Franca D’Agostini, Nel chiuso di una stanza con la testa in vacanza. Dieci lezioni sulla filosofia contemporanea, Roma, Carocci, 2005
I dieci capitoli di questo libro sono rielaborazioni o riscritture di testi da me presentati in luoghi diversi negli ultimi anni, riguardanti temi come: quale è, se esiste, la differenza tra filosofia e scienza? quali sono (se esistono) i metodi filosofici? quali sono gli strumenti e le forme della ricerca filosofica attuale? L’insieme dovrebbe costituire un ritratto abbastanza fedele di come comunemente si esercita e si concepisce la filosofia, ma anche un saggio di metafilosofia, ossia un esame dei problemi che riguardano oggi la pratica filosofica.
Poiché non ha molto senso proporre una sintesi metafilosofica senza cercare e sperare l’accordo di chi opera nello stesso ambito, anticiperò qui di seguito alcune tra le tesi principali sostenute nel libro. Sono le tesi che mi sembrano più ovvie e prevedibili, quelle su cui la condivisione almeno preliminare del lettore più o meno esperto di filosofia dovrebbe essere piuttosto facile:
1. La filosofia è una attività di elaborazione e soluzione di problemi.
2. I problemi filosofici sono caratterizzati dal fatto di essere fondamentali, ossia (in una prima approssimazione) riguardano presupposti, condizioni, ragioni, principi orientativi, valori.
3. Il giudizio su quale problema sia fondamentale dipende in parte dal modo in cui il problema viene formulato e/o dal contesto storico-culturale in cui ci si trova: la tradizione ne fornisce però un elenco, relativamente canonico.
4. I problemi fondamentali - filosofici - tendono a legarsi in unità problematiche più ampie, che costituiscono le discipline filosofiche.
5. L’elaborazione filosofica dei problemi può avere per effetto la loro soluzione, o la loro dissoluzione, o il chiarimento dei termini in gioco, o la presentazione di nuovi aspetti del problema in questione.
6. La filosofia è una attività teorica, e mira alla elaborazione, soluzione o dissoluzione di problemi in linea di massima formulando tesi, espresse o esprimibili in proposizioni, e articolate o articolabili in teorie.
7. Le tesi e teorie filosofiche possono essere di natura critica, ossia possono consistere nella confutazione o revisione di tesi e teorie.
8. Esistono prospettive filosofiche per cui l’attività critica deve essere in qualche misura dominante, e per le quali dunque la filosofia eminentemente dissolve problemi e confuta tesi (se è il caso, si spinge anche a discutere le ragioni stesse dell’indagine filosofica): ma questo, per le ragioni indicate al punto 7, non contraddice quanto indicato al punto 6.
9. Esistono prospettive filosofiche secondo le quali le tesi formulate dalla filosofia sono irriducibili a “tesi” nel senso di singole proposizioni assertorie, ma sono complesse configurazioni teoriche, la cui ricostruzione richiede un lavoro interpretativo: anche questo può non essere in contrasto con quel che è detto al punto 6.
10. La filosofia è oggi una disciplina (o una attività) relativamente specializzata, con settori di studio circoscritti, ed esistono notevoli differenze e occasionali difficoltà di comunicazione tra i diversi settori, e tra il livello propedeutico della materia e quello specialistico.
11. Esiste ancora però - almeno idealmente - la possibilità di individuare qualche principio trasversale, tale da orientare la soluzione di un buon numero di problemi, appartenenti a diverse discipline, e applicabile anche in contesti non filosofici. Il fatto che si tratti di tesi ovvie non le rende meno discutibili. In particolare la 6 può incontrare il dissenso di chi pensa alla filosofia come un atteggiamento, una prassi o uno stile di vita, o di chi pensa che la filosofia non produca tesi, ma crei concetti. Il libro presenta anche le ragioni di entrambe queste prospettive (la seconda è anzi in parte condivisa da chi scrive) e spiega perché in verità non siano o possano non essere in contrasto con la tesi 6. In generale, si tenderà a specificare che l’idea della filosofia come attività teorica, che elabora problemi, tesi, teorie, concetti, non è in contrasto con l’idea della filosofia come pratica mediatrice (mirata al dialogo sociale), o come lavoro sperimentale, basato su certe esperienze della realtà (empirica o concettuale, effettiva o possibile), o come conversazione gradevole su quelli che la tradizione considerava principi primi o ultimi, e che oggi ci appaiono interessanti invenzioni. Come si cercherà di far vedere, queste diverse posizioni corrispondono a diversi modi di descrizione di uno stesso fenomeno (descrivono cioè la filosofia rispetto allo scopo, oppure alla genesi, al tono, agli esiti e alle applicazioni delle teorie). Ma insistere sulla natura anche e inevitabilmente teorica del lavoro filosofico credo sia oggi necessario, per “massimizzare l’accordo”, come si dice, partendo dagli elementi comuni e condivisi, e in questo modo porre rimedio se possibile a una serie di equivoci che hanno alimentato recenti controversie in materia metafilosofica. Altre tesi sostenute nel libro, forse un po’ meno ovvie, sono le seguenti:
12. Tra i problemi di cui un filosofo può occuparsi vanno inclusi quelli riguardanti la definizione, i metodi, limiti e scopi della filosofia: la metafìlosofia è cioè una disciplina filosofica come qualsiasi altra.
