorico da cui muove
la ricerca contenuta nel libro.
Affidamento, si dice qui, è aiutare un bambino, un ragazzo,
una ragazza a fare l’esperienza del “valere”, cioè del
“riconoscersi come valore”. Narrano questa esperienza un’affidata,
alcuni affidatari, alcune madri affidanti e operatori sociali.
Punti di avvistamento diversi che contribuiscono a illuminare
la scena […] In una società come la nostra, intrisa del
linguaggio dei diritti, cosa succede se cominciamo a parlare
della questione dei bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza
muovendo dalla nozione di obbligo così come Simone Weil
la elabora e se ci interroghiamo a partire da ciò che
ogni adulto o bambino o ragazza è in grado di attivare
a partire da sé?
Gemma
Beretta si è laureata in Filosofia presso l’Università
degli Studi di Milano nel 1991. Tra gli anni 1989 e 1996 ha
collaborato con la Libreria delle donne di Milano e la rivista
“Via Dogana”. Fa parte dell’Associazione N.A.T.U.R.&-Onlus
di Seveso nell’ambito della quale ha un compito di direzione
sociale e vive l’esperienza dell’affidamento e della convivenza
nella dimensione di una Casa Aperta. Nel 1993 ha pubblicato
con Editori Riuniti la ricerca biografica Ipazia d’Alessandria.
(dalla
quarta di copertina)
La
nozione di obbligo sovrasta quella di diritto, che le è
relativa e subordinata. Un diritto non efficace di per sé,
ma solo attraverso l’obbligo cui esso corrisponde, l’adempimento
effettivo di un diritto non proviene da chi lo possiede, bensì
dagli altri esseri umani che si riconoscono, nei suoi confronti,
obbligati a qualcosa. (Simone Weil, La prima radice,
p. VII)
Per
la sua struttura narrativa aperta il libro è anche detto
da chi ha partecipato alla lunga fase di elaborazione Libro
parlato. Questa espressione – per chi appartiene alla generazione
di chi scrive – ricorda le fiabe accompagnate da un disco o
da un nastro registrato che facevano la gioia delle lunghe serate
estive nell’infanzia: immagini e suoni che aiutavano a comporre
la trama di storie che sono poi entrare a far parte del nostro
modo di osservare il mondo, le cose, le relazioni umane. (da:
Premessa, p. 2)
Collegamenti
http://www.liguori.it
http://www.url.it/donnestoria
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