Anita
Conti, La dama del mare, traduzione
di Lucia Pozzo, Milano, Magenes, 2004
Anita
Conti è la prima
donna a fregiarsi del titolo accademico di “oceanografo”.
Fa parte di quella ristretta schiera di donne che, precorrendo
i tempi, si dedicarono al lavoro – e spesso al lavoro
duro e pericoloso, a un mestiere “da uomini”. Nei
primi anni ’50 la Dama del mare si imbarca sul Bois-Rosé,
una nave da merluzzo, per una campagna di pesca che durerà sei
mesi, nelle fredde acque tra il Labrador e la Groenlandia.
I suoi appunti di viaggio sono diventati questo libro, che
narra il mestiere della pesca: il mare smette di essere solamente
fascino, e diventa la vita stessa, il proprio sostentamento.
Descrive un ambiente fatto di uomini duri, abituati a lavorare
tra i pesci sventrati, nelle tempeste, nel gelo, senza le attrezzature
che ai nostri giorni facilitano questo lavoro. Il duraturo
fascino di questo libro risiede nei contrasti che evidenzia
e nella capacità dell’autrice di trovare, in questo
regno della fatica, anche tracce della leggerezza e della poesia
che il mare porta sempre con sé, e i tratti di dolcezza
e nostalgia che segnano il volto dei suoi compagni di viaggio
quando pensano a una famiglia lontana ormai da mesi.
Di un realismo mozzafiato, questo libro è anche un inno
alla natura, al suo splendore e alla sua ferocità.
Anita
Conti, nata nel 1899, fotografa e giornalista, prima donna
oceanografa, è una
leggenda vivente nel mondo dei marinai, e per questo viene
soprannominata la “Dama del Mare”. Dopo la seconda
guerra mondiale disegna le carte nautiche da pesca delle coste
africane e avvia un’industria di pesca agli squali in
Guinea.[…] Nel 1953 inizia a riordinare i suoi appunti
e diventa un’infaticabile scrittrice di libri scientifici
e di esperienze di vita vissuta (tra cui L’océan,
les bêtes et l’homme e Géants des
mers chauds), attività che conduce con vivacità fino
all’età di 96 anni.
(dalla seconda e terza di copertina)
[…] per Anita Conti
il ponte dei pescherecci è un suolo familiare, che calpesta
sin dall’infanzia, al punto che non deve più farsi
un nome. È stata capace di imporsi in questo ambiente
di uomini e la strada che ha aperto è riconosciuta in
tutti i porti d’Europa. Da quando, nel 1935, ha iniziato
a svolgere alcuni compiti per l' Ufficio Scientifico e Tecnico
della pesca marittima, è diventata un punto di riferimento
e ha al suo attivo già molti imbarchi, che non hanno
fatto che affermare la sua reputazione. La sua partecipazione
alla nascita dell’oceanografia e la diffusione delle
sue osservazioni al vasto pubblico tramite giornali come la
République, le Figaro, l‘Intransigeant, l‘Illustration,
hanno contribuito a radicare questa discreta popolarità.
Una popolarità che, nel mondo dei marinai, è diventata
ben presto leggenda.
Aveva già navigato nei mari boreali, quando i drammatici
avvenimenti del 1939 furono per Anita Conti l’occasione
di affermare le proprie conoscenze in materia di pesca a strascico
durante lo sminamento dei canali d’ingresso di Dunkerque.
Questa azione fu per alcuni uno scandalo, ma altri videro con
ammirazione una donna insinuarsi per la prima volta negli ambienti
della “Royale”, la marina francese. (da: Prefazione di
Laurent Girault, p. 7)
Collegamenti
http://www.storiedibarche.it
http://www.nautica.it
http://www.mareinitaly.it
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