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Fondo librario "Soggettività femminile"
Teca delle nuove accessioni 2007

torna a teca 2007

Anita Conti, La dama del mare, traduzione di Lucia Pozzo, Milano, Magenes, 2004

Anita Conti è la prima donna a fregiarsi del titolo accademico di “oceanografo”. Fa parte di quella ristretta schiera di donne che, precorrendo i tempi, si dedicarono al lavoro – e spesso al lavoro duro e pericoloso, a un mestiere “da uomini”. Nei primi anni ’50 la Dama del mare si imbarca sul Bois-Rosé, una nave da merluzzo, per una campagna di pesca che durerà sei mesi, nelle fredde acque tra il Labrador e la Groenlandia. I suoi appunti di viaggio sono diventati questo libro, che narra il mestiere della pesca: il mare smette di essere solamente fascino, e diventa la vita stessa, il proprio sostentamento. Descrive un ambiente fatto di uomini duri, abituati a lavorare tra i pesci sventrati, nelle tempeste, nel gelo, senza le attrezzature che ai nostri giorni facilitano questo lavoro. Il duraturo fascino di questo libro risiede nei contrasti che evidenzia e nella capacità dell’autrice di trovare, in questo regno della fatica, anche tracce della leggerezza e della poesia che il mare porta sempre con sé, e i tratti di dolcezza e nostalgia che segnano il volto dei suoi compagni di viaggio quando pensano a una famiglia lontana ormai da mesi.
Di un realismo mozzafiato, questo libro è anche un inno alla natura, al suo splendore e alla sua ferocità.

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Anita Conti, nata nel 1899, fotografa e giornalista, prima donna oceanografa, è una leggenda vivente nel mondo dei marinai, e per questo viene soprannominata la “Dama del Mare”. Dopo la seconda guerra mondiale disegna le carte nautiche da pesca delle coste africane e avvia un’industria di pesca agli squali in Guinea.[…] Nel 1953 inizia a riordinare i suoi appunti e diventa un’infaticabile scrittrice di libri scientifici e di esperienze di vita vissuta (tra cui L’océan, les bêtes et l’homme e Géants des mers chauds), attività che conduce con vivacità fino all’età di 96 anni.

(dalla seconda e terza di copertina)

[…] per Anita Conti il ponte dei pescherecci è un suolo familiare, che calpesta sin dall’infanzia, al punto che non deve più farsi un nome. È stata capace di imporsi in questo ambiente di uomini e la strada che ha aperto è riconosciuta in tutti i porti d’Europa. Da quando, nel 1935, ha iniziato a svolgere alcuni compiti per l' Ufficio Scientifico e Tecnico della pesca marittima, è diventata un punto di riferimento e ha al suo attivo già molti imbarchi, che non hanno fatto che affermare la sua reputazione. La sua partecipazione alla nascita dell’oceanografia e la diffusione delle sue osservazioni al vasto pubblico tramite giornali come la République, le Figaro, l‘Intransigeant, lIllustration, hanno contribuito a radicare questa discreta popolarità. Una popolarità che, nel mondo dei marinai, è diventata ben presto leggenda.
Aveva già navigato nei mari boreali, quando i drammatici avvenimenti del 1939 furono per Anita Conti l’occasione di affermare le proprie conoscenze in materia di pesca a strascico durante lo sminamento dei canali d’ingresso di Dunkerque. Questa azione fu per alcuni uno scandalo, ma altri videro con ammirazione una donna insinuarsi per la prima volta negli ambienti della “Royale”, la marina francese. (da: Prefazione di Laurent Girault, p. 7)

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