Bice
Benvenuto, Della Villa dei Misteri o dei riti della psicoanalisi, Napoli,
Liguori, 2003
Bice Benvenuto, esplora la
contiguità dei riti iniziatici Dionisiaci, come sono
rappresentati negli affreschi della Villa dei Misteri a Pompei,
e il processo psicoanalitico. In entrambe le pratiche c’è una
progressione di incontri sia sacri sia demoniaci, un processo
di spoliazione e svelamento che produce effetti di cambiamento
e di cura. Del materiale clinico illustra la relazione che
intercorre tra il sapere e l’amore, ma anche del loro
rovescio: la passione e la follia. Mentre alcuni casi di analisi
infantile di Klein e Winnicott affronteranno il mistero delle
origini, l’autrice si inoltrerà nei meandri,
gia tracciati da Freud e Lacan, del “mistero” della
sessualità femminile.
Psicoanalista formata al Tavistock
Institute di Londra e all’École de la Cause a
Parigi, l’autrice è membro fondatore, e ha diretto
per dieci anni, il Centre for Freudian Analysis and Research
a Londra. È ricercatrice: onoraria del dipartimento
di psicoanalisi all’università di Kent e docente
esterna alla New School di New York e alla Florida Atlantic
University. In Italia dirige l’Associazione Françoise
Dolto di Roma. Ha pubblicato svariati libri in Gran Bretagna,
Stati Uniti e Giappone, tra cui un’introduzione al pensiero
di Jacques Lacan (Londra 1986; con R. Kennedy) e Concerning
the rites of Psychoanalysis (Cambridge 1995), e numerosi
articoli su riviste internazionali di psicoanalisi, filosofia,
letteratura.
(dalla quarta di copertina)
Sono nata in un posto dove
la terra trema, anche se gli abitanti non se ne accorgono più.
Lo domina un vulcano, alle cui falde giace un’antica
città romana seppellita un tempo dalla lava, e poi,
lentamente, riportata alla luce nella quiete delle sue rovine.
Ed è ai bordi di questa città dissotterrata che
si erge una villa romana, chiamata “dei Misteri”,
che ancora impone al visitatore un silenzio inquietante.
Un po’ più giù verso la costa un odore
di zolfo, che proviene dalla bollente terra vulcanica, pervade
l’aria. Qui sorge un paesino di pescatori, che per anni
fu evacuato a causa dei suoi bradisismi, tremori che sembravano
annunciare un nuovo pezzo di terra scalpitante sotto il mare.
I nostri sismologhi non possono fare molto più che ai
tempi di Pompei. Un senso di precarietà, fatalismo,
sregolatezza e una certa abilità artistica caratterizza
la gente di quella striscia di terra.
Ed eccomi qui, lontano da questa terra a scrivere sui suoi
fenomeni, non tanto come sintomi geologici, ma come i miei
propri.
Questa terra sregolata è in psicoanalisi metafora dell’inconscio
stesso, luogo di nascita dimenticato. È in questo stesso
luogo che Dioniso iniziava ai misteri. Ed è questa incognita
che affrontano sia iriti dionisiaci che, come vedremo, la psicoanalisi.
[…]
Nel viaggio di andata, che si svolge nella prima parte del
libro, mi soffermo sul processo psicoanalitico e sulla sua
relazione con altre pratiche, ora e nel passato, che reclamano
effetti terapeutici sull’animo umano, come la cura
animae religiosa e la cura sui filosofica. Si è subito
colpiti dal loro denominatore comune: che sono tutte pratiche
d’amore - amore del sapere in filosofia, amore divino
nel misticismo, l’amore di transfert in psicoanalisi.
Ci si sofferma allora sulla relazione tra amore e sapere che
risale già a Platone e alla religiosità pagana,
specie al culto dionisiaco che dall’antica Grecia si
diffuse nella cultura romana nelle sue forme più esoteriche
e sovversive. […] (p. 3)
Nella seconda parte del libro intraprendo un viaggio di ritorno
nel rimosso, rappresentato dalla mia stessa terra. Dalla Pompei
antica la mia ricerca si è estesa alla città e
all’area partenopea tutta, al contempo metafora, metonimia
e sintomo della nostra civiltà. La Domina pompeiana
ci condurrà e accompagnerà in questo “altro
luogo” dei misteri, in una dimensione alla rovescia,
in una logica del sottosopra, che è quella dello sguardo
che va oltre la visione ordinata e fallicamente dominatrice
della coscienza. Lo sguardo cerca lo strappo nel velo, è la
pulsione scopica che è alla ricerca dell’impossibile,
cioè, del proprio sguardo perduto in quello inaccessibile
dell’altro. E a Napoli, città simbolo dell’incontro
originario, sempre mancato, tra natura e cultura, con la sua
terra ribollente, porosa e instabile, Lo sguardo si dà a
vedere. Città-donna, orfana di padre legittimo, Napoli è madre-centrica,
madre single ammaliante e letalmente incestuosa. Ma è anche
città-porta alla cui soglia la visione di superficie
della coscienza incontra il magma dell'inconscio. (da: Prefazione pp.1-7)
Dall’indice: Prefazione;Una
nota sugli antichi misteri; Parte I - L'amore
e il sapere - Un discorso sull’amore; Quel
che l’analista è “supposto sapere”; La
passione dell’infanzia; Il caso OR o la passione
dello sguardo; La donna che non c’è - Compiacenza
e disaccordo; Isteria: commedia...
dell’arte; I paradossi della donna terrena; Il
mistero delle origini - Un mito in via di sviluppo:
il caso del piccolo Hans; La Piggle di
Winnicott; L’Analisi di un bambino di Melanie
Klein; Il pudore - Morire di vergogna; L’analizzante
Penelope; Parte II - Napoli sottosopra; Il “Grand
Tour” e il Vulcano; Eleonor Pimentel Fonseca
o del rito della tazzina di caffè; Un secolo
dopo: Matilde Serao; Annamaria Ortese e la città senza
Grazia; Momento di concludere; Appendice.
La follia in filosofia o dell’amore di Derrida
per Lacan; Bibliografia.
vai
alla teca I linguaggi del
corpo: donne tra necessità, cura, libertà e
bellezza
Collegamenti
http://www.italinemo.it/
http://www.liguori.it/
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