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Teca delle nuove accessioni 1/2005

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Antropologia delle mutilazioni genitali femminili. Una ricerca in Italia, a cura di Carla Pasquinelli con la collaborazione di Cristina Cenci, Silvia Manganelli, Valeria Guelfi, [Roma], AIDOS, 2000

Le prime testimonianze di donne africane che avevano subito la circoncisione femminile più tardi definita mutilazione dei genitali femminili sono state raccolte dal movimento femminista verso la fine degli anni ’70. In Italia il primo articolo venne pubblicato dalla rivista Effe nel 1976 […] Ciò che allora suscitò maggiore stupore fu la scoperta che questa pratica millenaria venisse esercitata anche su bambine nate nei paesi occidentali e cittadine di questi paesi. Una pratica tradizionale più forte della civiltà e del diritto dell’Occidente, che continuava a essere perpetrata soprattutto per volere delle donne alle quali è delegato il ruolo di conservatrici del patrimonio culturale tradizionale e in cui l’atteggiamento di rinuncia, sottomissione, inferiorità e passività coincide con il controllo sociale del comportamento femminile […] Nessuna di noi si è mai illusa che una pratica millenaria come quella delle Mgf possa essere sradicata in pochi anni. Sono necessari volontà politica e mezzi adeguati. Negli ultimi anni però i progressi sono stati enormi. […] Oggi parlare di infibulazione o escissione non è più un tabù. Ed è questo forse l’inizio della fine. Ma dobbiamo continuare a sostenere le organizzazioni che lavorano in Africa perché il volontariato non è sufficiente. Occorrono mezzi adeguati affinché possano continuare a operare. Occorre far sapere in Occidente come e quanto l’Africa stia cambiando. (da: L’inizio della fine di Daniela Colombo, p. VII)

Mutilazioni dei genitali femminili è il nome che è stato dato nel corso della III Conferenza del Comitato Inter-africano sulle pratiche tradizionali rilevanti per la salute di donne e bambine/i (Iac nell’acronimo inglese, Ci-Af in quello francese) a tutte quelle pratiche tradizionali in cui si ha l’asportazione e/o l’alterazione di una parte dell’apparato genitale esterno della donna. Non è però così che le chiamano le popolazioni dei paesi in cui si praticano, che non accettano la forte connotazione negativa contenuta in tale espressione. Ogni gruppo usa i termini tramandati dalla propria tradizione che variano molto da un’etnia o da una regione all’altra, a secondo anche di quale tipo di mutilazione si tratta. (da: Che cosa sono le Mgf, di Carla Pasquinelli, p. 1)

Carla Pasquinelli è docente di Antropologia culturale alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Napoli «L’Orientale». È studiosa di Ernesto De Martino. Si interessa di antropologia politica, di antropologia simbolica e di fenomeni di cambiamento culturale. Scrive su numerose riviste italiane e straniere ed è direttore responsabile della rivista «Parolechiave».

Dall’indice: L’inizio della fine di Daniela Colombo; I – Antropologia delle mutilazioni dei genitali femminili di Carla Pasquinelli; II – Progetto di ricerca sulle Mgf in un contesto di immigrazione di Carla Pasquinelli, Cristina Cenci, Silvia Manganelli, Valeria Guelfi; III – La costruzione sociale del corpo dell’immigrata: Le rappresentazioni delle mutilazioni genitali femminili nella stampa italiana e nella letteratura specialistica di Cristina Cenci, Silvia Manganelli; IV – La ricerca sul campo: risultati e considerazione di Carla Pasquinelli; Bibliografia di Valeria Guelfi.

Collegamenti

http://www.dirittiumani.donne.aidos.it/
http://www.daddo.it/mutgenitali.htm
http://www.womenews.net


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