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Teca delle nuove accessioni 1/2005

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Giuliana Ponzio, Crimini segreti. Maltrattamento e violenza alle donne nella relazione di coppia, Milano, Baldini Castaldi Dalai, 2004

Riconoscere e conoscere quello che spesso succede tra le mura domestiche in termini di danno per le donne e i minori, sapere che per violenza e maltrattamento si intende tutto ciò che implica sopraffazione psichica, economica, sessuale, oltre che fisica, vuole dire offrire alle donne la possibilità di rompere il segreto senza essere accusate di complicità, di avere la certezza che non solo chi picchia o uccide compie un reato, ma anche chi insulta, svilisce o minaccia.
Spesso l’agire con violenza previene da lontano, è un atteggiamento che passa dal padre al figlio, così come il subire passa, in modo transgenerazionale, dalla madre alla figlia, in una catena che sembra difficile spezzare. Nominare tutti i tipi di violenza come fenomeni specifici e inconfondibili è inoltre, indispensabile per nuovi modelli di intervento che possono coinvolgere in un lavoro di rete altre agenzie di supporto.
Questo libro dà voce a un silenzio, ma soprattutto rappresenta un atto dovuto alla forza, alla capacità e al coraggio di tutte quelle donne che abbandonando certezze e convinzioni che avevano strutturato la loro vita, affrontando sradicamento, disagi, difficoltà e spesso l’ostilità di chi le circonda, hanno deciso di dire: «basta!».

«Chi lavora quotidianamente con le donne vittime di violenza ne conosce i sensi di colpa e il senso di diffidenza e di sospetti che suscitano se decidono di allontanarsi dal partner. Il fatto che fin da bambine abbiano interiorizzato come “qualità” femminili il sopportare, il saper tacere, l’abnegazione, la disponibilità totale e la responsabilità del buon andamento della relazione, può produrre già di per sé un’asimmetria nella coppia in quanto codifica che da tali “virtù” ci sia qualcuno che ne trae vantaggio.
E se queste “qualità” conferiscono alla donna identità e una percezione di sé come detentrice di un ruolo ben definito, l’allontanarsene può significare il venir meno a principi morali fortemente radicati con i sensi di colpa di chi ha preteso intraprendere una strada che può suscitare riprovazione».

Giuliana Ponzo, dopo una lunga esperienza di insegnamento, dal 1990 si è sempre interessata della violenza sulle donne e da dieci anni è operatrice in un centro che si occupa di violenza domestica nei confronti delle donne e dei minori. Lavora anche con donne ospiti di Case Rifugio. Ha condotto, inoltre, gruppi di autoaiuto. Ha partecipato a numerosi congressi ed è docente nei corsi di formazione per volontarie. Ha pubblicato: Madre e handicap, Mai come lei, Tra stomaco e cuore.

(dalla seconda, terza e quarta di copertina)

Chi lavora sul maltrattamento ha a volte la sensazione di trovarsi in un Paese straniero, in cui alcune parole dette non vengono chiaramente capite, per altre non si sa a che termini ricorrere, e altre ancora hanno un significato diverso per chi le dice e per chi le ascolta. Non ci sono definizioni precise per un fenomeno sommerso e per secoli negato e poiché per ciò che non esiste generalmente non esistono parole, il lessico con cui intendersi incontra continuamente vuoti o lacune. […] il già citato dizionario della Lingua Italiana, alla voce «maltrattamento», recita: «crudele imposizione di prove avvilenti e dolorose: i maltrattamenti del marito, del padrone». Ma cosa c’è nel mezzo, tra questi due atteggiamenti agli antipodi? La sensazione appunto resta quella di un vuoto, come se la definizione del vocabolario restasse in quelle pagine, allo stesso modo in cui la classificazione giudiziaria resta nel Codice, senza che i concetti espressi in termini e parole diventino strumenti utilizzabili per capirsi. […] È forse opportuno a questo punto dare una definizione precisa ai termini che verranno usati in questo libro per non incorrere in fraintendimenti o in parole «scivolose» dal significato ambiguo. Verrà usato il termine «violenza» per definire tutti quegli atti che pongono la donna in condizione di subire strategie di potere e controllo da parte del partner. Tali atti comprendono la violenza fisica, quella psicologica (svalorizzazioni, offese, umiliazioni e quant’altro) e quella economica, le persecuzioni, la violenza sessuale fuori e all’interno della coppia e tutti gli atteggiamenti che siano percepiti dalla donna come prevaricanti e irrispettosi. Le violenze abituali danno origine a «maltrattamento». […] Il termine «abuso» viene qui mutuato dalla letteratura anglosassone e assume un significato molto più ampio, non riferendosi più solo all’abuso sessuale come ancora comunemente avviene, ma all’insieme di comportamenti lesivi dell’integrità della donna e dei minori. […] Più in generale, i termini usati in questo testo costituiscono il patrimonio lessicale comune a chi si occupa di violenza domestica. Chiarirli appare quindi indispensabile per proseguire perché nonostante possa sembrare strano, è la loro non definizione che spesso impedisce un lavoro di rete con altre agenzie, indispensabile per sostenere donne e bambini che subiscono violenza, e che spessissimo sono circondate anche da una rete parentale e amicale ugualmente incapace di individuare il fenomeno. (da: Un problema di definizione, pp. 24-5, 33-4)

Dall’indice: Parte prima - Riconoscere la violenza; 1. Un problema di definizione; 2. Tipi di violenza e strategie di potere e di controllo; 3. Il maltrattante: insospettabile o «vittima innocente»; Parte seconda – Perché le donne non vanno via; 1- Riconoscere il danno; 2. La perdita del punto di vista; 3. Le dinamiche dell’abuso; 4. Le strategie di coping; Parte terza – Come intervenire; 1. Una scelta di campo; 2. La metodologia dell’accoglienza; 3. La valutazione; 4. I rischi dell’operatrice.

Articoli segnalati:
Ed Vulliamy, Il mio volto la mia denuncia, «Io Donna», n. 44, 29 ottobre 2005, pp. 109-12
La violenza e le donne in Valle d’Aosta, «Informa donna», n. 1, luglio 2005, pp. 3-14

Collegamenti

http://www.cafeletterario.it
http://www.didonne.it
http://mammouth50.tooblog.fr
http://www.giustizia.it


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