13. In contesti di alta specializzazione del lavoro scientifico ci sono ovviamente rischi di ridondanza o di incomunicabilità tra settori; lo stesso accade in filosofia; in particolare, ciò impedisce di riconoscere l’eventuale lavoro di scoperta ed enunciazione dei principi descritti al punto 11 (da cui alcune implicazioni problematiche della situazione descritta al punto 10).
14. Per queste ragioni (10-13), la metafìlosofia è un settore di indagine di un certo interesse, in quanto può favorire un confronto tra i risultati dei diversi ambiti filosofici, con scopi di semplificazione del campo disciplinare (eliminare la ridondanza), euristici (favorire l’individuazione e il riconoscimento di principi trasversali), propedeutici (favorire l’acquisizione di quelle che sono o si suppone che siano le basi standard della disciplina. (da: Premessa pp.9-11)
Intitolare un libro sulla filosofia contemporanea con le parole di Sandro Penna («come è bello stare / nel chiuso di una stanza / con la testa in vacanza / sopra un azzurro mare») può sembrare stravagante. Come molti sanno un’ampia parte della filosofia recente (specie europea) ha insistito molto sul primato del dialogo, della mediazione culturale e dell’impegno pubblico. Credo però che questo riguardi la responsabilità dei filosofi, e come fanno uso del loro lavoro. L’implicita provocazione contenuta nel titolo di questo libro vuole invece richiamare l’attenzione del lettore sull’effettività del lavoro filosofico, sul come di fatto si svolge l’attività di un filosofo, sia esso un teorico della scienza o dell’arte, del linguaggio o della politica. “Fare” filosofia significa leggere (un certo tipo di) libri e articoli, scrivere libri e articoli e recensioni, andare a convegni, insegnare, tenere conferenze, confrontarsi con medici, giuristi, biologi, politici; significa anche, volendo, fornire chiarimenti e consigli al prossimo (philosophical counseling). Ma ciò che distingue un filosofo dai molti intellettuali che fanno o possono fare tutto questo è ancora, io credo, una speciale consuetudine con immagini, figurazioni, concetti, idee, principi: in una parola con quelle che più o meno impropriamente vengono definite entità “astratte”. I filosofi, come ritenevano anche gli antichi, sono i più concreti e pratici tra gli uomini: ma ciò avviene perché addirittura trattano anche l’astratto come se fosse concreto, e fanno della teoria una prassi. Naturalmente, questo avvicina i filosofi ai matematici, e non credo sbagli chi ritiene che la filosofia sia una specie di matematica allargata, ossia: un’impresa teorica che lavora con oggetti puri o parzialmente tali, ma è interessata alle loro origini e alle loro applicazioni impure, cioè ai loro rapporti con la realtà naturale, culturale e storica, con le forme di vita e con i moventi dell’azione. Richiamare l’attenzione su questo aspetto credo sia importante, e possa fornire qualche chiarimento circa la situazione attuale della filosofia, il suo ruolo pubblico e scientifico, le sue risorse. (da: Introduzione p. 13)
Franca D’Agostini insegna Filosofia contemporanea al Politecnico di Torino, collabora con “La Stampa”, “il manifesto”, “l’Indice”. Tra i suoi libri: Analitici e continentali. Guida alla filosofia degli ultimi trent’anni (Milano 1997), Logica del nichilismo (Bari – Roma 2002), Le ali del pensiero. Caso di logica elementare (Torino 2003).
(dalla terza di copertina)
Dall’indice: Premessa; Introduzione; Lezione 1 – Che cosa è la filosofia; Lezione 2 – L’Occidente diviso. La controversia analitici-continentali; Lezione 3 – Mediatori terapeutici, esperti scientifici, intellettuali pubblici. Contributi a una pragmatica della filosofia; Lezione 4 – La filosofia e la guerra delle culture; Lezione 5 - Metodi e tecniche filosofiche; Lezione 6 – L’utilità e il danno della logica in filosofia; Lezione 7 – Fenomenologia– tradizione e metodo; Lezione 8 – Fortune e sfortune dell’ermeneutica; Lezione 9 – Che cosa è la filosofia analitica?; Lezione 10 – Con la testa in vacanza sopra un azzurro mare; Conclusioni; Appendice; Note; Riferimenti bibliografici.
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