Annalisa
Marinelli, Etica della cura e progetto, Napoli, Liguori,
2002
Nel
corso del XX secolo, in diversi ambiti disciplinari, si è
operata una revisione dei paradigmi che erano al fondamento
del moderno pensiero occidentale. Oltre a una forte identità
di interessi per alcuni temi principali, per sommi capi raccolti
in questo lavoro, si è verificata una convergenza del
dibattito verso un nodo nel quale sembrano raccogliersi molti
dei timori e delle istanze che animano la nostra cultura: la
responsabilità. In tale nodo tematico le donne hanno
dato la loro interpretazione, a partire dalla propria specificità,
mettendo a disposizione l'immensa eredità della sapienza
del lavoro di cura che, pur includendo la responsabilità,
ne travalica i limiti, riuscendo ad assumere l'aspetto di una
tecnica/etica. L’ipotesi presa in considerazione in questo saggio,
è che questa tecnica/etica possa costituire un modello
esportabile anche in architettura. Si rilegge così il
lavoro di alcune/i progettiste/i attraverso le categorie della
cura: una chiave inedita, che può divenire utile a gettare
luce nei coni d'ombra dell'architettura e così fornire
nuovi punti di vista e quindi nuovi strumenti di lavoro.
Annalisa
Marinelli (1970), architetta, dottoranda in Tecnica Urbanistica
presso la facoltà di Ingegneria dell’Università
“La Sapienza” di Roma, ha pubblicato sulla rivista “Controspazio”.
(dalla
quarta di copertina)
[...]
Il lavoro di cura è stato considerato una sorta di dio
minore, nel dispiegarsi della potenza produttiva della società
industriale e ancora oggi rischia di esserlo a fronte di una
mitica società tecnologica che pare superare ogni limite
naturale e corporeo. Eppure, a ben guardare, si ritrova con
stupore un’assonanza tra alcuni attributi del sistema-cura e
alcune parole chiave (flessibilità, immaterialità,
complessità) che riguardano i sistemi delle società
surmoderne. Come se dentro le nuove tecnologie ci fosse un cuore
nascosto che palpita in sintonia con l’antica parola cura. Anche
per necessità, contrasto o ironia.
Anche la cura infatti è un’operazione complessa, dotata
di temporalità imprevedibili, che attraverso gesti effimeri
produce qualcosa di materiale, un vero corpo a corpo
che di volta in volta stabilisce misura diverse per la sua stessa
azione […] (da: Prefazione di Ida Faré, p. XIII)
Dall’indice:
Prefazione di Ida Faré; 1 - Il pensiero
delle donne, figlio del secolo ma di registro diverso;
2 - Dalla responsabilità alla cura – Il diverso ordine
simbolico; 3 - Progettare con cura; 4 - La
cura – Definizioni; 5 - L’Indispensabile effimero;
6 - Corpi, parole, cibo, gesti, memoria; 7
- Flessibilità, complessità; 8 - Gestire
il disordine e l’imprevisto; 9 - Il modello auto-organizzativo;
10 - Il carattere “politecnico del lavoro di cura;
11 - La relazione – Immagine del simbolico femminile;
12 - Essere due – Consistere nella differenza; 13
- Mothering – Identificarsi e distanziarsi; 14 - Corpo
a corpo – Ambiguità e misura..
Collegamenti
http://www.liguori.it/schedanew.asp?isbn=3156
http://www.parametro.it/testo-recensione04.htm
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